#Obamagate, così lo ha ribattezzato lo stesso Trump, facendo finire l’hashtag in cima a Twitter e su tutte le reti tv statunitensi.
Le accuse sono pesantissime e parecchio fumose, in perfetto stile Trump, secondo il quale Obama sarebbe colpevole del “reato politico più grave nella storia americana”.
#Obamagate nasce dalla notizia della settimana scorsa in cui viene riportata la preoccupazione dell’ex presidente Obama per la decisione di far cadere le accuse contro Flynn. Obama avrebbe confidato ai suoi ex collaboratori che decisioni come queste “mettono a rischio lo stato di diritto negli Stati Uniti”.
Trump si è indispettito e, furioso, ha retwittato svariate teorie del complotto sul predecessore. Non soddisfatto, è andato in onda sulla fedelissima Fox news dichiarando che Obama “è corrotto e che dovrebbe essere rinchiuso in prigione”, senza dare ulteriori spiegazioni.
"If I were a Democrat instead of a Republican, I think everybody would've been in jail a long time ago, & I'm talking with 50-year sentences…people should be going to jail for this stuff…this was all Obama. This was all Biden": Trump suggests Obama & Biden should be in prison pic.twitter.com/MOwPvpYRu4
— Aaron Rupar (@atrupar) May 14, 2020
LA TEORIA
Durante l’intervista Trump non entra nei dettagli, ma i suoi retweet sembrano riferirsi alla teoria complottistica secondo cui è stato Obama ad avviare l’indagine di Robert Mueller sui rapporti fra il comitato elettorale trumpiano e il governo russo.
Secondo questa teoria, la più quotata tra i suoi sostenitori, Flynn è stato vittima di un complotto ordito dall’amministrazione Obama e dall’ex direttore dell’FBI, Comey. Quindi l’indagine non riguardava le peraltro accertate interferenze russe nelle elezioni del 2016, ma lo scopo era scovare un pretesto qualsiasi per attaccare Trump e sabotare la sua presidenza. Obama e i federali lo avrebbero trovato quando Flynn “è stato portato a mentire” all’FBI sui suoi contatti con i russi.
L’ennesima teoria del complotto ribattezzata #Obamagate ha il solo scopo di attaccare Obama e screditarlo agli occhi dei cittadini. Magari distrarre i giornalisti dalla penosa gestione dell’emergenza coronavirus. Basta spararla grossa, infiocchettare l’hashtag e lasciar sbizzarrire i giornali, i vari opinionisti, i suoi sostenitori e le loro fantasie.
LE PROVE ?
Il problema è che, manco a dirlo, non c’è uno straccio di prova sulla fantomatica collaborazione tra l’FBI e l’amministrazione Obama.
Così come non c’era alcuna prova che Obama avesse ordinato di mettere le cimici nel telefono della Trump Tower.
Così come non c’era alcuna prova che Obama fosse nato in Kenya e non negli States.
Gloria Cadeddu