Alla recentissima CHI Conference 2018 (CHI sta per Computer Human Interface) Roel Vertegaal, professore di Human-Computer Interaction, alla Queen’s University di Kingston (Ontario, Canada), ha presentato un sistema di videoconferenza olografico chiamato TeleHuman2 che apre di fatto l’era dei veri ologrammi 3d, ne ha dato notizia la stessa università mentre l’articolo scientifico che spiega nel dettaglio l’invenzione è stato pubblicato in Proceedings of the 2018 CHI Conference on Human Factors in Computing Systems.
Se leggendo TeleHuman2 avete pensato che allora deve essere esistito un TeleHuman precedente non sbagliate, TeleHuman fu presentato da Verteegal nel 2012, ma quel sistema prevedeva l’uso di occhiali per il 3d e l’immagine poteva essere vista correttamente da un solo osservatore, con TeleHuman2 entriamo nell’era dei veri ologrammi 3d, non c’è bisogno di indossare nulla e l’immagine è fruibile allo stesso modo da tutte le persone nella stanza, non è esagerato paragonarlo al ponte ologrammi di Star Trek The Next Generation.
Beh quasi, ora non vi immaginate discese in sci sul ponte ologrammi, il sistema permette di vedere una persona a grandezza naturale e in una proiezione tridimensionale. In poche parole: la persona viene ripresa da varie angolazioni da diverse telecamere, nella sala della conferenza l’immagine a grandezza naturale viene ricreata all’interno di un cilindro retroriflettente, nell’articolo sul sito dell’università trovate anche il link a un video pubblicato su Youtube, nel video la qualità dell’immagine sembra pessima, ma c’è scritto che lo sfarfallio è un effetto della ripresa e per le persone sul posto non è così.
TeleHuman2 è basato sulla tecnologia dei campi di luce che permette a speciali telecamere di non registrare solo l’intensità della luce, ma anche la direzione nello spazio.
A cosa potrebbe servire un sistema così complesso? In qualsiasi corso base di comunicazione ci insegnano che buona parte della comunicazione passa attraverso il linguaggio del corpo, per questo nell’era delle videoconferenze ancora ci si sposta per presentare un progetto importante di persona, con questa tecnologia gli spostamenti potrebbero diventare superflui (con risparmi sia aziendali che sul piano ambientale) perché l’esperienza per chi assiste è identica a quella che si avrebbe se il relatore fosse nella stanza. Un’altra applicazione immaginata dal creatore di TeleHuman2 è molto più suggestiva, in un concerto in un ambiente molto grande, piazzando alcuni cilindri tra gli spettatori si potrebbe portare un contatto molto più intimo anche a quelli lontani dal palco. Mi verrebbe da osservare che uno che fa una presentazione si muove molto meno di un cantante sul palco e mi chiedo quest’ultimo come potrebbe essere catturato in ogni suo movimento dall’array di telecamere, ma ho fiducia che se ha lanciato l’idea lo scienziato ritenga la cosa tecnicamente fattibile.
Fonte immagine: Human Media Lab – Queen’s University
Roberto Todini