L’influenza che Friedrich Nietzsche ha avuto nel pensiero e nella cultura della civiltà occidentale negli ultimi 100 anni è enorme. Il filosofo tedesco è il profeta della “morte di Dio” e del nichilismo, pienamente realizzato nell’odierna società. Appare evidente che “l’uomo nuovo” ,il quale avrebbe dovuto danzare dinanzi alla nullità assoluta dell’esistenza, resta un’utopia.
L’oltreuomo di Nietzsche: l’importanza del pensiero nicciano
La grande fama di questo pensatore e ciò che lo ha reso piuttosto popolare anche tra le masse, è certamente da ricondurre all’estrema radicalità e profondità del suo discorso filosofico. Nietzsche, per primo, si pone al di là della grande tradizione metafisica che, costituitasi sulle fondamenta della filosofia greca e della religione giudaico-cristiana, ha dominato il mondo occidentale influenzando decisivamente tutti i campi della società per più di 2000 anni. Inoltre il suo stile di scrittura, caratterizzato dall’utilizzo di un linguaggio poetico ed enigmatico, gli conferì un’affascinante aura profetica.
La critica alla filosofia occidentale
Nella contrapposizione tra spirito dionisiaco e spirito apollineo, la filosofia tradizionale (della quale Socrate, secondo Nietzsche rappresenta la figura-simbolo) tende tutta a favore della razionalità estrema, costruendo via via sistemi di pensiero sempre più complessi che mirano alla spiegazione della totalità della realtà e alla chiarificazione della verità assoluta, rinunciando quindi allo spirito dionisiaco. Quello che è per Nietzsche lo spirito originario della vita. Lo spirito che accetta la vita così com’è, nella sua eterna caoticità. In sostanza, la filosofia è rinuncia alla vita.
Nietzsche e l’oltreuomo: la “morte di Dio” e il nichilismo
Nietzsche è il pensatore che con più decisione riesce a capire che il grande quadro della tradizione metafisica è destinato al tramonto. Con il celebre concetto di “morte di Dio” egli non volle affermare (come ingenuamente si pensa) l’inesistenza di Dio, ma piuttosto proclamare la fine di ogni verità immutabile, ogni valore assoluto, etico e religioso, compreso il cristianesimo. Il tramonto della metafisica, con le drammatiche conseguenze di questo avvenimento, coincide con l’avvento di una nuova era: l’era del nichilismo. Il nichilismo è “l’infinito nulla”, dove tutte le vecchie illusioni e consolazioni dell’uomo lasciano il posto all’imprevedibilità e all’insensatezza dell’esistenza. Per sopravvivere a questo scenario terrificante è necessario l’oltreuomo (o superuomo), un “uomo nuovo” che sia in grado di rifiutare ogni valore morale e di accettare la vita nel suo spirito dionisiaco.
L’oltreuomo e la strumentalizzazione da parte del nazismo
Come spesso è accaduto nella storia, le dottrine religiose e filosofiche subiscono un “indebolimento” concettuale in mano alle ideologie politiche. Il potere, infatti, se ne impossessa per giustificare al meglio i propri scopi pratici. Pensiamo soltanto al cristianesimo e al marxismo. Forse, però, il caso storico più emblematico è rappresentato dalla strumentalizzazione da parte del nazionalsocialismo tedesco dei concetti nicciani di “oltreuomo” e di “volontà di potenza”. Il regime hitleriano reinterpretò la filosofia di Nietzsche in chiave nazionalista, totalitarista e antisemita; la volontà di potenza come violenta affermazione della razza germanica nel mondo e un uomo nuovo che, ponendosi oltre ogni limite, potesse essere il simbolo di questo infausto progetto. Se è vero che esistono punti d’incontro tra il pensiero nicciano e la dottrina nazista, è altrettanto vero che l’ideologia banalizzò e sfruttò il significato originario del concetto di “oltreuomo”.
La profezia mai compiuta: l’oltreuomo e l’ultimo uomo
L’ubermensch nicciano è un danzatore, un uomo capace di dire “si” alla vita. Accetta la sofferenza e la morte con il suo “amor fati”. Un individuo che si eleva oltre ogni configurazione sociale dell’uomo comune. Secondo la profezia di Nietzsche, l’avvento dell’oltreuomo sarebbe stato incarnato da un “elitès” numerosa che avrebbe superato “l’uomo vecchio”. Evidente è, però, che il riscontro nella realtà oggettiva smentisce la profezia. Difatti il concetto di oltreuomo nella nostra società è personificato solamente da rarissimi casi antropologici. L’uomo contemporaneo, che vive in una profonda alienazione nella società della Tecnica e del nichilismo del mercato, assomiglia, piuttosto, all’altra figura antropologica descritta dal filosofo nel suo capolavoro “Così parlò Zarathustra”: l’ultimo uomo. Costui è l’uomo omologato al gregge, che vive, citando Martin Heidegger, una vita inautentica.
Niente più pastore e un solo gregge! Tutti vogliono le stesse cose, tutti sono uguali: chi la pensa diversamente va spontaneamente in manicomio… Si ha un capriccetto per il giorno e un capriccetto per la notte: ma prima di tutto viene la salute. “Abbiamo inventato la felicità” dicono gli ultimi uomini e ammiccano.
(Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra)
Oltre il nichilismo
Questa breve riflessione sull’oltreuomo, non intende in alcun modo essere un’apologia di Nietzsche e del nichilismo. La via che conduce al di fuori della vita inautentica e del nichilismo non può essere quella tracciata dal pensatore tedesco, ma, piuttosto, un sentiero alternativo che gli uomini non hanno mai percorso e rimane nascosto nel bosco ombroso.
Fabiano Diosi
Bella scelta la citazione finale, il testo sarebbe meglio giustificato piuttosto che allineato a sinistra @ultimavoce