Il sito archeologico di Pompei ci restituisce un affresco mai rinvenuto prima, un tesoro inaspettato. Si tratta di un grande larario, ovvero quel luogo della casa romana riservato al culto domestico e alla preghiera; ciò è confermato dalla presenza nel giardino di un altare in terracotta con i resti delle offerte bruciate.
Le dimensioni arrivano a quattro metri per cinque e troviamo raffigurato al centro un altare, sorvegliato da una coppia di serpenti posti ai due lati, dalle membra lunghe e attorcigliate, definiti demoni buoni, che sembrano rappresentare elementi di prosperità e di buon auspicio. Inoltre, possiamo osservare un pavone dalle lunghe piume colorate, immerso nella natura, degli uccelli in volo nel cielo azzurro, un pozzo, una grande vasca colorata, il ritratto di un uomo con la testa di cane e delle fiere che combattono contro un cinghiale nero, che rappresentano simbolicamente il bene che trionfa sul male. Nel guardare questo affresco e l’ambiente nel quale si trova, illusione e realtà si intrecciano: le piante dipinte si confondono con quelle vere, il pavone dipinto sembra quasi calpestare il terreno del giardino e l’altare al centro del giardino ricorda quello dipinto, custodito dai serpenti.
Ci sono ancora degli aspetti da scoprire, come ad esempio chi fosse il proprietario dell’abitazione; di sicuro sarà una persona appartenente ad un alto ceto sociale. Probabilmente questa e altre scoperte verranno fatte nei prossimi mesi, in quanto gli archeologi saranno impegnati a liberare le altre due stanze della casa, che si affacciavano sul giardino.
L’affresco, subito soprannominato “giardino incantato”, è sopravvissuto all’eruzione del Vesuvio che aveva sepolto la città romana di Pompei quasi duemila anni fa e, nonostante gli strati di lava e cenere che lo ricoprivano, è stato rinvenuto straordinariamente integro. É sorprendete che tutto sembri rimasto al suo posto e si sia conservato fino ad arrivare ai giorni nostri, come se il tempo si fosse fermato.
Ilaria Marinelli