- Ogni femminista è una strega ed ogni donna dovrebbe essere una femminista
Ci è stato insegnato che le streghe fossero creature spaventose e pericolose. Che uscissero di notte, di nascosto, perché non avevano alternativa. Nessun uomo le avrebbe mai autorizzate altrimenti, dunque non gli restava che incontrarsi mentre il resto del mondo dormiva. Ci è stato insegnato che volassero su una scopa, perché una creatura libera senza un simbolo fallico che la rappresenti, non può essere concepita. Ci è stato insegnato che per diventare streghe, giacessero con Satana. Una donna non poteva essere tollerata senza una figura maschile che la dominasse.
La sapienza delle donne
“Strega” è un sostantivo pressoché unico nella nostra tradizione. Può essere usato per riferirsi sia a uomini, che a donne, destinatari di un potere ai più sconosciuto. Parliamo però soprattutto di donne che non sono mai piaciute a coloro i quali storicamente hanno esercitato la supremazia ed il controllo. Nel continente indoeuropeo le lingue ruotano attorno al genere maschile. Definire il maschio sulla base del metro femminile, significa legittimarne una sfumatura di superiorità. Significa riconoscere un ambito di competenza innanzitutto femminile .
In aggiunta a ciò, con l’instaurazione della società patriarcale, una delle declinazioni più immediate attraverso le quali si rivendica il potere, è la prole. Le streghe invece erano donne in grado di procurare aborti, far nascere i bambini e allevarli. O addirittura sedare gli impeti passionali del maschio. Questo in un’epoca in cui studi scientifici accreditati sul corpo femminile erano pressoché nulli. Il ciclo mestruale rappresentava ancora un mistero e le donne gravide erano considerate impure.
Un potere al di là della magia
E’ evidente che avessero potenziale per esercitare un discreto potere, ma non c’entrava nulla la magia. Erano colpevoli di essere portatrici di un sapere immemore e preistorico.
Le donne infatti, già dalla società primitiva, erano solite dedicarsi alla raccolta di erbe e radici. Con pazienza, tentativi ed esperienza, avevano imparato a conoscerne le proprietà medicinali. Comprendevano inoltre perfettamente i cicli vitali delle piante, il tempo di maturazione dei frutti e man mano intuirono anche i meccanismi di riproduzione animale. Sapevano quali piante e frutti avrebbero trovato in un determinato periodo dell’anno ed in quali zone ce ne sarebbe stata una maggiore quantità.
Da creature protagoniste e capaci di capire e dare la vita, però, hanno dovuto chinare il capo nel momento in cui la routine si è fatta sedentaria. L’allevamento più organizzato. Gli animali hanno iniziato ad essere impiegati a supporto dell’agricoltura. Secondo alcune teorie, la coltivazione delle piante sarebbe stata funestamente messa a punto proprio dalle donne, le quali, raccogliendo i frutti, avevano intuito il ruolo dei semi.
Il giogo
Creature intuitive, capaci e sapienti, sono però state soggiogate come buoi. Non sarebbe potuta andare diversamente poiché si parla di attività agricole che mediamente le donne non avrebbero potuto svolgere. Questo per motivazioni meramente pratiche: avevano meno energie, poiché molte venivano dedicate alla cura dei bambini, erano spesso gravide e non erano avvezze a governare gli animali.
Ma quel sapere che avevano intessuto non è andato mai perso. Ha continuato a serpeggiare di madre in figlia e si è affinato. Di secolo in secolo, senza mai arrestarsi, condendosi di svariate connotazioni religiose, quello della guaritrice è divenuto un mestiere tacitamente riconosciuto.
Queste donne rispondevano ad un bisogno ingente, in quanto non curavano solo il corpo, con le loro erbe e le loro radici. Oggi a noi può sembrare folklore misto ad erboristeria, con un pizzico di effeto placebo. Con le loro preghiere e i loro riti però, curavano innanzitutto lo spirito. Alleviavano una sofferenza che sapeva anche allora essere persino peggiore di quella del fisico. Basti pensare che Ippocrate già nel IV secolo a.C. parlava dei “mali dell’anima” e ancor prima Omero narrava di eroi morti di suicidio a causa di follia, umiliazione e disperazione (pensate alla sorte sciagurata di Aiace). Il conforto che infondevano le guaritrici ha rappresentato una luce in luoghi e tempi nei quali la medicina ufficiale non riusciva ad arrivare.
Il cambio di rotta
D’improvviso però, il concetto di guaritrice è stato risemantizzato. La donna che cura è diventata strega. In realtà le leggi contro un certo tipo di pratiche sono davvero risalenti. Nell’esperienza europea però, possiamo cristallizzare il tutto sommato recente Malleus Maleficarum .
Pubblicato nel 1487 dal frate Kramer, il fine dichiarato era quello di reprimere eresie, paganesimo e stregoneria. Era sostanzialmente un trattato indirizzato ad inquisitori e magistrati con le indicazioni per identificare, accusare e condannare coloro i quali praticassero la magia nera (compresi aborto, contraccezione, libertà nei costumi).
Per quanto riguarda il contenuto più specifico, basti qui considerare che parte della stessa Santa inquisizione, quando fu presentato, lo giudicò non etico e ricco di procedure illegali. Il monaco Kramer, la storia ce lo ha consegnato come un inquisitore molto attivo in tirolo. Noto per la leggerezza con la quale condannava le imputate in maniera del tutto arbitraria e imprevedibile. Giudicava queste donne come streghe, sulla base delle loro abitudini sessuali. Abitudini che turbavano a tal punto il suo sonno e la sua anima, da sentire la necessità di chiederne descrizioni dettagliate ed addirittura disegni. Un maniaco misogino come tanti, insomma.
Nonostante ciò, al contrario di quanto si creda, pare che non sia stato il medioevo il periodo di più intensa caccia alle streghe. Certamente non il solo. La maggior parte delle condanne per stregoneria furono comminate da tribunali civili. Il potere temporale e quello spirituale conducevano insomma la medesima crociata.
Perché questo accanimento?
Bisogna innanzitutto tenere a mente che in un primo momento le uniche ad essere tacciate di stregoneria sono state le donne dei ceti popolari. Non sorprende. Banalmente i loro familiari non avrebbero potuto difenderle, pena l’estensione della condanna per stregoneria anche a loro. Inutile sottolineare, altrettanto banalmente, quali figure appartenessero ai ceti più umili. Cameriere, balie, prostitute, cuoche e tante altre donne che avrebbero potuto raccontare molto sui comportamenti, i vizi ed i discorsi degli uomini che servivano. O ancora levatrici e donne in grado di interrompere gravidanze.
E’ finita come è iniziata: nel nulla
Ad un certo punto comunque, in un impeto di coerenza, sono state accusate di stregoneria anche le donne della borghesia. E’ così che la stregoneria è stata in gran parte debellata tra metà ‘600 e l’età dei lumi. Come per magia, i processi hanno subito un arresto e le esecuzioni sono quasi cessate. (Sebbene non siano mancati rigurgiti di terrore, basti pensare che l’ultima condanna a morte per stregoneria in Europa, risale al 1828, a Vercelli). Ma c’è un’altra casualità su questa interruzione. Sono gli stessi anni nei quali la legislazione ha sancito formalmente una naturale subordinazione della donna all’uomo. Insomma la caccia alle streghe si è fermata nel momento in cui i comportamenti per i quali tipicamente erano perseguitate le donne, sono stati inibiti dalla legge. La libertà della donna a quel punto era stata annientata senza il bisogno che venisse messa al rogo.
Scomparire per sopravvivere
La cifra morale che caratterizza l’uomo borghese è notoriamente l’individualismo. Semplificando, questo promuoveva una dimensione di indipendenza ed autonomia rispetto al momento collettivo, in qualsiasi ambito, insieme a competizione e voglia di emergere. Inevitabilmente ha sfiorato anche le donne, in una declinazione peculiare, però. La comprensione della tragicità della propria condizione le ha indotte in una dimensione di individualismo, che non aveva però il fine di permettere loro di emergere, ma di nascondersi.
‘700: il secolo della donna?
Dunque nel XVIII secolo questa caccia efferata, si interrompe, spazzata via dal pensiero illuminista. Questo periodo viene spesso appellato con l’epiteto di “secolo della donna”. Tale creatura finalmente aveva trovato spazio nelle considerazioni dei testi dei più noti scrittori, scienziati e filosofi. Purtroppo però questa storia non è stata lineare, ma caratterizzata da continui andirivieni. La medicina ha certamente fatto enormi progressi nel secolo dei lumi. Si è davvero aperta all’esplorazione delle dinamiche di funzionamento del corpo femminile. Ha innegabilmente contribuito a rimandare una immagine più realistica della donna, ben lontana da quella degli uomini preistorici che erano arrivati persino a temerla, poiché sanguinava mensilmente.
Arriva la scienza, benvenuta ostetricia!
E’ nata così una nuova branca ufficiale della medicina: l’ostetricia. Fino ad allora i segreti circa il concepimento, l’aborto e la nascita dei bambini, a livello popolare, erano custoditi soprattutto dalle streghe. Il mestiere della levatrice ha qui finalmente assunto un rilievo ed un riconoscimento sociale. Si afferma finalmente una rigogliosa produzione letteraria e scientifica ufficiale, che ruota attorno alla figura della donna. Questa finalmente non era più ignorata. Il corpo femminile non era più considerato strumento di tentazione del demonio. La scienza ha irradiato la sua luce su sentieri prima lasciati abbandonati.
Prima i vestiti, poi i capelli e gli ultimi diventano tutti uguali
Pregiudizi letterari a parte, finalmente le donne sono arrivate a popolare laboratori di fisica e biologia. Grazie ad Helene Metzger ( ironia della sorte, ha perso la sua vita ad auschwitz nel 1944, dove era stata imprigionata dopo essere stata spogliata, rasata e visitata, come si faceva con le streghe). Metzger è stata una rara storica della scienza, la quale ha condotto interessanti studi tra gli anni 20 e 30 del ‘900. Dagli archivi di antichi palazzi nobiliari francesi, ha scoperto che fra il ‘600 ed il ‘700 alcuni laboratori scientifici erano allestiti ad uso esclusivo delle donne. Non stupisce che ancora venissero definite “des amateurs”, ma abbiamo documenti che attestano che il loro lavoro sia stato più che professionale. Dietro Lavoisier si nascondono molte chimiche, biologhe e fisiche.
Riassumendo il contesto settecentesco
Insomma l’emancipazione femminile fin qui è passata attraverso la rivalutazione e comprensione del funzionamento del corpo delle donne, con i suoi cicli e le sue peculiarità non più inspiegate. Questa maggiore comprensione, come in tutte le cose, ha abbassato la diffidenza nei loro confronti. Ma inesorabilmente si è aperta una crisi nel modo di vedere il mondo degli uomini del tempo. Non erano pronti. E come vuole la regola reazionaria, per resistere ad una crisi, si è cambiato tutto, per non cambiare niente.
“Dalla donna intellettuale, alla madre di famiglia”(ovvero la scienza illumina, la filosofia mistifica)
Anna Maria Marchini lo descrive come passaggio “dalla donna intellettuale, alla madre di famiglia”, nel paragrafo che dà il titolo al libro stesso. Quello della madre di famiglia è purtroppo il modello familiare borghese. Gli scritti illuministi sulle donne, sono stati a questo punto interpretati in maniera da caricare su di loro un dovere morale imprescindibile. Questo dovere scaturiva dal compito sacro e acquisito per nascita, di educare i figli, amministrare la casa e rispettare il matrimonio. Sono anni in cui la Chiesa, non a caso, insiste particolarmente sulla sacralità del coniugio.
Il matrimonio borghese è l’equivalente del giogo che si citava prima, in relazione alla donna preistorica. La giustificazione “positiva” è stata quella della funzione “materna e coniugale” propria della natura femminile. Impossibile al tempo obiettare di fronte alle teorie dei più grandi filosofi illuministi. Sostanzialmente secondo Marchini si è assistito ad una trasformazione in immagini ideologiche e filosofiche del femminile. Tutte le scoperte scientifiche ed i passi in avanti circa la sua natura, mistificati.
Donna comparsa, anzi, caratterista
La donna è stata ridotta a comparsa di un mondo le cui regole hanno avuto storicamente il compito di rendere più agevole la vita del maschio. Il maschio con i suoi vizi esaltati come virtù, i suoi difetti sistematicamente giustificati e la sua incapacità di assumersi la responsabilità della sua ferocia, interpretata come sinonimo di virilità.
L’alternativa allo status quo
Non a caso le streghe, poco inclini all’ipocrisia borghese, a regole inique ed a chinare il capo, vivevano sole, o in piccoli villaggi di donne.
Nel ‘700 invece, la si è relegata ad un ruolo secondario narrandone una presunta e innata responsabilità morale nei confronti della casa. Che è passata attraverso una rilettura più o meno distorta dei classici degli autori illuministi, i primi ad interrogarsi formalmente sul suo ruolo. Rinnegare tali responsabilità, avrebbe rappresentato mettere in discussione il senso stesso della esistenza femminile, sancire la sua inutilità.
Il potere delle capacità critiche
Ma già nel XVIII secolo a.C il codice di hammurabi sanzionava le streghe. Guardando alla storia da un punto di vista sinottico, sembra potersi desumere che ogni donna libera o che ambisca ad esserlo, sia una strega. Ogni donna che voglia vivere la sua vita a modo suo, è una strega. Così come ogni creatura indipendente, libera da vincoli e condizionamenti sociali quali matrimonio, figli, aspettative o che ha scelto di vivere ai margini della società, consacrandosi come protettrice degli ultimi. Rifiutando di chinare il capo di fronte ad uomo solo perché tale, rifiutando qualsiasi forma di morale precostituita e vivendo nel rispetto degli animali, della natura e dei suoi cicli. Questa è una strega.
Ha un nome che fa paura
Il nome strega fa paura ancora oggi, così come la libertà. Tutti i femminili dovrebbero riconnettersi con la loro natura più intima, per sentire che la loro vita è sacra, colorata e dignitosa senza bisogno di un uomo che la legittimi. Per sentire che il loro corpo non è sbagliato o volgare (avete mai sentito qualcuno dire ad un uomo che è vestito in modo volgare?). Che hanno una sacralità innata, propria di ogni essere umano, che va molto al di là della loro carne e dei loro muscoli. E che hanno il dovere morale, non di difendere il focolare ed il coniugio, ma se stesse. Poi il resto. Infine, o forse innanzitutto, che hanno il diritto di invecchiare.
La donna che invecchia fa paura perché ha inevitabilmente acquisito un certo bagaglio di consapevolezze, esperienze, e dunque sapere. Tutte prerogative maschili, in un’ottica patriarcale. Ecco allora che persino quel fenomeno naturale che è l’invecchiamento, è stato riletto in chiave negativa, limitatamente alle donne. L’uomo con esperienza è affascinante, la donna con esperienza è pericolosa. C’è un’ultima beffa. Tutte le donne sono streghe, ma l’unica magia che è loro concessa è il rituale di bellezza.
Chiara Gnagnarelli
Le femministe non sono streghe, sono donne che vivono sfruttando ciò che gli uomini hanno inventato; automobili, internet, e il 99.99 percento delle cose necessarie alla loro stessa sopravvivenza, le femministe sono figlie o nipoti di chi per loro ha combattuto la sconda guerra mondiale, per dare anche a loro il diritto di esprimere la propria opinione. Quando pensano al patriarcato non pensano ai milioni di soldati maschi morti per la loro libertà, non pensano che nel 2021 il 99 e oltre per cento dei militari morti in guerra nel mondo sono di sesso maschile, che 1000 morti sul lavoro all’anno sono maschi contro 100 donne(media degli ultimi dieci anni in Italia, fonte Istat), che i femminicidi sono in un leggero calo costante da 20 anni fonte istat(ultimo rapporto disponibile, andate a guardare voi stessi, in europa l’italia è terzultima!).
Le femministe dicono che il mondo governato dalle donne, forse gli storici e le storiche ricorderebbero loro quante volte donne al potere hanno iniziato guerre ( Thatcher etc..).
Molti libri incitano all’odio verso gli uomini(odio gli uomini, la fine del maschio etc) ma vi immaginate libri dove si incita all’odio verso la donna? ma per loro tutto è concesso, anche l’incitamento all’odio.
Basta guardare alle statistiche di separazioni e divorzi e nuovi matrimoni per rendersi conto che non manca molto alla dissoluzione del rapporto uomo donna nella civiltà occidentale, potete essere orgogliose di aver dato un grosso contributo!
Congratulations!!!
^Che il mondo governato dalle donne sarebbe senza guerre^
Gli studi dimostrano come i concetti stessi di guerra, dominio e divisione in classi sociali siano emersi nel momento in cui la società è divenuta patriarcale, tra il 4500 ed il 2500 a. C. È stato il modo attraverso il quale il maschio ha pensato di risolvere il problema della scarsità delle risorse. Le donne probabilmente avrebbero lasciato i bambini dei diversi villaggi a giocare insieme e poi avrebbero collaborato e diviso il poco cibo disponibile. Lei asserisce che gli uomini sono morti in guerra per salvare anche le donne. Peccato che le donne non abbiano mai chiesto di essere salvate, ma siano state educate ad avere bisogno della protezione degli uomini e a non poter lottare per nessuna causa. Non esistono libri che incitano all’odio verso le donne, dice? Forse perché non ce n’è bisogno, dato che viviamo una condizione di forzata subordinazione da millenni, sarebbe sparare sulla croce rossa. Senz’altro esistonp libri che insegnano l’inferiorità delle donne (pressoché tutta la nostra letteratura). Grazie per aver condiviso le sue considerazioni.