Di Maurizio Martucci
Distante dalla psicoterapia di Freud (sbagliò nel valutare solo menti malate!), più vicino (ma superati) gli archetipi e l’anima mundi di Jung e l’orgone di Reich, negli anni ’50 Grof impattò sugli effetti alcaloidi dell’LSD e della psilobicina scoperte dal chimico svizzero Hofmann cogliendone potenzialità terapeutiche e caratteristiche di espansione di coscienza, proprio come gli Uomini Medicina (il sistema spirituale di cura più antico dell’umanità) e i Curanderos usano erbe e piante psichedeliche per sfondare le barriere limitanti dei sensi, approdando nel subconscio e in stati non fisici per comprendere materia e status della malattia. Facendo proprie alcune implicazioni filosofiche della fisica quantistica relativista (ritorna il campo akashico di Laszlo), gli studi sulle esperienze ‘picco’ di Maslow (a differenza di Freud, canalizzò nella pratica pure soggetti sani) e la risonanza morfica del biologo Rupert Sheldrake, nel pieno della demonizzazione proibizionista per l’abuso pericoloso e incontrollato dell’LSD Stanislav Grof (insieme alla moglie Christina, italiana) riuscì a mettere a punto un sistema non farmacologico e totalmente naturale per cogliere visioni e ricordi in stati non ordinari di coscienza con finalità di sanificazione, attingendo da tecniche di Yoga indiano (pranayama, tipo il respiro di fuoco del Kundalini), viaggi sciamanici (icaros, canti divinatori) e dai misteri di morte e rinascita di Sumeri, Egizi e Maya: la Respirazione Olotropica (dal greco holos+trepein, orientamento verso la completezza) si fonda infatti su un ritmo sostenuto del respiro (iperventilazione non nociva), misto all’ascolto di musiche evocative dall’effetto trance dance, per agguantare in profondità, rivivendoli, blocchi energetici, traumi irrisolti ed eredità karmiche (è la tesi della Piscologia Transpersonale, non distante dall’inconscio collettivo junghiano) pacificandone la convergenza emersa in un equilibrio di guarigione naturale, olistico e consapevole, cura di disordini psicoemotivi e psicosomatici. “Il lavoro con gli stati olotropici – sostiene l’inventore nei suoi saggi – mostra che le ferite emotive arrivano molto più in profondità, tanto da raggiungere il periodo perinatale e prenatale, o addirittura l’incoscio collettivo storico, karmico e archetipico. Un lavoro responsabile con gli stati di coscienza olotropici apre prospettive terapeutiche rivoluzionarie di eccezionale valore”.
Consiglio: per saperne di più, anche su meccanismi fisiologici e biochimici, con la vasta bibliografia di Grof (segnalo: “L’ultimo viaggio. Terapia psichedelica, sciamanesimo, morte e rinascita”, Urra) c’è pure l’agile volumetto “Respirazione Olotropica” (Spazio Interiore) di Elisabetta Corberi, da un quindicennio facilitatrice abilitata di tecniche olotropiche. www.ahbi.org