Con il nuovo decreto immigrazione il Governo si propone di prevenire e contrastare l’immigrazione irregolare, partendo dall’inasprimento delle pene per gli scafisti. Secondo gli esperti sarebbe una farsa: al contrario, aumenterà l’irregolarità.
Il nuovo decreto immigrazione è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 9 marzo a Cutro. Ne analizziamo di seguito i punti salienti, cercando di sottolinearne i punti oscuri.
Scafisti e trafficanti, aumentate le pene
Per chi promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio italiano la pena minima passa a 2 anni, mentre la massima a 6. In caso di reato aggravato, per esempio a fini di sfruttamento o prostituzione, le pene vanno da 6 a 16 anni.
Si introduce il nuovo reato di “morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina”, che prevede gravi pene per gli scafisti (cioè chi è identificato come conducente dell’imbarcazione):
- Da 10 a 20 anni per lesioni gravi o gravissime a una o più persone;
- Da 15 a 24 anni per morte di una persona;
- Da 20 a 30 anni per la morte di più persone.
La nuova fattispecie di reato è considerata “reato universale” e sarà, di conseguenza, perseguita dall’Italia anche nel caso di un naufragio in acque internazionali.
Scafisti e trafficanti sono considerati colpevoli allo stesso modo. C’è da dire, tuttavia, che spesso i cosiddetti scafisti sono a loro volta migranti a cui viene affidata la guida dell’imbarcazione, rischiando la vita al pari degli altri. L’obbiettivo del governo è far credere che i responsabili delle morti in mare siano gli scafisti, ma così non è in quanto molto raramente i veri trafficanti si imbarcano insieme ai migranti.
Con il nuovo decreto immigrazione si limita la protezione speciale, ma l’obbiettivo è abolirla
La protezione speciale è un particolare permesso di soggiorno che spetta ai richiedenti asilo che non hanno i requisiti per ottenere lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria.
Nello specifico si non si riconoscerà più la protezione speciale per motivi legati al rispetto della vita privata e familiare. Come si evince sul sito del Governo, il motivo sarebbe ” evitare interpretazioni che portano a un suo allargamento improprio”.
Il nuovo decreto punta a limitare la protezione speciale, dando alle commissioni territoriali che valutano le domande l’indicazione di interpretare in maniera più restrittiva i criteri per il rilascio di tale protezione.
Queste le parole di Gianfranco Schiavone, componente dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), che ha aggiunto:
Lo scopo del Governo è restringere il più possibile i criteri di riconoscimento della protezione speciale in modo da renderla una concessione residuale ed episodica. Il risultato immediato sarà quello di aumentare i contenziosi giudiziari, cioè il numero di persone che farà ricorso contro le decisioni delle commissioni territoriali, ma non tutti avranno le risorse economiche per farlo e saranno costretti all’illegalità.
E ancora:
In questi anni, la protezione speciale ha permesso di dare stabilità a persone che sono da tempo radicate in Italia e contribuiscono alla vita produttiva del Paese. Limitarla è un grave passo indietro dal punto di vista culturale, frutto di una violenza ideologica.
Il Governo di Giorgia Meloni non vuole però limitarsi a restringerla, ma ad abolirla, nel futuro prossimo.
Modifica ai decreti flussi
I decreti flussi riguardano la concessione di permessi di soggiorno per cittadini extra-UE per motivi di lavoro, secondo un sistema di quote. Sul sito internet di Palazzo Chigi si legge che “le quote di stranieri da ammettere in Italia per lavoro subordinato saranno definite, non più solo per un anno ma per un triennio, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri”. Tali quote, inoltre, saranno determinate favorendo i lavoratori provenienti da Paesi che promuovono campagne di informazione sui rischi dell’immigrazione clandestina.
Nessuna significativa novità, quindi. Il Governo punta molto su questi decreti, lanciando il segnale che entrare in Italia legalmente è più facile. “Magistratura democratica”, un’associazione autonoma di magistrati, ha tuttavia spiegato che:
Le quote di ingresso in questi anni non hanno funzionato, non solo perché stabilite in misura infima rispetto alle reali esigenze e perché recanti una procedura di attivazione particolarmente complessa soprattutto da parte di piccoli imprenditori o privati, ma soprattutto perché in pochissimi sono disposti a chiamare una persona loro sconosciuta, che viene all’estero e le cui capacità lavorative non hanno la possibilità di sperimentare.
Le persone che non riescono a rientrare in queste quote saranno costretti a provare a richiedere asilo o tentare la via dell’irregolarità.
Le altre novità principali introdotte dal nuovo decreto immigrazione
Tra le altre, le principali novità introdotte dal nuovo decreto immigrazione sono le seguenti:
- Si introducono nuove norme in materia di gestione dei centri per i migranti. Sono previste formule di commissariamento delle associazioni che gestiscono questi centri. Questo per far si che le prefetture possano subentrare nella gestione quando essa si rivela non adeguata e/o non conforme alla legge.
Si prevede, inoltre, la possibilità di derogare fino alla fine del 2025 al codice dei contratti pubblici per consentire maggiore velocità nello svolgimento delle procedure riguardanti l’individuazione, l’acquisizione o l’ampliamento dei centri di permanenza per i rimpatri. - Si velocizza il procedimento di espulsione dello straniero irregolare a seguito di condanna eliminando la necessità di convalida del giudice di pace;
- Estensione della durata del permesso di soggiorno di un anno, il quale sarà valido per tre anni e non più due. Questo per ridurre il volume del numero di presentazioni delle domande in questura.
- Contrasto alle agromafie, conferendo la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria al personale dell’Ispettorato centrale per la tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari.
Considerazioni
A Cutro abbiamo assistito alla presentazione di una serie di proposte senza regia, che raccontano il volto di una politica priva di una visione d’insieme sul tema migratorio.
Queste le parole del presidente del Centro Astalli, fondazione che si occupa di accoglimento e integrazione dei rifugiati, Camillo Ripamonti. E ancora:
Inasprire le pene, parlare indistintamente di trafficanti e scafisti, aumentare i centri per il rimpatrio, restringere il permesso di soggiorno per casi speciali, rimodulare i decreti flussi sono misure disorganiche, inadeguate per gestire un fenomeno complesso che richiede una riforma strutturale he metta al centro vita e dignità delle persone.