Fare continui paragoni tra l’oggi e il fascismo non è imparare dalla storia

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Il Fascismo è un’era che fa parte della nostra memoria, italiana ed europea, che non deve essere distorta, perché non appartiene più al presente

Il Fascismo è stato un movimento politico e un intero periodo storico decisivo per l’Italia e per l’Europa, viene studiato sui libri di storia a scuola e ricordato attraverso anniversari e manifestazioni proprio per trarne un insegnamento.

L’insegnamento consiste nel ricordare gli eventi passati per guardare con più consapevolezza quelli attuali, magari senza ripetere gli stessi errori, e  nel conoscere il percorso che ci ha portato al punto dove siamo.
Ma non è forzando legami e analogie con l’attualità che possiamo ottenere l’insegnamento. Anzi, è solo una violazione della memoria storica e una distorsione del presente. Ci sono due correnti di pensiero circa quest’argomento: una di queste sostiene che non sia, in qualunque caso, possibile fare paragoni tra l’oggi e la storia perché l’intera storia è fatta di momenti particolari, irripetibili. Mentre l’altra corrente sostiene che i paragoni siano utili perché la storia è un continuo ripetersi di situazioni, solo attraverso personaggi e nomi diversi. I famosi corsi e ricorsi storici, per intenderci.

É possibile trovare un medium fra queste due, ed è quella visione critica che ci permette di riflettere un attimo prima di azzardare paragoni campati in aria.





Oggi assistiamo a paragoni sempre più indebiti tra gli eventi odierni e quelli che sono avvenuti durante il periodo fascista

L’esemplificazione di questo concetto ce la fornisce Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, in due recenti occasioni. Durante l’ultima puntata di Di martedì, condotto da Giovanni Floris, quando gli viene chiesta un’opinione sugli assistenti civici, un argomento molto discusso in questi giorni, Sallusti risponde così:

C’erano dei signori che controllavano gli inquilini di un condominio, come si vestivano, se si comportavano bene, ed erano gli incaricati dal regime fascista di controllare la gente durante il periodo fascista. Questo mi ricordano queste “milizie”, di cui non capisco il senso.

Capiamo che non serve uno storico per notare come le due cose cozzino completamente tra di loro: sono diverse le circostanze storiche, diverse le esigenze, ma diversi soprattutto i governi e i presupposti di tali governi.
Quindi fare una similitudine del genere serve solo a dare autorità a un’opinione, a renderla più facilmente condivisibile, a dire “Guarda, conosco la storia e mi scaglio contro qualcosa che è odiato da tutti, quindi non posso che essere nel giusto.”

Ancora il direttore Sallusti circa la liberazione di Silvia Romano, durante una delle ultime puntate di Non è l’Arena, condotto da Massimo Giletti, ribadisce un concetto già espresso in un suo contestatissimo tweet:

Silvia è tornata, bene ma è stato come vedere tornare un prigioniero dei campi di concentrazione orgogliosamente vestito da nazista. Non capisco, non capirò mai

Anche qui, notiamo come i contesti non siano minimamente confrontabili, innanzitutto perché parliamo di due forze diverse, quella fascista è politica, quella musulmana è religiosa, quindi riguarda una dimensione intima e personale. Dopodiché, quella di Silvia Romano si presume sia stata una conversione spontanea, dettata dalla conoscenza approfondita del Corano, che ha acquisito durante il suo periodo di prigionia.

Gli esempi di “appropriazione indebita” della memoria fascista non finiscono di certo qui, ed erano imbarazzanti anche quando si paragonava Matteo Salvini nei suoi mesi di splendore al duce e alle sue mire totalitarie.  Lasciamo il Fascismo agli anni che gli appartengono, cioè quelli tra i ’20 e i ’40 del secolo scorso.

Francesca Santoro

 

 

 

 

 

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