Obiettivi di sostenibilità ridimensionati da Coca-Cola: plastica riciclata nei propri imballaggi dal 50% al 35/40%

obiettivi di sostenibilità

A poche settimane dal vertice mondiale sull’inquinamento da plastica, tenutosi a fine novembre a Busan, Corea del Sud, emergono segnali preoccupanti riguardo agli impegni di Coca-Cola per la sostenibilità ambientale. La multinazionale, a lungo sotto i riflettori per il suo contributo al problema globale della plastica, sembra aver ridimensionato i propri obiettivi di sostenibilità, sollevando dubbi sull’autenticità del suo impegno ecologico.

Un passo indietro sugli obiettivi per i materiali riciclati

Fino a poche settimane fa, il colosso delle bevande prometteva ambiziosamente di utilizzare il 50% di materiale riciclato nei propri imballaggi entro il 2030. Tuttavia, questa percentuale è stata recentemente abbassata al 35-40% entro il 2035 per gli imballaggi primari, con un aumento dell’utilizzo di plastica riciclata fissato tra il 30 e il 35% a livello globale. Questo cambiamento è stato riportato dal Guardian, che ha sottolineato come la revisione al ribasso rappresenti un netto allontanamento dagli obiettivi iniziali e un possibile segnale di difficoltà o mancanza di volontà nel raggiungerli.

La riduzione degli impegni non è solo numerica, ma anche simbolica. Per un’azienda che si presenta come leader nella lotta all’inquinamento da plastica, tali modifiche rischiano di minare la credibilità delle sue politiche ambientali e di generare sfiducia nei consumatori e nei partner istituzionali.

La scomparsa degli obiettivi sui riutilizzabili

Oltre al ridimensionamento delle percentuali di plastica riciclata, un altro elemento inquietante riguarda la cancellazione di una sezione del sito web di Coca-Cola dedicata agli imballaggi riutilizzabili. Questa mossa, avvenuta poco prima del summit di Busan, ha sollevato interrogativi sulla trasparenza dell’azienda. I riutilizzabili, infatti, rappresentano una delle strategie più efficaci per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi, andando oltre il semplice riciclo.

La scelta di eliminare tali obiettivi potrebbe indicare una ritirata rispetto a impegni percepiti come troppo onerosi o difficili da implementare. Al contrario, altre multinazionali stanno aumentando gli sforzi per integrare sistemi di riutilizzo, riconoscendone il potenziale sia in termini di sostenibilità che di attrattiva per i consumatori più attenti all’ambiente.

Il contesto del vertice di Busan

Il vertice mondiale sull’inquinamento da plastica ha visto i rappresentanti di oltre 100 paesi riunirsi per discutere soluzioni globali a una crisi che sta soffocando gli ecosistemi marini e terrestri. Tra le proposte emerse, la necessità di vincoli più stringenti per le multinazionali, come obiettivi obbligatori per ridurre la produzione di plastica vergine e l’introduzione di sistemi di riutilizzo su larga scala.

In questo contesto, il ruolo di Coca-Cola è cruciale. L’azienda è regolarmente citata tra i maggiori inquinatori al mondo per il suo uso massiccio di plastica monouso. I suoi impegni e le sue politiche influenzano non solo il settore delle bevande, ma l’intero panorama della gestione dei rifiuti plastici. La revisione al ribasso degli obiettivi è dunque particolarmente significativa, poiché potrebbe ispirare atteggiamenti simili da parte di altre grandi aziende.

Le reazioni degli ambientalisti

Le modifiche apportate da Coca-Cola non sono passate inosservate. Organizzazioni ambientaliste e attivisti hanno espresso forte preoccupazione, accusando l’azienda di praticare il greenwashing, ovvero di promuovere un’immagine ecologica senza mettere in atto azioni concrete. Secondo alcuni esperti, il ridimensionamento degli obiettivi rappresenta un’ammissione implicita delle difficoltà nell’adattarsi alle crescenti pressioni normative e sociali.



Alcuni attivisti hanno sottolineato come la plastica riciclata, pur essendo una soluzione migliore rispetto alla plastica vergine, non rappresenti una risposta definitiva al problema. Per loro, la vera rivoluzione consisterebbe nell’adottare modelli di economia circolare, basati su sistemi di riutilizzo e sulla riduzione complessiva della produzione di plastica.

La strategia aziendale e le sfide del mercato

Coca-Cola ha giustificato il cambiamento degli obiettivi con la necessità di adattarsi alle reali condizioni di mercato e alla disponibilità di materiali riciclati di qualità. L’azienda ha dichiarato di voler continuare a investire in innovazioni per migliorare la sostenibilità dei suoi prodotti, ma ha anche evidenziato le difficoltà logistiche e infrastrutturali che ostacolano l’adozione su larga scala di plastica riciclata e sistemi riutilizzabili.

Nonostante queste dichiarazioni, resta il sospetto che le ragioni dietro il passo indietro siano più legate a questioni di costo e profitto che a difficoltà oggettive. Il passaggio a imballaggi più sostenibili richiede investimenti significativi, che potrebbero impattare i margini di guadagno a breve termine. Tuttavia, il rischio è che una strategia conservativa penalizzi l’azienda nel lungo periodo, soprattutto in un mercato sempre più sensibile alle questioni ambientali.

Cosa significa per il futuro della sostenibilità aziendale

Il caso Coca-Cola evidenzia una questione più ampia: la difficoltà delle grandi multinazionali nel bilanciare gli obiettivi di sostenibilità con le logiche di profitto. La pressione pubblica e le normative ambientali stanno crescendo, ma i progressi reali sono spesso lenti e discontinui. Per molti osservatori, la soluzione passa attraverso un approccio più coraggioso e innovativo, che includa non solo il riciclo ma anche una trasformazione dei modelli di consumo e produzione.

Ad esempio, l’adozione di sistemi di deposito cauzionale per i contenitori potrebbe incentivare il riutilizzo e ridurre drasticamente i rifiuti. Inoltre, politiche governative più stringenti potrebbero costringere le aziende a rispettare standard ambientali più elevati, eliminando il margine di discrezionalità che consente loro di rivedere gli impegni.

Conclusioni

La revisione degli obiettivi di Coca-Cola rappresenta un segnale d’allarme per la comunità globale impegnata nella lotta all’inquinamento da plastica. Se una delle più grandi multinazionali del mondo non riesce a mantenere i propri impegni, cosa ci si può aspettare dalle altre? Questo episodio sottolinea la necessità di un maggiore controllo e di un impegno collettivo per affrontare una delle sfide più urgenti del nostro tempo.

 

 

 

 

Patricia Iori

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