Bufera intorno ai voucher.
Un libretto di famiglia per i lavori domestici e un mini-contratto temporaneo per le imprese: questa la proposta del PD ( e del Governo) per sostituire i voucher, cancellati a metà marzo dall’Esecutivo per scongiurare il referendum promosso dalla CGIL.
Nel dettaglio. Il libretto di famiglia sarà formato da tagliandini telematici da 10 euro l’ora, a cui si dovranno aggiungere due euro per i contributi e l’assicurazione, e servirà a regolare i piccoli lavoretti privati, come il baby sitting o le ripetizioni scolastiche. Le imprese e la Pubblica Amministrazione potranno invece usufruire di un mini-contratto occasionale che prevede una paga oraria di 9 euro (contro i 7.50 dei vecchi voucher), a cui si aggiunge la quota contributiva a carico del datore (che sale al 33%) e il premio assicurativo contro gli infortuni. Potranno usufruirne solamente le imprese con meno di 5 dipendenti, saranno escluse le aziende che si occupano di edilizia, le industrie minerarie e tutte quelle prestazioni lavorative la cui durata è inferiore a 4 ore. La Pubblica Amministrazione potrà usufruire del nuovo strumento esclusivamente per mansioni temporanee, come in caso di fiere ed eventi, o in caso di emergenze e calamità naturali.
La maggiori differenze con i vecchi voucher si ravvisano nei limiti di utilizzo: è stato previsto un tetto massimo sia per il datore di lavoro sia per il dipendente, i quali non possono chiedere ed effettuare prestazioni lavorative il cui valore superi le 5 mila euro all’anno. Inoltre il lavoratore potrà offrire la propria prestazione allo stesso datore solo fino ad un massimo di 2.500 euro all’anno o 280 ore totali. Superate queste soglie il datore di lavoro sarà costretto all’assunzione del lavoratore a tempo indeterminato. L’unica deroga è relativa al settore agricolo, per cui i limiti diventano più elastici: si potrà prevedere un utilizzo più ampio ma limitato alle sole fasce deboli della popolazione, come pensionati e studenti. I nuovi strumenti saranno regolati tramite procedura telematica dal sito dell’Inps, quindi non saranno più acquistabili dal tabaccaio; il datore di lavoro non potrà richiederli per una persona che già lavora nella sua azienda o con cui ha cessato un rapporti di lavoro da almeno sei mesi.
Lo scontro. La proposta è stata deposita dal relatore e deputato PD Mauro Guerra, in commissione bilancio della camera, la sera del 26 maggio ed è stata subito polemica.
I deputati MDP non ci stanno: inadeguato proporre una questione così delicata in seno alla manovrina e soprattutto irricevibile uno strumento dedicato alle micro-imprese, che sono le maggiori in Italia e quindi di fatto non rappresenta una limitazione vera e propria.
Il capogruppo dei DEM progressisti, Francesco Laforgia, ha affermano : “Il Pd ha cancellato i voucher con un tratto di penna, denotando tra l’altro una grave sciatteria politica, per evitare di essere travolto dal referendum popolare. Ora infila dalla finestra ciò che ha fatto uscire dalla porta, decidendo di sabotare il governo e di fare finire la legislatura […]Noi non siamo pregiudizialmente contro i voucher, se limitati all’utilizzo domestico. Ma è grave introdurli per le imprese fino a 5 dipendenti, che poi in questo paese sono la maggior parte, in una manovra di correzione dei conti pubblici” Dichiarandosi così fermi nel non votare la fiducia alla manovrina.
Sulla questione delle imprese anche gli Orlandiani non sono d’accordo: non parteciperanno al voto in commissione bilancio se lo strumento sostituivo dei voucher continuerà ad essere previsto per le imprese.
I sindacati, infine, affermano che pur con le dovute differenze, nella sostanza questi nuovi strumenti non sono diversi dai vecchi voucher, presentano le stesse problematiche in tema di mancanza di garanzie e storture di vario tipo e pertanto sono disposti a ricorrere alla Consulta, qualora venissero introdotti.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ribatte che questi strumenti sono necessari per arginare il problema dei lavoretti in nero e che si tratta di una proposta radicalmente diversa dai vecchi voucher, in quanto completamente telematici, senza passaggio manuale di contanti e “semplificati per quanto riguarda la regolarizzazione della posizione contributiva e assicurativa del lavoratore”.
La questione è quindi rimandata a domani, lunedì 29 maggio, quando verrà dato mandato al relatore (ipoteticamente entro le 12).
Nell’attesa occorre chiedersi se davvero questi strumenti saranno in grado di combattere il lavoro nero, senza la previsione di adeguati controlli presso imprese e famiglie, e soprattutto se saranno utili a proteggere davvero le fasce più deboli della popolazione, come i giovani e disoccupati; oppure se occorrerà fare un passo ancora oltre, ripensando il concetto di lavoro in sé e i rapporti che ne derivano, per approdare a nuova forme di offerta e di tutela che vadano ben oltre la semplice regolarizzazione del c.d. “job on call”, per naturale fragile e maggiormente suscettibile di iniquità.
Alice Porta