Olio di Pompei: la scoperta incrocia lo sguardo di Alberto Angela

Certa è finalmente la notizia dell’olio di Pompei: il più antico olio di oliva è stato trovato in una bottiglia di vetro pompeana tra i numerosi oggetti presenti nei depositi archeologici di Napoli.
Non ci sono più dubbi che si tratti di olio grazie anche ad Alberto Angela che ne aveva intuito il profondo valore.

L’intuizione dell’olio di Pompei

Due anni fa, nel 2018, Alberto Angela si trovava a Napoli per una delle sue tante riprese televisive destinate al programma SuperQuark. In particolare, la lezione del divulgatore verteva su una delle notti più catastrofiche per l’uomo: quella del 79 d.C.
La puntata prese proprio il nome Stasera a Pompei, che tra l’altro fu un approfondimento davvero apprezzato dal pubblico.
Durante queste riprese, tenutesi al MANN, il Museo Nazionale di Napoli, Alberto Angela trascorse molto tempo nei depositi archeologici del museo. Questi raccolgono un numero molto ampio di ritrovamenti, aumentandone sistematicamente la portata.
Si stima che i depositi, generalmente, contengano il 90% del patrimonio museale a fronte del 10% esposto.
Così, la bottiglia di vetro non sfugge allo sguardo di Alberto Angela che ne intuisce subito il potenziale.

Olio della Campania Felix

La bottiglia di vetro era già conosciuta antecedentemente dagli esperti ma non erano ancora stati effettuati studi specifici sulla sostanza solidificata al suo interno.
La grande quantità di materiale nella bottiglia, ha permesso di effettuare un’analisi approfondita, così da escludere in maniera definitiva l’ipotesi che si possa trattare di un falso.
Lo studio di Mann-S1 nasce da una fitta collaborazione tra il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II e il Museo stesso.
L’equipe, avente una conformazione multidisciplinare, è stata diretta dal Professore Raffaele Sacchi.
Scherzosamente ormai, se ne parla come l’olio di Alberto.
L’equipe ci descrive nell’analisi come la storia e le sue sfumature siano da stimolo per la scienza, attraverso un incontro impossibile da replicare:

Quando il MANN ci ha fornito un campione di materia organica custodita in una bottiglia di vetro, abbiamo immaginato che lo storico Plinio il Giovane, che ha frequentato e descritto l’eruzione del Vesuvio, fosse venuto al nostro laboratorio di scienze alimentari, chiedendosi se fosse in realtà un olio d’oliva “Campania Felix” del suo tempo e, in questo caso, cosa fosse rimasto di quell’olio antico.

Alla Collezione dei Commestibili si aggiunge l’olio di Pompei

Il MANN, recentemente, ha ospitato la mostra Res Rustica, uno dei progetti più completi al mondo sulla raccolta ed esposizione di reperti biologici risalenti a Pompei ed Ercolano.
Molti di questi reperti formano tutt’oggi la Collezione dei Commestibili.
Quest’ultima è testimone della vita quotidiana degli antichi, lasciando abbondante spazio alla nostra immaginazione: tessuti colorati, briciole di pane, posate, piatti, semi e frutta, oggetti preziosi. Tingiamo il mondo antico di abitudini che nel profondo conosciamo. Diventiamo ricercatori per pochi istanti. Delineiamo un passato che sentiamo ci appartiene.





A distanza di due anni, il paleontologo ringrazia così sui social:

Ringrazio soprattutto tutti coloro che con impegno e passione hanno lavorato in questi due anni per regalarci questa bellissima notizia. E rivolgo anche il mio pensiero a chi, 200 anni fa, ha effettuato il ritrovamento nei sedimenti vulcanici, vedendo poi la sua bottiglia entrare nelle collezioni borboniche, per poi scomparire nell’oblio. La scoperta è sua e questa notizia gli rende un po’ di giustizia, anche se postuma.

L’uso dell’olio di oliva nell’antichità

L’olio di Pompei ci lascia presupporre che avesse una funzione culinaria, ma è anche vero che l’olio, nell’antichità, aveva innumerevoli funzioni benefiche e sostitutive.
Ad esempio, spesso era usato come sapone per il corpo. Serviva anche come unguento per gli atleti così da riscaldare e massaggiare i muscoli prima della gara.Olio di Pompei
Non mancava nelle unzioni funebri, durante i cerimoniali. O ancora, nei riti di ospitalità, dove il visitatore si ristorava con unguenti profumati.
L’olio è quindi una risorsa mediterranea le cui proprietà non erano sfuggite ai nostri avi.
Oggi, tocca a noi comprendere a pieno il suo valore ed ereditarne la magia.

Maria Pia Sgariglia

Exit mobile version