Occupazione dell’ambasciata ungherese e l’appello di libertà per Ilaria Salis

occupazione dell'ambasciata ungherese a Venezia

L’occupazione dell’ambasciata ungherese a Venezia da parte di attivisti del Centro Sociale Rivolta ha dato vita a una vibrante protesta per la liberazione di Ilaria Salis. La 39enne italiana è detenuta in Ungheria dal 11 febbraio 2023, e mentre il ministro della Giustizia, Nordio, era in visita a Padova, decine di manifestanti hanno srotolato uno striscione con lo slogan “Ilaria Salis libera subito”. Questo atto di solidarietà si inserisce in un contesto di crescente preoccupazione per le condizioni della donna, il cui processo a Budapest rischia di infliggere una pesante condanna.

La richiesta di libertà a Venezia con l’occupazione dell’ambasciata ungherese

Decine di attivisti del Centro Sociale Rivolta hanno preso d’assalto il consolato ungherese a Venezia, in piazzale Roma, con uno slogan chiaro e deciso: “Ilaria Salis libera subito”. Questa occupazione dell’ambasciata ungherese è stata organizzata proprio nel giorno in cui il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sarebbe andato in visita a Padova. Con l’occupazione dell’ambasciata ungherese, gli attivisti per i diritti umani e compagni di Ilaria Salis hanno evidentemente avanzato l’ennesima richiesta per la liberazione della 39enne italiana, trattenuta in Ungheria dal 11 febbraio 2023.

Il Caso di Ilaria Salis a Budapest e la lotta per la giustizia

Ilaria Salis, insegnante antifascista di Monza, è al centro di un processo a Budapest, dove rischia fino a 16 anni di carcere per gli scontri con un gruppo di neonazisti. La sua detenzione in condizioni disumane ha suscitato indignazione internazionale, soprattutto dopo l’immagine della donna incatenata nell’aula del tribunale ungherese.

L’avvocato di Salis ha annunciato l’ipotesi di ricorrere alla Corte Europea di Giustizia per violazione della Convenzione europea sui diritti dell’uomo, già violata in passato dall’Ungheria. Nel frattempo, 30 attivisti del Centro Sociale Rivolta hanno portato avanti il progetto di occupazione dell’ambasciata ungherese il consolato ungherese a Venezia, chiedendo la liberazione immediata della maestra.

La protesta del Centro Sociale Rivolta nell’occupazione dell’ambasciata ungherese

Gli attivisti hanno denunciato il processo come una farsa volta a reprimere l’antifascismo, in un contesto politico dove le ronde antimigranti sono promosse dallo Stato ungherese. Con l’occupazione dell’ambasciata ungherese, la richiesta di libertà per Ilaria Salis è diventata un appello alla difesa dei diritti democratici e alla lotta contro l’estremismo di destra.

L’incontro con il governo italiano

Nel frattempo, diversi membri del governo italiano, tra cui il Ministro degli Esteri Tajani e il Ministro della Giustizia Nordio, hanno incontrato il padre di Ilaria Salis a Roma. Tuttavia, le speranze di una soluzione rapida al caso della donna sono state deluse.

Il padre di Salis ha infatti espresso la sua delusione per l’esito degli incontri, affermando di non vedere azioni concrete per alleviare la situazione della figlia. Il governo italiano sembra non voler intervenire troppo direttamente nel caso, nonostante le richieste di libertà avanzate dagli avvocati di Salis.



I ministri Tajani e Nordio hanno respinto le richieste di arresti domiciliari in Italia o presso l’ambasciata italiana a Budapest, sostenendo che interferire nel processo giudiziario ungherese sarebbe inopportuno e irricevibile. Tuttavia, hanno ribadito l’impegno a supportare le richieste di Salis di ottenere gli arresti domiciliari in Ungheria.

La speranza di un intervento politico

Mentre il governo italiano adotta un approccio prudente nel caso di Ilaria Salis, alcuni commentatori suggeriscono la possibilità di un accordo politico fra il governo italiano e quello ungherese, guidato dal primo ministro Orbán. La triste verità è però quella che dice all’intero paese che Ilaria Salis e la realtà di cui fa parte non è pienamente apprezzata dall’attuale governo italiano. Tuttavia, al momento non sembrano esserci segnali concreti in questa direzione.

I ministri Tajani e Nordio hanno infatti dichiarato che i principi giuridici e giurisdizionali dello Stato ungherese non possono essere “interferiti” dalle volontà italiane. L’Italia, di fatto, si è quindi alienata da una situazione che la riguarda direttamente in quanto Stato di Diritto.

La lotta per i diritti umani

Ilaria Salis, un’attivista antifascista, potrebbe non rientrare nelle priorità politiche del governo italiano, specialmente considerando le divergenze ideologiche con la maggioranza attuale. Mentre Salis rimane in detenzione in Ungheria, l’attenzione internazionale continua a concentrarsi su questo caso, che mette in luce le sfide della politica europea nella difesa dei diritti umani e delle libertà civili.

Intanto, l’occupazione dell’ambasciata ungherese a Venezia non è né sarà l’ultima iniziativa di protesta contro la lesione dei diritti di un’antifascista e l’alleanza Meloni-Órban. In programma è stata chiamata infatti anche una fiaccolata a Roma, in Largo di Torre Argentina, per il prossimo mercoledì 14 febbraio.

Lucrezia Agliani

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