Il governo approva una legge che protegge i diritti delle donne cinesi, provando a limitare discriminazione di genere e molestie sessuali.
Un grande passo per la Cina è stato compiuto. Pochi giorni fa, è stata votata e approvata la modifica alla legge sulla protezione dei diritti delle donne cinesi dalla 37° riunione del comitato permanente del 13° Congresso nazionale del popolo. Ad annunciare la notizia, e a presentare i punti salienti della nuova legge, è stata l’Assemblea Nazionale del Popolo (NPC) direttamente nel sito ufficiale.
A trent’anni dall’attuazione, la legge sui diritti delle donne cinesi non aveva subito grandi modifiche ed era stata rivista soltanto una volta, nel 2005. Ultimamente, grande malcontento e preoccupazione si stava sollevando nell’opinione pubblica. La posizione del governo a difesa del ruolo tradizionale della donna e l’atteggiamento restrittivo nei confronti dell’aborto sembravano minacciare sempre più la tutela dei diritti delle donne.
Il movimento #metoo cinese
Il movimento #metoo, tradotto in cinese #woyeshi (我也是), nasce in Cina in seguito alla vicenda che vede come protagonista Zhou Xiaoxuan. La ragazza aveva infatti denunciato un noto giornalista televisivo che aveva abusato di lei, diventando il volto manifesto del movimento in difesa dei diritti delle donne.
Il movimento, oltre che sollevare potenti critiche, generò un notevole scompiglio e mise in luce temi tabù che mai erano stati discussi prima in Cina. Sono emerse storie di violenza domestica, ma anche importanti questioni come l’aborto e la depressione post-partum. Proprio l’anno scorso, si parlava di come il governo volesse in ogni modo limitare il diritto all’aborto. Benché l’interruzione di gravidanza in Cina sia legale dal 1988 e sia sempre stata incentivata dal governo, negli ultimi anni iniziò ad esserci un’inversione di marcia a causa del calo demografico.
Facile è quindi immaginare come il movimento #metoo ottenne grande risonanza e spinse il governo cinese ad intervenire.
Sulla carta, i cambiamenti proposti dalla nuova legge sembrano una vittoria per le attiviste del movimento, ma non siamo del tutto certi che questo cambiamento avvenga facilmente. Come sottolinea Alessandra Colarizi de Il Manifesto:
[…] il problema sta nella fase applicativa. Quando si parla di abusi sessuali, il maggiore ostacolo è costituito dalla richiesta di prove schiaccianti a sostegno dell’accusa, requisito difficile da soddisfare considerata la scarsa solerzia con cui le forze dell’ordine agiscono in caso di segnalazioni.
Problemi di genere in Cina
La situazione femminile in Cina è peggiorata notevolmente negli ultimi 20 anni. La popolazione maschile supera di gran lunga quella femminile e questo cela dei retroscena sconcertanti. Infatti, come riportato dai dati dell’Ufficio nazionale di statistica cinese, superano ormai i 30 milioni le cosiddette “donne mancanti“. Si tratta di bambine abortite o non registrate al momento della nascita. Questo forte squilibrio ha portato oggi il governo a dichiarare illegale identificare il sesso del bambino prima della nascita, se non per ragioni mediche.
Il numero spaventoso di bambine non volute deriva da un’antica concezione che ha radici profondissime nella società cinese. Da sempre (vorremmo poter dire solo Cina), soprattutto nei contesti rurali, un figlio maschio è indispensabile per lavorare e mantenere la famiglia, ma anche per portare avanti il nome della stirpe e continuare il culto degli avi. Al contrario, la figlia femmina è quasi vista come “un’approfittatrice” di passaggio nella casa paterna. Quando si sposerà, si sposterà, dedicandosi al marito e non più ai suoi genitori. Ecco quindi che il limite del figlio unico imposto in passato ha spinto a dedicare attenzione e risorse ad un unico figlio, preferibilmente maschio.
Nuovi diritti delle donne cinesi
La legge è stata aggiornata e approfondita e si rivolge all’intera società affinché rispetti le donne, promuova l’uguaglianza , elimini ogni forma di discriminazione. La condizione della donna sul posto di lavoro in Cina ha sempre destato qualche preoccupazione. La legge sembrerebbe volta ad eliminare ogni sorta di discriminazione sul lavoro ed assicurare una stretta supervisione della sicurezza. Si parla anche di un miglioramento riguardo al funzionamento del congedo di maternità: i datori di lavoro dovranno chiarire gli obblighi di garanzia di maternità alle lavoratrici. Ai datori di lavoro inoltre è finalmente vietato chiedere lo stato civile o l’intenzione di avere figli.
La discriminazione nei confronti del sesso femminile riguarda anche ragioni economiche. La liberalizzazione economica avviata da Deng Xiaoping ha peggiorato il divario retributivo tra uomini e donne. Una totale assenza di controllo statale sul mercato del lavoro ha permesso a moltissime aziende di attuare pratiche di discriminazione femminile. Speriamo che questa legge sia l’inizio di una nuova era di cambiamento.