Mancano ancora alcuni mesi alla cerimonia di apertura, eppure le Olimpiadi 2021 di fanno già parlare di loro. Dopo un anno estremamente difficile, lo sport si prepara a ripartire al meglio con l’evento più atteso dell’anno. Il mondo intero guarda ai Giochi Olimpici di Tokyo con entusiasmo, nella speranza che possa essere il primo atto di un graduale ritorno alla normalità. Eppure, non tutti la pensano così.
Nella giornata di ieri, infatti, la KCNA (agenzia di stampa nordcoreana) ha comunicato il ritiro della delegazione nazionale dalla competizione. La decisione sarebbe stata presa lo scorso 25 marzo dal Comitato olimpico di Pyongyang per tutelare gli atleti e la popolazione dal rischio di essere contagiati. Il paese asiatico si è più volte dichiarato “Covid-free” e il governo vorrebbe dunque scongiurare il rischio di importare il virus dalla manifestazione sportiva..
Il forfait nordcoreano è stato una doccia fredda per il mondo intero, in particolar modo per la Corea del Sud. Il presidente Moon Jae-in sperava infatti di poter approfittare dell’evento per riavvicinare ulteriormente i due paesi dopo il primo grande passo del 2018. Tuttavia, le speranze non sono ancora del tutto perdute e c’è ancora del tempo per far ricredere Kim Jong-un.
Il precedente di Pyeongchang 2018
Il disgelo tra Pyongyang e Seoul iniziò nel 2018, durante le Olimpiadi invernali di Pyeongchang. La cerimonia di apertura vide le due delegazioni sfilare insieme proprio com’era accaduto a Sydney, Atene e Torino. Dal 2006, però, i rapporti si erano logorati a tal punto che una riconciliazione sembrava la possibilità più irrealizzabile che si potesse immaginare. Quell’anno, invece, lo sport stava per regalare al mondo intero uno dei miracoli più grandi del nostro tempo.
In tribuna d’onore, la sorella del dittatore nordcoreano, Kim Yo Jong, strinse la mano al presidente sudcoreano Moon Jae-in. Un gesto all’apparenza così semplice ebbe un’importanza e una risonanza inimmaginabili, segnando l’inizio di un lentissimo e graduale ritorno alla pace. Infatti, se poche settimane prima dell’evento Kim Jong-un testava missili intelligenti e sfidava il mondo intero facendo sfoggiando il proprio arsenale nucleare, in quel momento si era capovolto tutto.
Le minacce avevano lasciato spazio a gesti di fratellanza e le due delegazioni decisero perfino di unire le squadre di hockey femminile per creare una nazionale coreana unica. Atleti delle due Coree non disputavano una gara insieme dalle Olimpiadi di Berlino 1936, quando personaggi come Sohn Kee Chung erano costretti a gareggiare per il Giappone a causa dell’occupazione nipponica della penisola.
Ancora una volta, lo sport ha dimostrato la propria capacità di unire e riavvicinare persone e nazioni. Magari sarà proprio il ricordo di quel momento così toccante di tre anni fa a spingere la Corea del Nord a rivalutare la propria decisione, partecipando infine alle Olimpiadi 2021.
Alessandro Gargiulo