Sono stati giorni di proteste in Giappone, soprattutto a Okinawa.
A Naha, capoluogo della prefettura di Okinawa, decine di migliaia di persone indignate sono scese in strada per protestare contro la presenza delle 32 basi e delle truppe militari americane sull’isola.
I militari presenti sull’isola sono 27.000.
I rapporti tra gli abitanti e i militari statunitensi sono sempre stati difficili.
Anche in occasione della visita del presidente americano Barack Obama alcune persone avevano colto l’occasione per manifestare il proprio disagio.
Da anni la popolazione chiede la chiusura delle basi militari.
È risaputo che in tutti i rapporti difficili, ad un certo punto, arriva la goccia che fa traboccare il vaso.
Questa goccia è stato il ritrovamento, circa un mese fa, del corpo di una ragazza di 20 anni. Questa ragazza risultava scomparsa da alcune settimane.
È stata violentata e uccisa.
Il sospettato della sua morte precoce e ingiusta è un ex marine americano, arrestato il 19 maggio con l’accusa di aver abbandonato il corpo della ragazza, ma non è stato ritenuto colpevole dell’omicidio.
Questo episodio ne richiama alla mente altri simili, uno dei quali avvenuto nel 1985.
In quel caso la vittima fu una ragazzina di tredici anni. Venne stuprata e uccisa da tre militari americani.
Qualcuno li chiama incidenti.
Non si possono chiamare “incidenti” questi eventi atroci.
Le violenze sessuali non sono “incidenti”, gli omicidi non sono “incidenti”.
La gente di Okinawa è stufa e non sopporta più la presenza dei militari americani che fanno il bello e il brutto tempo a proprio piacimento senza pagarne le conseguenze e quali provocano costanti tensioni causate dai crimini che commettono.
Quello che chiedono è la revisione degli accordi di Sicurezza.
L’attuale costituzione non garantisce la sicurezza della popolazione giapponese contro diverse avversità, interne ed esterne.
Nelle scorse ore è comparso a Tokyo un manifesto di protesta contro Shinzo Abe, raffigurato con gli occhi coperti da una striscia nera e con una catena al collo. Di fianco alla sua foto spicca una frase in giapponese.
“nihon o torikowasu.” Distruggerà il Giappone.