Ad Haiti, la spirale di violenza delle gang ha raggiunto un nuovo culmine con il massacro di oltre 180 persone nel quartiere di Cité Soleil, a Port-au-Prince. L’episodio di nuovi massacri ad Haiti, motivato da credenze legate alla religione vudù, ha coinvolto principalmente anziani e praticanti, accusati da un leader criminale di aver maledetto suo figlio. Questo tragico evento evidenzia la complessa interazione tra superstizione, povertà estrema e assenza di controllo governativo. Ciò è quanto rilasciato dalla ONG haitiana Comité pour la paix et le développement (Cpd) che, in un comunicato del 9 dicembre, ha descritto gli avvenimenti dello scorso weekend.
Cité Soleil: teatro di un orrore senza precedenti
I massacri ad Haiti, e specialmente nella capitale Port-au-Prince, sembrano non fermarsi, ma anzi solamente andare verso il peggiore degli scenari. Durante il fine settimana, nel quartiere di Cité Soleil, almeno 184 persone sono state brutalmente uccise. Secondo le Nazioni Unite, questa carneficina è stata orchestrata da Monel Felix, noto anche come “Mikano”, leader della gang che controlla la zona di Wharf Jeremie. L’episodio ha visto donne, uomini anziani e praticanti della religione vudù assassinati e i loro corpi mutilati dati alle fiamme per strada.
Secondo quanto riportato dalla CPD, la maggior parte delle vittime dei massacri ad Haiti ha un’età superiore ai 60 anni, principali accusati di aver maledetto il figlio del capobanda Mikano. Le altre vittime sarebbero tutti coloro che hanno opposto resistenza durante il corso dei rapimenti. Come ha dichiarato in uno stato di evidente preoccupazione l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, “dall’inizio dell’anno le violenze ad Haiti hanno causato più di cinquemila vittime”.
Il ruolo della superstizione: una vendetta atroce
La causa scatenante dei massacri ad Haiti sembra essere legata alla morte misteriosa del figlio di Felix. Un sacerdote vudù avrebbe attribuito la responsabilità agli anziani e ai praticanti della religione del quartiere, accusandoli di aver lanciato una maledizione sul giovane. Convinto di questa spiegazione, Felix ha deciso di punire crudelmente tutti coloro che riteneva coinvolti, ordinando l’esecuzione di decine di persone.
Violenza sistematica: una capitale sotto assedio
La situazione di Port-au-Prince non è nuova a emergenze umanitarie ed episodi di brutalità. Con circa l’85% del territorio della capitale sotto il controllo delle bande armate, gli abitanti vivono quotidianamente sotto la minaccia di attacchi, rapimenti e violenze. L’assassinio del presidente Jovenel Moïse nel 2021 ha ulteriormente destabilizzato il Paese, lasciando un vuoto di potere che le gang hanno rapidamente sfruttato per consolidare il loro dominio.
Una crisi umanitaria in espansione
Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, più di 700.000 persone sono state costrette a lasciare le loro case a causa del terrore delle bande. Metà di questi sfollati sono bambini, che vivono in condizioni di estrema precarietà. Le gang non solo seminano il panico con omicidi e stupri di gruppo, ma bloccano anche i corridoi umanitari, aggravando la già critica situazione alimentare e sanitaria del Paese.
La religione vudù, ufficialmente riconosciuta ad Haiti e profondamente radicata nella cultura locale, è spesso al centro di tensioni e malintesi. Nel caso di Cité Soleil, la credenza nelle maledizioni ha trasformato una tragedia personale in un massacro collettivo. Questo episodio evidenzia il ruolo della superstizione in una società piegata dalla povertà estrema, dove la mancanza di istruzione e di risorse alimenta paure irrazionali e decisioni violente.
Un fallimento della comunità internazionale
Nonostante gli sforzi della comunità internazionale per stabilizzare Haiti, i risultati sono stati deludenti. Una missione guidata dalla polizia del Kenya non è riuscita a ripristinare l’ordine nella capitale, mentre le bande continuano a espandere il loro controllo. Le Nazioni Unite hanno denunciato la gravità della situazione, con oltre 5.000 vittime della violenza solo nel 2023. Tuttavia, gli aiuti tardano ad arrivare, lasciando la popolazione in balia della paura e dell’insicurezza.
L’appello per un intervento immediato: un Paese al collasso
Volker Türk, capo delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha condannato duramente il massacro, definendolo un “orrore inconcepibile”. Allo stesso modo, il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres ha chiesto un’azione urgente per fermare la spirale di violenza. Senza una strategia chiara e un maggiore impegno internazionale, il rischio è che episodi come quello di Cité Soleil continuino a ripetersi, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria del Paese.
Con i numerosi massacri ad Haiti e l’emergente povertà, il Paese si trova di fronte a una combinazione letale di violenza, superstizione e mancanza di governance. La tragedia di Cité Soleil è solo l’ultima manifestazione di una crisi che sembra non avere fine. Senza un intervento deciso e coordinato, non solo sarà impossibile fermare le gang, ma l’intera popolazione rischia di essere condannata a vivere in un perpetuo stato di paura e oppressione.