Una ricerca condotta da ricercatori del The Scripps Research Institute e appena pubblicata su Cell reports mostra una capacità senza precedenti di una nuova terapia anti HIV di bloccare e costringere in uno stato di quiescenza il virus per un periodo molto più lungo durante le pause del trattamento.
L’AIDS rimane una malattia terribile ma nei paesi più sviluppati le cure l’hanno resa più una malattia cronica che una malattia mortale, d’altro canto anche se i farmaci sono meno tossici che in passato assumere potenti farmaci per tutta la vita non è una passeggiata per il fisico. Staccare e far riposare il fisico ogni tanto è una necessità fondamentale, purtroppo però il maledetto virus HIV non appena si sospende il trattamento torna a replicarsi, le attuali cure con i migliori farmaci antiretrovirali non riescono ad assicurare più di sette giorni di sospensione del trattamento prima che il virus HIV ricominci a replicarsi.
La nuova terapia anti HIV
La terapia sviluppata da Susana Valente, Cari F. Kessing e Chuan Li è basata sull’approccio “block and lock” letteralmente bloccare e rinchiudere, vale a dire la capacità di bloccare la replicazione virale all’interno delle cellule infette ma anche di costringere l’HIV in quiescenza, persino per un certo periodo dopo la sospensione della terapia. Il segreto della nuova terapia è una sostanza naturale chiamata didehydro-cortistatin A (DCA) che viene somministrata in associazione con la normale terapia antiretrovirale. La DCA blocca la replicazione inibendo la trascrizione del virus agendo su una proteina chiamata TAT. Il risultato è stato una drastica riduzione dell’RNA virale, più alta di quella ottenuta con la sola terapia antiretrovirale e soprattutto il tempo di latenza del virus allungato a un periodo fino a 19 giorni (in test sui topi nella metà delle cavie non era possibile trovare traccia del virus a 16 giorni dall’interruzione della terapia).
I ricercatori aggiungono due dati ancora più incoraggianti, il primo è che le cavie sono state trattate col dosaggio di farmaci massimo ma ancora nei parametri di tolleranza per i pazienti umani e il secondo è che questi sono i risultati di un mese di trattamento ma sono fiduciosi che un trattamento più lungo potrebbe portare ad incrementare ancora il periodo di latenza del virus durante la sospensione (se non addirittura a un bloccaggio perenne).
Roberto Todini