L’offensiva ucraina nel Kursk, una regione russa al confine, è in atto dallo scorso 6 agosto e, durante questa notte, ha causato l’evacuazione di più di 130mila abitanti, 60mila delle quali saranno presto traferite in zone più sicure. Mentre le forze di Kiev avanzano in territorio nemico, Mosca risponde con contrattacchi e misure drastiche per contenere l’incursione. Intanto, la crisi umanitaria si aggrava e la comunità internazionale segue con attenzione le conseguenze di questa operazione, che potrebbe ridefinire gli equilibri del conflitto in corso.
Offensiva ucraina nel Kursk: il controllo del territorio senza annessioni
L’offensiva ucraina nel Kursk continua a evolversi rapidamente, con aggiornamenti significativi provenienti da entrambe le parti coinvolte. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha recentemente annunciato che le forze ucraine controllano ora 74 località, un numero ben superiore alle 28 dichiarate in precedenza dal governatore della regione russa, Alexei Smirnov. Questi territori si estendono per una fascia di 40 chilometri di larghezza e 12 di profondità, consolidando un’area di circa 1.000 chilometri quadrati sotto controllo ucraino. Le forze armate di Kiev mantengono le posizioni conquistate, con il sostegno di un piano umanitario in preparazione per le zone interessate, secondo quanto dichiarato da Zelensky.
Nelle prime ore di questa mattina, Zelensky ha rivendicato l’offensiva ucraina nel Kursk, dichiarando però che questo controllo non corrisponde ad una volontà di annettere i territori, ma solamente di difendere l’Ucraina e i suoi cittadini. Il ministro degli esteri ucraino, Georgi Tykhii, ha infatti dichiarato che gli unici obiettivi sono le strutture e il personale militare.
La reazione di Mosca e le operazioni militari
Mentre Kiev celebra i suoi progressi con l’obiettivo di ristabilire quella che viene definita una “pace giusta”, Mosca ha reagito affermando di aver fermato l’avanzata ucraina e di essere passata al contrattacco. Il ministero della Difesa russo ha diffuso immagini dei bombardieri Sukhoi Su-34 che colpiscono le truppe ucraine nella regione di Kursk. Le forze russe affermano di aver respinto attacchi nei villaggi situati a circa 26-28 chilometri dal confine e di essere impegnate nella “neutralizzazione” delle unità ucraine, con report di scontri significativi e presunte rese da parte di soldati russi.
Intanto però, in molte regioni al confine con l’Ucraina, la Russia ha dichiarato lo stato d’emergenza, a causa della situazione tesa e delle alte probabilità di bombardamenti. Il governatore della regione russa di Belgorod ha condiviso su Telegram una nota circa le aree di distruzione nella regione, oltre ai numerosi morti e i feriti. La dichiarazione dello Stato d’emergenza in seguito all’offensiva russa nel Kursk significa anche la possibilità di adottare delle “misure antiterrorismo”, tra cui il trasferimento forzato della popolazione, l’ingresso nelle abitazioni private e l’intercettazione delle comunicazioni. Le evacuazioni sono in corso in queste aree, con oltre 130.000 persone già allontanate dalla regione di Kursk e circa 59.000 ancora in attesa di essere trasferite.
Il progetto di operazione ucraina e le possibili conseguenze
Kiev continua a ribadire che non ha intenzione di annettere i territori sotto il suo controllo, ma piuttosto di liberare le zone di confine utilizzando le proprie forze armate, in assenza di armi a lungo raggio. Il segretario del comitato parlamentare per la sicurezza e la difesa ucraino, Kostenko, ha parlato di un’operazione militare asimmetrica, suggerendo che potrebbero esserci ulteriori azioni simili in futuro in altre zone.
Zelensky è sempre più convinto dell’avanzata ucraina nel Kursk e ha confermato che vengono continuamente effettuate ispezioni e misure di stabilizzazione nella regione. Intanto, il Financial Times ha rivelato che la Russia potrebbe contrattaccare con dei missili nucleari contro l’Ucraina e l’Europa. Putin ha infatti minacciato una “degna risposta” all’offensiva ucraina nel Kurks, ma prima di tutto è necessario – come ha lui stesso dichiarato – di “espellere” le forze di Kiev dalla Russia.
La crisi umanitaria e il Futuro dell’operazione
La situazione sul campo rimane incerta, con le forze ucraine che sembrano mantenere le posizioni conquistate. Tanti sono ancora i dubbi e le domande, circa le forze impiegate da Mosca per respingere l’incursione e se avrà bisogno di eventuali forze armate già posizionate da altri punti del fronte, come quelle a Zaporizhzhia e Kherson. Nel frattempo, la crisi umanitaria si intensifica, con oltre 130.000 persone coinvolte nelle evacuazioni dalle regioni di Kursk e Belgorod.
Putin e le autorità russe continuano a rassicurare la popolazione, affermando di avere la situazione sotto controllo, ma la reale portata delle conseguenze di questa operazione ucraina potrebbe emergere solo nei prossimi giorni o settimane. In ogni caso, molteplici e non rassicuranti sono le previsioni dei giorni a venire: l’Ucraina ha dichiarato che la sua offensiva nel Kursk potrebbe essere una buona “moneta di scambio” da usare nei colloqui con la Russia, e motivo per cui iniziare dei negoziati; allo stesso tempo, ci potrebbero essere anche degli interessi circa le stazioni di gas russo. D’altro canto, l’offensiva ucraina nel Kurks rappresenta un importante colpo inflitto alle forze russe, prese alla sprovvista, che potrebbe portare ad un tavolo di negoziati.