Dallo scoppio della pandemia di Coronavirus, Donald Trump, l’ex presidente degli Stati Uniti, non ha mai smesso di addossare le colpe alla popolazione cinese. Gli americani asiatici, però, scontano i frutti dell’odio etnico tramite dure violenze che si perpetuano da marzo scorso fino a oggi. L’odio anti-asiatico sta raggiungendo numeri preoccupanti e così cominciano le proteste da New York a Los Angeles.
Esattamente un anno fa cominciava la politica di Trump contro il governo cinese che ha portato una parte della popolazione americana a sviluppare un vero e proprio odio anti-asiatico. Ad oggi, la comunità degli americani asiatici chiede protezione. Joe Biden, il neo-eletto presidente degli Stati Uniti, sta facendo la sua parte. La sinofobia, però, è ormai un fattore radicato in alcuni cittadini, e molti asiatici lo stanno pagando con la propria vita. Per questo motivo molte persone si stanno riversando nelle città dell’America per protestare.
Il trumpismo e la sinofobia
Trump, per ragioni di propaganda, ha passato il 2020 a usare le persone asiatiche come capro espiatorio dei suoi fallimenti politici. Questo comportamento si sta rivelando, però, uno straordinario veicolo di intolleranza.
Ma da dove è cominciato tutto?
A giugno del 2020, Trump trova un epiteto molto efficace per il Coronavirus: “Kung Flu”. Un gioco lessicale che poggia su stereotipi conclamati. Allo stesso tempo, Trump vuole svilire un tassello di una cultura tramite l’irrisione. I cittadini cinesi sono “ammorbati” e, come “untori di povertà”, tolgono il lavoro a tantissimi cittadini americani.
Inoltre, a settembre, durante la 75esima assemblea generale delle Nazioni Unite, Trump non perde tempo e afferma:
La Cina ha infettato il mondo. Le Nazioni Unite a 75 anni dalla fondazione si trovano davanti a una lotta globale contro il “virus cinese”.
Il “virus è cinese”, i cinesi sono “infetti” e di conseguenza lo sono tutti coloro che provengono dall’Asia, o ne hanno l’aspetto. In più, “come se non fosse abbastanza”, si stima che 22,6 milioni di persone di origine asiatica vivano negli Stati Uniti. Ovvero, più o meno il 7% della popolazione totale. “È un’invasione”.
Le conseguenze dell’odio anti-asiatico
Gli attacchi contro le persone di origine asiatica sono in aumento. Dal 19 marzo fino alla fine del 2020, l’organizzazione Stop AAPI Hate ha ricevuto più di 2800 segnalazioni di episodi razzisti. Secondo l’organizzazione circa il 9% di queste riguardava violenze fisiche. Il 6%, inoltre, includeva colpi di tosse e sputi intenzionali.
La prima aggressione è avvenuta quasi un anno fa, quando Bawi Cung, cittadino texano, è stato colpito con un pugno in testa da un uomo che poi gli ha inciso il volto con un coltello. I figli di Cung sono stati aggrediti a loro volta. Il più piccolo, di 3 anni, ha riportato una ferita dall’occhio all’orecchio destro, mentre l’altro, di 6 anni è stato colpito alla schiena.
Più recentemente si contano svariate violenze, soprattutto a danni di americani asiatici anziani, e quindi indifesi. Il più grave è stato Vicha Ratanapakdee, di 84 anni, proveniente dalla Thailandia. Ratanapakdee è morto alla fine di gennaio a San Francisco dopo che un ragazzo di 19 anni l’ha aggredito durante la sua passeggiata.
L’ultimo di una serie di attacchi di odio anti-asiatico a New York riguarda un uomo di 36 anni, che è stato accoltellato giovedì scorso.
Le richieste della comunità e le proteste
La preoccupazione maggiore della comunità dei cittadini americani asiatici si rivolge per lo più agli anziani. Gli anziani sono le vittime più frequenti e sono anche i più vulnerabili. Per questo motivo, Jo-Ann Yoo, direttore esecutivo dell’AAF, esprime la necessità di avere una squadra di agenti di polizia che pattugli le strade.
A dichiarare il bisogno di un’azione contro l’odio anti-asiatico è anche la deputata Grace Meng, per il Queens, insieme a Judy Chu, congresswoman Californiana. Chu, insieme ad altri legislatori, tra cui Nancy Pelosi, ha esortato il Congresso ad approvare un piano di fondi federali. I soldi serviranno a dare maggior supporto alle vittime e migliorare la velocità nelle segnalazioni.
Joe Biden, recentemente, ha, inoltre, firmato un memorandum che obbliga il governo a combattere l’odio anti-asiatico e a impegnarsi a indagare sugli episodi di violenza.
Nelle ultime settimane di febbraio e in questa prima settimana di marzo, cittadini americani asiatici e non hanno manifestato contro il razzismo e la sinofobia. Sia a New York sia a Los Angeles e in altre parti degli Stati Uniti centinaia di persone si sono riunite. Per le strade risuonavano le testimonianze delle vittime. Il grido di battaglia era: «We are American, too».
Antonia Ferri