Nuove elezioni in Libia: i leader delle fazioni vogliono creare un governo unificato

Nuove elezioni in Libia

Dopo 13 anni di caos le nuove elezioni in Libia potrebbero essere il primo importante momento di svolta verso la pace: i leader delle 3 principali fazioni sono d’accordo nel creare un governo unificato per supervisionare il processo elettorale.

Nuove elezioni in Libia: miraggio o realtà?

La scorsa settimana è stato convocato un incontro al Cairo dal segretario della Lega araba, Amhed Aboul Gheit. A questo incontro hanno partecipato i tre leader libici:

In una dichiarazione congiunta, i tre leader hanno anche richiesto sostegno per le loro proposte alla comunità internazionale e alla missione ONU in Libia.

“Crediamo che le misure concordate oggi siano un importante inizio. E sono all’altezza delle ambizioni dei libici di avere le elezioni

Mohamed Menfi



Nuove elezioni in Libia: gli obiettivi

Le nuove elezioni in Libia, presiedute dal nuovo e temporaneo governo unificato, avrebbero un unico principale obiettivo: limitare l’intervento di altri Stati esteri affinché non continuino ad influenzare negativamente il processo politico libico. Tale obiettivo si declina in 3 punti:

  1. Sovranità centrale;
  2. Totale indipendenza della Libia;
  3. Unità territoriale del Paese.

L’unico compito del nuovo governo unificato, quindi, sarebbe quello di portare alle nuove elezioni in Libia e di supervisionare il processo elettorale. Per questo è stata voluta la creazione di un comitato tecnico con il compito emendare, prima dell’apertura delle urne, tutto ciò che potrebbe impedire il libero, inclusivo e trasparente svolgimento delle elezioni (come è già accaduto nel 2021).

Pertanto non stupisce che le nuove elezioni in Libia non abbiano ancora una data. Secondo la Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia, inoltre, ci sono almeno 4 ostacoli che mettono a rischio le elezioni:

  1. La previsione di un secondo turno obbligatorio per le elezioni presidenziali anche se il vincitore della prima tornata ottenesse la maggioranza assoluta dei voti.
  2. Il collegamento tra le elezioni parlamentari e quelle presidenziali che subordina le elezioni dell’Assemblea Nazionale (il Parlamento) al successo delle elezioni presidenziali.
  3. La necessità di un governo di unità per indire nuove elezioni in Libia.
  4. La necessità di elezioni inclusive nelle quali devono poter votare anche le donne e tutte le componenti culturali del Paese

Tuttavia, mentre la maggior parte dei politici si dichiara favorevole, molti libici dubitano che loro siano genuinamente d’accordo con le nuove elezioni in Libia che rimuoverebbero molti di essi dal potere poiché, infatti, si andrebbe a ritoccare (a ribasso) il numero dei rappresentanti politici. Tuttavia, il fatto che i leader abbiano deciso di unirsi verso una scelta democratica è un primo importante evento.

Lo spettro di una nuova guerra

Dopo il fallimento delle elezioni del 2014, è scoppiata una guerra civile che ha condotto alla frammentazione politica e militare del Paese. Infatti, oltre ai già citati protagonisti della scena politica libica, si aggiungono il GUN (Governo di unità nazionale, non riconosciuto dalla comunità internazionale) e il Comando generale dell’esercito nazionale libico (NLA, presieduto da Khalifa Haftar).

Quest’ultimo, in un discorso di pochi giorni fa, ha rilasciato una dichiarazione che getta ombre sinistre su un futuro pacifico:

Sono state date più opportunità del necessario al processo politico iniziato dalle Nazioni Unite. E non ci sono segnali di soluzioni che possano condurre ad accordi di pace e portare alla stabilità politica. Il margine per la concessione di opportunità è diventato ristretto. Siamo pronti e non esiteremo a prendere decisioni coraggiose per affrontare chiunque voglia interferire con il destino della Nazione.

Parole dure, quelle del generale Haftar. Parole che, se da un lato si accordano con il desiderio generale di trovare stabilità e indipendenza, dall’altro gettano l’ombra inquietante di un ulteriore conflitto armato nel Paese.

A ben guardare, tuttavia, non ha tutti i torti: infatti, la presenza estera in Libia sembra aver provocato più danni che benefici. Nel 2011, quando la dittatura di Gheddafi è stata stroncata, sembrava che la pace e la democrazia avrebbero finalmente trionfato in un Paese da sempre segnato dai conflitti.

Tuttavia, le speranze si sono presto rivelate vane: guerra civile, spartizione di territori tra fazioni antagoniste, guerriglia armata, povertà dilagante, negazione diffusa dei diritti fondamentali dell’uomo Insomma, la presenza delle Nazioni Unite e le iniziative diplomatiche portate avanti dalle singole nazioni (Italia inclusa) non hanno portato ai risultati sperati.

Anche per questo motivo, quindi, la speranza che questa volta le nuove elezioni in Libia abbiano successo è più viva che mai.

Arianna Ferioli

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