Ocse, laureati italiani poco preparati rispetto ai colleghi delle altre Nazioni del G7.
Presente inoltre un divario tra Nord e Sud Italia.
L’ente segnala che i laureati italiani “hanno un basso livello di competenze” e che in media il Sud Italia è un anno scolastico indietro rispetto al Nord.
Per il mondo del lavoro, questi i dati dell’Ocse: “In Italia più di 13 milioni di adulti hanno competenze di basso livello”.
L’Italia si presenta, dunque, come fanalino di coda dei Paesi del G7. Le competenze di basso livello si riscontrano nel settore pubblico e in quello privato. Del pubblico non c’è bisogno di parlare: ogni giorno ascoltiamo o leggiamo qualche notizia al riguardo.
Nel privato invece, le aziende, per la maggioranza a conduzione familiare, spesso non sono gestite in maniera efficiente e altamente competitiva, né investono nelle risorse umane.
Inoltre la domanda delle aziende è debole, ciò significa che le stesse imprese non ricercano personale altamente o adeguatamente formato.
Nel nostro Paese si verifica il fenomeno dello Skills mismatch. In sostanza le aziende assumono lavoratori che hanno caratteristiche (skills in inglese), diverse da quelle richieste dalla mansione svolta.
Come riporta il Sole 24ore, il 6% dei lavoratori possiede competenze basse rispetto alle mansioni svolte, mentre il 21% è sotto qualificato.
Numerosi però, i casi in cui lavoratori hanno competenze più alte rispetto a quelle richieste; quest’ultimo dato mostra come la domanda da parte delle aziende sia bassa.
Il basso livello medio di laureati e lavoratori italiani fa sì che l’Italia abbia uno scarso livello di produttività e un’economia ristagnante.
Un ristagno economico che perdura ormai da circa 20 anni.
Per risolvere queste problematiche sono state approntate delle riforme: il Jobs Act, la riforma della Buona Scuola e la riforma dell’Industria 4.0.
Il Jobs Act, salutato con favore dall’Ocse, ha portato 850.000 posti di lavoro e, un aumento dei contratti di lavoro a tempo indeterminato; la Buona Scuola ha portato effetti positivi, tra cui la digitalizzazione dell’istruzione; l’industria 4.0 mira a implementare tecnologie e strumentazione delle aziende italiane, oltre che a formare i lavoratori.
Da non dimenticare che i nostri migliori laureati sono in tutto e per tutto alla pari rispetto ai migliori colleghi degli altri Paesi G7.
Bisogna che, nei mesi e negli anni successivi, le politiche non cambino, per far sì che il livello di laureati, lavoratori e imprenditori sia sempre più elevato.
In questo modo sarà molto più semplice per l’Italia uscire dalla palude economica, ed essere maggiormente produttiva e competitiva a livello globale.
I passi finora fatti si sono rivelati corretti: bisogna continuare su questa strada.
Strano ma vero, l’Italia è stata governata per anni da un noto ed espertissimo imprenditore… così dicono alcuni. Ai posteri l’ardua sentenza.
Marco Prestipino