Obbligo di indossare l’hijab nelle scuole iraniane: la nuova stretta del governo infiamma le proteste

Obbligo di indossare l'hijab nelle scuole iraniane

Mentre il regime in Iran continua a essere contestato con proteste che infiammano in tutto il paese dallo scorso settembre, il governo di Teheran impone una nuova stretta che mira a implementare l’obbligo di indossare l’hijab nelle scuole iraniane per tutte le donne. Una decisione il cui tempismo sembra essere collegato ad alcuni eventi molto preoccupanti che minerebbero ancora una volta la possibilità per le ragazze iraniane di frequentare in sicurezza gli istituti scolastici.

Sono passati più di quarant’anni dalla rivoluzione islamica avvenuta in Iran, eppure mai come negli ultimi mesi sembra che l’attenzione internazionale sia rivolta verso Teheran, che all’indomani della brutale uccisione di Mahsa Amini da parte della polizia morale iraniana ha dovuto fare i conti con l’insorgere di proteste in tutto il paese, le quali hanno conquistato le prime pagine dei giornali dell’Occidente e che non accennano a fermarsi a distanza di mesi. Il movimento di protesta nei confronti del regime totalitario di Teheran vede nel rifiuto dell’obbligo di indossare l’hijab in Iran per le donne uno dei punti intorno ai quali costruire la rivolta, in quanto simbolo del controllo assoluto che il governo iraniano vuole imporre sugli abitanti del paese. Ecco perché la recente stretta del regime, volta a ribadire con forza l’obbligo di indossare l’hijab nelle scuole iraniane per tutte le donne, è l’ennesima conferma della ferma opposizione di Teheran a ogni tentativo di ribellione, in un contesto nel quale a fare da padrona è la repressione assoluta di ogni forma di dissenso.

Nonostante il rischio concreto di venire arrestati e giustiziati, nei mesi trascorsi dalla morte di Mahsa Amini si sono fatti sempre più frequenti i gesti di ribellione messi in atto dal popolo iraniano, mentre nel paese infuriano conflitti ideologici e religiosi dei quali a fare le spese sono spesso le donne e addirittura le bambine, non a caso soggette a una stretta sempre maggiore da parte del governo di Teheran, che non accenna minimamente a cedere alle richieste dei manifestanti. E così, mentre migliaia di donne sfilano coraggiosamente per il paese senza velo in segno di aperta protesta verso il regime islamico, mentre intellettuali e membri moderati della classe religiosa manifestano il proprio scontento per le misure repressive messe in atto da Teheran, il ministero dell’Interno iraniano ha annunciato questa settimana un’ulteriore stretta riguardo l’obbligo di indossare l’hijab in Iran. Sarà infatti negato l’accesso a ogni tipo di istituzione scolastica a tutte le donne che non indosseranno il velo, mentre il parlamento provvederà immediatamente a riempire il vuoto legislativo attualmente presente nel paese per implementare il decreto “divino” che vuole il capo delle donne coperto dall’hijab per garantirne la castità.

Gli eventi degli ultimi mesi in Iran, dal presunto avvelenamento di migliaia di studentesse al caso virale del lancio dello yoghurt

La decisione del governo  di ribadire la stretta sull’obbligo di indossare l’hijab nelle scuole iraniane arriva a distanza di pochi giorni dalla pesante condanna da parte dell’ONU per la negligenza dimostrata dalle autorità di Teheran nella tutela delle studentesse iraniane, dopo che diverse centinaia di loro sono rimaste vittime a partire da novembre di una serie di avvelenamenti tramite gas tossici perpetrati da gruppi estremisti con lo scopo di contrastare l’accesso all’istruzione per il genere femminile. Per mesi, pur consapevoli di quanto stesse accadendo nelle scuole del paese, le autorità del regime hanno negato l’esistenza di questi attacchi alla sicurezza e alla salute delle studentesse, tanto che ancora all’inizio di marzo il ministro degli Interni Ahmad Vahidi, il cui ministero si è occupato di portare avanti le indagini sulle migliaia di intossicazioni, ha riferito che oltre il 90% dei malesseri individuati nelle studentesse era dovuto allo stress e non imputabile a cause esterne.

Sebbene nelle ultime settimane, probabilmente per calmare le pressioni internazionali,  il governo di Teheran abbia dichiarato di aver condotto un centinaio di arresti all’interno dei gruppi religiosi estremisti accusati di aver portato avanti l’avvelenamento delle studentesse e abbia condannato il tentativo di minare la sicurezza delle stesse, la penuria di informazioni a riguardo e il deciso ritardo nell’azione non fanno che sottolineare ancora una volta la posizione precaria e pericolosa nella quale le donne in Iran si trovano fin da bambine, sottoposte al controllo totalitario delle autorità e a costanti minacce per la loro integrità fisica e non solo.

La nuova stretta sull’obbligo di indossare l’hijab nelle scuole iraniane da parte di Teheran vede dunque la luce in un momento in cui gli occhi del mondo sono sempre più puntati sul paese, come dimostra anche il fatto che l’annuncio sia arrivato a distanza incredibilmente ravvicinata sia rispetto agli arresti per gli avvelenamenti delle studentesse sia a quelli di due donne che, colpevoli di non indossare il velo, si sono viste tirare uno yoghurt in faccia da una guardia della milizia rivoluzionaria prima di venire arrestate per aver mostrato i capelli in pubblico. Il video del lancio dello yoghurt, divenuto virale, ha portato ancora una volta l’attenzione sulla tragica situazione delle donne iraniane, sottoposte a umiliazioni costanti e al controllo totale dei loro corpi da parte delle autorità, un controllo che la nuova stretta sull’obbligo di indossare l’hijab nelle scuole iraniane vorrebbe implementare ulteriormente.

Le proteste in Iran non accennano a fermarsi e imporre con ancora più violenta l’obbligo di indossare l’hijab nelle scuole iraniane potrebbe portare a ulteriori scontri

La stretta di Teheran e la decisione di colmare le lacune legislative per inasprire ulteriormente le severissime pene per le donne che rifiutano di indossare correttamente il velo appaiono come un tentativo disperato di reprimere le proteste che ormai da mesi infiammano in Iran e che, anche grazie al brillante uso dei social media da parte dei giovani attivisti iraniani, riescono sempre più facilmente a farsi largo al di fuori dei confini del paese, coinvolgendo la comunità internazionale e conquistando un supporto fino a qualche mese fa inimmaginabile. Nonostante la maggiore consapevolezza della situazione dell’Iran a livello globale possa garantire ai ribelli un supporto importante, al momento a prevalere sono le atrocità e la repressione spietata messe in atto da Teheran, delle quali a fare le spese sono ancora una volta soprattutto le donne. Sebbene l’opera di condanna dell’operato del regime iraniano a livello internazionale sia di fondamentale importanza, si fa sempre più impellente la necessità di trovare soluzioni efficaci e quanto più immediate possibili per contrastare le misure che l’Iran sta mettendo in atto per silenziare alcune delle proteste più rumorose che il regime abbia mai dovuto affrontare.

Chiara Bresciani

 

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