Dubbi e contraddizioni si affollano dietro all’inaugurazione della nuova capitale indonesiana Nusantara. L’obiettivo del progetto è di decongestionare e, letteralmente, alleggerire Jakarta: 11 milioni di abitanti distribuiti su un’area troppo piccola e soggetta al cosiddetto fenomeno di subsidenza. In poche parole, una città che affonda.
L’inaugurazione di Nusantara
Per l’inaugurazione della nuova capitale indonesiana non è stato scelto un giorno qualunque: il 17 agosto, infatti, cade l’anniversario dell’indipendenza dal Giappone, ottenuta al termine della Seconda Guerra Mondiale nel 1945.
Alla celebrazione erano presenti 1.300 ospiti tra esponenti politici e personaggi di spicco ma, a ben guardare, un numero striminzito rispetto agli 8.000 ospiti inizialmente invitati. Perché? Perché come ha dichiarato lo stesso presidente Joko “Jokowi” Widodo, gli alloggi disponibili erano molti meno del previsto e le scorte di cibo molto più limitate di quanto si pensasse.
D’altra parte, un trasloco di una megalopoli di 11 milioni di abitanti non può avvenire dall’oggi al domani, e la scelta di inaugurare proprio ieri la città sa di scelta politica azzardata più che di decisione ponderata. Insomma, sono state bruciate le tappe. Tant’è vero che la città è ancora un cantiere in piena gestazione e che, si dice, i lavori termineranno addirittura per il centenario dell’indipendenza. Quindi intorno al 2045, altro che 2024.
In ogni caso, il giorno dell’indipendenza è stato celebrato con la canonica parata militare e una lunga cerimonia celebrativa presieduta dal presidente uscente. Il prossimo autunno, infatti, scadrà il secondo mandato di Widodo e subentrerà un nuovo presidente. L’inaugurazione di Nusantara, dunque, sembra voler segnare una chiusura autocelebrativa del mandato politico di Widodo che, nel 2022, aveva approvato il progetto e inaugurato il mastodontico cantiere.
Il progetto della nuova capitale
Nusantara occupa (occuperà) un’area di 2.560 chilometri quadrati nella regione (ex) incontaminata del Borneo, isola nota per la sua ricchissima biodiversità, per la sua fitta foresta pluviale, e per la bassa densità di popolazione. Un luogo perfetto per costruire da zero una megalopoli pronta ad ospitare qualche milione di abitanti, no?
Il tutto condito da un paesaggio unico: Nusantara, infatti, è l’unica capitale al mondo circondata da ridenti colline verdi e baciata da una splendida baia affacciata sull’oceano Pacifico. A parole, inoltre, la nuova capitale promette di essere moderna, sostenibile, verde in piena armonia con la natura. Come questo sia compatibile con la vastità del progetto, però, è un mistero.
In ogni caso, spostare la capitale a Nusantara ha delle motivazioni chiare:
- Jakarta è troppo congestionata: 11 milioni di abitanti in continua crescita, traffico senza pari, inquinamento dell’aria elevatissimo, dispendio energetico alle stelle…
- A causa dell’innalzamento del livello mare e del peso eccessivo delle infrastrutture, la città sta letteralmente sprofondando: alcune aree si abbassano addirittura 11 centimetri all’anno.
Gli obiettivi del trasloco, quindi, sono chiari: decongestionare Jakarta e alleggerirla. Il progetto della costruzione della nuova capitale è stato annunciato nel 2019, e i lavori sono ufficialmente iniziati nel 2022: un costo di 33 miliardi di dollari, copiosi investitori pubblici e privati, migliaia di operai al lavoro, inaugurazione pronta per il 17 agosto 2024. Ma qualcosa non ha funzionato. La città è ancora un immenso cantiere, gli investimenti languono e i lavori pure.
Quello che è stato inaugurato ieri, di fatto, è stato solo il nuovo palazzo presidenziale che, a dire il vero, non è ancora finito. Ma poco male, come dice Widodo, infatti:
“Stanno pulendo e arredando gli interni. Tutto è in buono stato, non ci sono problemi con l’acqua e con l’elettricità. Anche internet funziona bene”.
Quindi c’è tutto il necessario per poter governare l’intera Indonesia da una città ancora in cantiere, disabitata e situata a soli 1.200 chilometri dal centro vivo e pulsante del paese. Il fatto che i 12.000 dipendenti pubblici che si sarebbero dovuti trasferire a Nusantara a partire da luglio non siano ancora arrivati è solo un dettaglio: possono fare smartworking.
E che dire delle vie di accesso alla città? Il Borneo è sempre stato abbastanza isolato. Poche strade e infrastrutture collegano la zona. Quindi per decongestionare Jakarta si andrà a congestionare il resto del Paese.
Nusantara rischia di diventare una città fantasma
A fronte dell’ambizioso progetto, finora pochi indonesiani hanno espresso il desiderio di trasferirsi a Nusantara e il motivo è presto detto: assenza di infrastrutture e mancanza di opportunità di lavoro causata dal ritardo dei lavori. D’altronde, chi vorrebbe andare a vivere in un cantiere aperto?
E a questo si aggiunge la bizzarra concorrenza dell’ormai ex capitale Jakarta. Due sono i fatti che lasciano qualche perplessità. Innanzitutto, anche a Jakarta c’è stata una celebrazione per l’Indipendenza che è stata ben più partecipata e vivace di quella pomposa e decisamente sottotono tenuta a Nusantara.
E poi, il fatto ancor più sconcertante è che a Jakarta la crescita non si ferma. Altro che decongestionare la città, altro che alleggerirla, altro che spostare l’attenzione sulla neonata Nusantara. A Jakarta sono in costruzione ben 2 immensi grattacieli da più di 60 piani ciascuno per un costo complessivo di circa 332 milioni di dollari e l’inaugurazione (vera) prevista per 2028.
Insomma, da qualunque lato si guardi, si fa fatica a scorgere il senso di tutte queste fatiche.
E la popolazione locale?
“Nusantara sta cambiando tutto. La forma delle colline che diventano nude e causano inondazioni a valle durante la stagione delle piogge, i flussi dei corsi d’acqua che da sempre vengono usati come vie di comunicazione e come bacini per la pesca sono stati deviati, una pietra sacra è stata rimossa e alcune aree di sepoltura degli indigeni sono state spostate altrove”.
Le parole di Pandi, membro della comunità indigena Balik, sono chiare. La sua famiglia ha sempre vissuto in quell’area ed è sempre dipesa dalla natura che la circondava. Ma purtroppo, molti dei membri delle comunità non possiedono documenti che attestino la proprietà dei terreni che hanno sempre abitato, e quindi il governo si sente libero di occupare e stravolgere quei territori senza nemmeno chiedere il permesso.
Nusantara, quindi, si sta rivelando per quello che è: un faraonico progetto frutto della megalomania dei potenti che non hanno scrupoli nel prendersi con prepotenza ciò che vogliono a scapito delle popolazioni locali e dell’ambiente.