Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera a quattro decreti attuativi della delega fiscale, tra cui il taglio dell’Irpef appena approvato. Dal 1° Gennaio le aliquote Irpef, imposta sul reddito delle persone fisiche, scenderanno da quattro a tre, con diversi scaglioni. La novità principale riguarda l’accorpamento dei primi due scaglioni in un unico, in modo da procurare un aumento del reddito netto per le fasce coinvolte. Gli effetti arriveranno in maniera crescente solo per coloro che hanno un reddito compreso tra i 15mila e i 50mila euro. Un primo passo che, secondo il Governo, dovrebbe portare beneficio per coloro che hanno un reddito medio-basso
Il Consiglio dei Ministri approva quattro decreti legislativi della delega fiscale
Il Consiglio dei Ministri ha approvato quattro decreti legislativi di attuazione della delega fiscale. Si tratta di quattro provvedimenti che riguardano:
- l’adempimento collaborativo;
- il contenzioso tributario;
- lo statuto del contribuente;
- il taglio dell’Irpef, imposta sul reddito delle persone fisiche.
L’obiettivo, secondo il Governo, è di “migliorare e semplificare il sistema fiscale.” Il cambiamento più importante è quello che riguarda il taglio dell’Irpef che consiste nel passare da un sistema a quattro aliquote a uno a tre aliquote. La novità principale consiste, nell’accorpamento dei primi due scaglioni in uno unico e questo genererà un “aumento del reddito netto per le fasce coinvolte.” Questi “benefici”, arriveranno solo per chi ha un reddito tra i 15mila e i 50mila euro. La riduzione del numero di scaglioni comporta anche, la risistemazione delle aliquote delle addizionali regionali, un’imposta italiana che si applica al reddito complessivo calcolato ai fini dell’Irpef.
Maurizio Leo, viceministro dell’Economia, ha definito i quattro decreti attuativi come:
“provvedimenti molto importanti, che contribuiranno a semplificare il sistema fiscale, rendendolo più equo e dinamico e, portano a un maggiore risparmio fiscale per le fasce di reddito medio-basse, più esposte ai continui mutamenti del quadro economico-finanziario internazionale.”
In cosa consiste il taglio dell’Irpef?
Il 2024, quindi, si aprirà con l’abrogazione di un’aliquota e l’accorpamento dei primi due scaglioni. Il nuovo schema prevede:
- il primo scaglione fino a 28mila euro di reddito lordo annuale, verserà il 23% di Irpef;
- il secondo scaglione che va da 28mila a 50mila euro di reddito lordo annuale, verserà il 35% di Irpef;
- il terzo scaglione al di sopra dei 50mila euro di reddito lordo annuale, verserà il 43% di Irpef.
La riforma dell’Irpef non avrà alcun effetto per chi ha un reddito inferiore a 15mila euro lordi l’anno, poiché l’aliquota era già al 23%. I guadagni maggiori si concentrano, come si evince dalla riforma, proprio tra i 15mila e i 50mila euro di reddito, con un picco massimo a 28mila euro, infatti, chi guadagna questa cifra, riceverà un vantaggio di 260 euro lordi l’anno.
I benefici sono azzerati per coloro che hanno un reddito lordo annuale superiore ai 50mila euro, qui, il Governo è intervenuto con un correttivo, decidendo di fare un un taglio lineare di 260 euro su alcune detrazioni fiscali non sanitarie in modo da pareggiare il conto. Così, per concentrare il beneficio dell’Irpef sui redditi medio-bassi, il governo ha deciso di “sterilizzare” i redditi più alti.
Inoltre, il decreto legislativo prevede l’ampliamento della no tax area, la soglia prevista per i redditi da lavoro dipendente viene innalzata fino a 8.500 euro. Aumenta, invece, la detrazione per il lavoro dipendente, per coloro che hanno un reddito fino a 15.000, viene portata da 1.880 a 1.955 euro.
Gli altri tre decreti attuativi della riforma oltre al taglio dell’Irpef
Oltre al taglio dell’Irpef, nella riforma ci sono altri tre decreti:
- il contenzioso tributario, anche se non vincolanti per l’Esecutivo;
- ritocchi sulla cooperative compliance, ossia il tutoraggio per le grandi imprese le cui soglie di accesso scenderanno fino ad arrivare a 100milioni di euro;
- accolte anche le richieste dei parlamentari sullo Statuto del contribuente:
“non solo l’obbligo di motivazione rafforzata se il Fisco non accoglie le osservazioni difensive, ma anche un’estensione del perimetro dell’autotutela obbligatoria che si estende anche all’errore sul presupposto d’imposta, alla considerazione di pagamenti d’imposta regolarmente eseguiti e alla documentazione successivamente sanata, non oltre i termini eventualmente previsti a pena di decadenza.”
Ambra Vanella