Perché Oliviero Toscani non può essere un leader d’opinione della sinistra

Oliviero Toscani

“Giorgia Meloni? Ritardata; brutta e volgare. Salvini? Un imbecille totale, sono orgoglioso di essere suo nemico!”.

Sono solo alcune fra le più recenti e inedite esternazioni di un uomo, un artista e attivista che per sua stessa natura si definisce radicale e chic: Oliviero Toscani.

Il celebre fotografo che, con le sue campagne pubblicitarie per il marchio Benetton, è riuscito più di chiunque altro a fare una duplice rivoluzione dell’immaginario sociale, utilizzando un linguaggio visivo a metà tra l’arte e la consapevolezza, la provocazione e la bellezza, non è certo nuovo a tali idiomi.

Nel corso della sua lunga carriera, Oliviero Toscani si è sempre messo al centro del dibattito pubblico e sociale, utilizzando la provocazione come modus operandi necessario, per scuotere la società dalle fondamenta e risollevarla da quel velo di anomia cognitiva nel quale il sistema dei media l’ha fatta inevitabilmente crollare.

In tutto questo la politica ha sempre avuto un ruolo centrale; verso i rappresentanti lontani dalla sua idea, Toscani ha sempre avuto un atteggiamento crudo e battagliero, sfidando apertamente qualunque forma di convenzione che regolamenti anche il dibattito civile.




Da Craxi a Berlusconi, Da Bossi a Salvini, nessuno è stato mai risparmiato dalle sue invettive senza filtri, perciò la diatriba accesa con la leader di Fratelli d’Italia potrebbe essere archiviata come fenomeno di costume, in un paese che ormai si nutre solo di rabbia e paura.

L’attacco di Oliviero Toscani rivela poca lungimiranza nei modi di obiezione.

Se è vero che ormai basta poco per la patente di sessista, più grave è etichettare una persona come “ritardata”, offendendo magari inconsciamente le persone affette da disabilità.

Non c’è bisogno di essere illuminati per capire questo, basterebbe solo un po’ di buon gusto.

Il problema si pone quando la grande comunità di sinistra e anche le varie categorie di elettori, moderati e non, cerca disperatamente di individuare una qualche figura intellettuale capace di rappresentare il pensiero e le aspettative che i partiti storici sono riusciti progressivamente a deludere.

Le speranze dei molti che sperano di avere una voce in grado di arrivare al cuore della gente sembrano ormai viaggiare in parallelo con la consapevolazza di non avere delle figure politiche di riferimento, verso un binario morto.

Gli stessi intellettuali come Oliviero Toscani che potrebbero dare molto a quella che una volta era la “causa socialista”, intesa come lotta per i diritti civili e sociali di una società, si perdono inevitabilmente in uno stantio esibizionismo di maniera; una reazione alla rabbia, con la stessa rabbia; accattivarsi antipatie trasversali da destra e sinistra, mostrando la distanza siderale che intercorre fra un artista ricco e di successo, ma di sinistra e un precario che grida il proprio sdegno per ciò che è diventata la politica.

Vengono etichettati “buonisti”, radical chic e tanto altro, ma la verità è che gli artisti e intellettuali come Oliviero Toscani hanno di colpo smesso di inseguire la propria missione culturale, per alimentare lo scontro, a favore di quel pensiero unico e dominante che vuole giustizia per tutti, ma solo se graditi al sistema; accoglienza e umanità fuori dai loro quartieri alti o spiagge illuminate.




Nel frattempo anche loro, come i rappresentanti della politica, hanno perso di vista il contatto con una realtà che non è più quella di chi era comunista o fascista o democristiano, ma di chi riesce a dare due pesi e due misure per ogni cosa e fare dell’idea più stupida o repellente, un brand o addirittura un Hastag.

In un paese cosciente la lotta dell’arte e della bellezza contro gli influencer della politica sarebbe già stata vinta da un pezzo, ma forse gli artisti come Oliviero Toscani stanno letteralmente dimenticando che, la ragione vale più della reazione.

Non è possibile opporsi all’ignoranza attraverso la presunzione di intelligenza, sopra tutto e tutti, perché non è così che il risorgimento diventò l’espressione stessa per la nascita di una nazione.

C’è una nuova nazione da costruire e c’è bisogno d’intellettuali che abbiano a cuore il destino di un popolo e non solo il proprio giardino.

Fausto Bisantis

 

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