Un paio di settimane fa nell’articolo dedicato all’allarme sulla Gonorrea farmaco resistente, abbiamo parlato del problema della resistenza agli antibiotici, ora dall’università di Tubinga (Germania) arriva uno studio pubblicato su Nature che infonde nuova speranza in una strada che i ricercatori hanno intrapreso, trovare nuovi antibiotici a partire dal microbioma umano, cioè la comunità di batteri che vivono in simbiosi con noi. In questo campo, per esempio, sta conducendo studi Michael Fischbach dell’Univeristà di California a San Francisco puntando la sua attenzione sul muco vaginale.
Il nuovo antibiotico scoperto dai ricercatori tedeschi
I ricercatori tedeschi dell’università di Tubinga (i due maggiori contributori dello studio sono Alexander Zipperer e Martin C. Konnerth) hanno scoperto che quando nel nostro naso è presente un batterio che si chiama Staphylococcus lugdunensis non sono presenti numerosi altri batteri, tra cui il temibile stafilococco aureo.
Lo stafilococco aureo ha fatto molto parlare di se nel campo della resistenza agli antibiotici perché può scatenare la terribile infezione MRSA Methicillin-Resistant Staphylococcus Aureus (le infezioni collegate uccidono 20 mila persone l’anno). Quindi l’ipotesi fu che lo stafilococco lugdunensis era in grado di vincere la competizione con lo stafilococco aureo, i ricercatori hanno scoperto che l’arma mortale che utilizza è un antibiotico che produce che è stato battezzato lugdunina. Quelli di Tubinga, per fare le cose per bene hanno fatto anche la prova del nove intervenendo sul gene del batterio che presiede alla produzione della lugdunina e infatti lo stafilococco aureo contro questa versione incapacitata del batterio rivale non aveva problemi a prosperare. Da segnalare che finora le ricerche per nuovi antibiotici si erano puntate su aree del corpo umano più ricche di batteri come l’apparato digerente e appunto il muco vaginale, ma proprio il fatto che il naso sia per i batteri un deserto inospitale (ambiente povero di risorse e salato) scatena tra i batteri una fortissima competizione e dunque si sono attrezzati meglio per eliminare la concorrenza.
Prospettive per i nuovi antibiotici derivati dal microbioma umano
Gli scienziati sono eccitati da queste nuove possibilità, ma altri colleghi frenano, il campo che si apre è promettente ma ad esempio lo stesso Fischbach ha dichiarato che non scommetterebbe contro la capacità di adattarsi di un batterio subdolo come lo stafilococco aureo. Altri scienziati come Michael Gilmore, professore di microbiologia alla Harvard Medical School puntano invece l’indice sul fatto finora abbiamo adottato un approccio del tipo “schiacciali tutti” riferito ai batteri, mentre questi studi porteranno a riconsiderare questo approccio.
Va segnalato che lo stesso Staphylococcus lugdunensis è un batterio certamente meno pericoloso e nemico dello stafilococco aureo ma in certi soggetti anch’esso può provocare infezioni e uno dei ricercatori dello studio tedesco dice che non è certo una strategia infettare le persone con quel batterio se già non lo sono, infatti quello che hanno fatto loro è stato scoprire quale fosse la sua arma.
Ritornando a Fischbach lo studioso americano mettendo in guardia sulle capacità di adattamento dello stafilococco aureo non voleva certo sminuire lo studio dei colleghi tedeschi che anzi ha definito un significativo punto di svolta, voleva piuttosto continuare a suonare l’allarme su quello che Andreas Peschel, uno degli scienziati di Tubinga, ha dichiarato “tra dieci anni ci aspettiamo più morti per malattie infettive che per cancro”.
La battaglia tra la ricerca di nuovi antibiotici e lo sviluppo di resistenza da parte dei batteri continua e la strada dei farmaci derivati dal microbioma umano non è la panacea universale ma certo è una promettente via da percorrere.
Roberto Todini