La periferia italiana, quella costruita durante il boom economico degli anni 60, quella dei dormitori. Fatta di cemento e acciaio, di larghe strade buie, di garage e parcheggi abbandonati, con qualche albero a ricordare che anche le periferie ospitano la vita. Questo era ed è il paesaggio che si vive in questi luoghi. In passato questi edifici e zone urbane furono ideate perché potessero permettere ai dipendenti delle fabbriche di trovare un alloggio vicino ed economicamente accessibile.
Fonte: pinacotecafaenza.racine.ra.itManca poco alla cena;
brillano i rari autobus del quartiere,
con grappoli d’operai agli sportelli, ..
e gruppi di militari vanno, senza fretta…
…e, non lontano, tra casette
abusive ai margini del monte, o in mezzo. .
a palazzi, quasi a mondi, dei ragazzi
leggeri come stracci giocano alla brezza
non più fredda, primaverile; ardenti
di sventatezza giovanile la romanesca
loro sera di maggio scuri adolescenti
fischiano pei marciapiedi, nella festa
vespertina; e scrosciano le saracinesche
dei garages di schianto, gioiosamente,
se il buio ha resa serena la sera…
E un brusio la vita…
In periferia: un’altra Roma
di Pier Paolo Pasolini
Così Pasolini descrive lo scenario della periferia di Roma. Giovani ragazzi e lavoratori si adattavano alla vita di periferia senza stimoli. Con il passare degli anni queste zone sono diventate dei quartieri sempre più invivibili e ingestibili. Le industrie si sono trasferite altrove o hanno chiuso, lasciando dietro di loro terreni da bonificare, edifici abbandonati, gente disoccupata e gruppi etnici non ancora integrati. I quartieri, che furono costruiti seguendo i criteri dei vecchi piani regolatori, hanno tralasciato quei piani urbanistici necessari per realizzare i servizi indispensabili per le comunità di questi luoghi: come i trasporti, gli spazi collettivi, le botteghe e le scuole.
Omissioni dettate dall’esigenza di edificare in fretta e al risparmio. Luoghi in cui fare dormire una grande quantità di persone che improvvisamente si erano spostate in città per cercare lavoro. Spazi in cui stipare esseri viventi, trincerati al di fuori dei centri storici delle città, lontani dalla culla del benessere e dell’agiatezza. La periferia italiana è così diventata simbolo dell’irrefrenabile divergenza tra la nuova classe operaia e quella borghese, agonizzante metafora dei dissimili livelli di benessere di queste vetuste categorie sociali.
Nel 2014 l’architetto Renzo Piano, ad un anno della sua nomina a Senatore a vita, ha deciso di destinare il suo stipendio da parlamentare alla realizzazione di un progetto a favore delle periferie:
Dagli studi liceali è affiorato alla memoria il giuramento degli amministratori agli ateniesi: prometto di restituirvi Atene migliore di come me l’avete consegnata. Per tutte queste ragioni ho pensato di lavorare sulla trasformazione della città, sulla sua parte più fragile che sono le periferie dove viveva la stragrande maggioranza della popolazione urbana.
Da questo proposito è nato il gruppo di lavoro sulle periferie e la città urbana: il G124. Il nome del gruppo prende spunto dal numero dell’ufficio del senatore Renzo Piano presso il Palazzo Giustiniani. L’ufficio del senatore è diventato un laboratorio e luogo di incontro tra diverse professionalità, come ingegneri, sociologi e psicologi, per ripensare e progettare un riuso delle periferie italiane. Ogni anno, tramite un bando, viene selezionato un gruppo di lavoro composto da sei giovani architetti, tre donne e tre uomini, stipendiati con la retribuzione del Senatore. Il gruppo prepara dei progetti su diversi temi legati alla periferia, come: la funzione del verde, i servizi di trasporto, il restauro e potenziamento degli edifici pubblici abbandonati, ecc.
Gli interventi del gruppo G124 sulle aree delle periferie avrà anche l’obiettivo di creare delle sinergie inclusive con gli abitanti di questi spazi e le associazioni culturali che operano in quella zona. Il dialogo che si andrà a creare tra il G124 e il territorio avrà come fine quello di avviare un processo di rigenerazione urbana. A differenza dal passato, questo intervento non verrà imperniato sul punto di vista degli industriali, ma sui bisogni di chi abita e vive questi luoghi.
Dal 2014 ad oggi, fra le città in cui sono stati fatti degli interventi di riqualificazione delle periferie, possiamo annoverare:
Torino, con il suo quartiere di Borgata Vittoria; Roma, attraverso la riqualifica del Viadotto dei Presidenti; Catania, con il quartiere periferico Librino; Milano, in cui si è intervenuti sul Giambellino; infine Venezia, con il quartiere di Marghera.
Il G124 intende continuare a sovvenzionare e sostenere il recupero di edifici dismessi e la crescita di nuove iniziative culturali ed imprenditoriali nelle periferie. C’è da augurarsi che questo intervento possa fiorire negli anni, e che le periferie non diventino chimere archeologiche di esperimenti sociali e urbanistici falliti.
“Milioni e milioni di anni fa nell’era detta neo-cattolica il pianeta terra era densamente abitato. Sono stati ritrovati resti di immensi agglomerati di abitazioni di forma per lo più tendenti al verticale, dove vivevano tribù di numerosi individui anch’essi verticali, che il mistero della scomparsa di questa civiltà, chiamata la civiltà della caffettiera è da ritenersi causa […]”
Tratto dal film: Musica per vecchi animali di Stefano Benni
Giulia Saya