Sono trascorsi più di due mesi da uno dei più grandi eventi politici degli ultimi anni, un evento che in poco tempo ha già dato risultati evidenti ma di cui tuttavia nessuno parla: il congresso della Lega Nord. Oltre a confermare Matteo Salvini come leader indiscusso, visto l’80% alle primarie, dal congresso di Parma è uscita una Lega diversa, una Lega che rinnega le sue origini e i suoi ideali di secessione, una Lega che fischia e urla di scendere dal palco al padre Umberto Bossi.
Occorre allora chiedersi cos’è avvenuto, quali sono stati i processi che hanno condotto il primo grande partito di protesta italiano a rinnegare se stesso.
Lega di Salvini
Non c’è ombra di dubbio che la Lega odierna sia totalmente dipendente da Matteo Salvini. A dimostrazione di ciò è il partito satellite denominato “Noi con Salvini”, che negli ultimi anni ha iniziato ad essere attivo nel sud e che ha avuto un ruolo importante nella vittoria del sindaco del centrodestra a l’Aquila.
Oltre Bossi, che ha dichiarato “la lega è morta”, anche l’altro grande leader, il governatore della Lombardia Roberto Maroni, ha iniziato a prendere le distanze dalla politica di Salvini, nonostante tra i due ci sia sempre stato un supporto reciproco. La mossa dei due ex capi non deve però sorprendere. Il loro progetto politico, la realizzazione della Padania, è definitivamente morto.
Salvini ha capito che si deve guardare oltre il Po, ha capito che si sono create le condizioni socio-culturali per diffondere i suoi pensieri e le sue idee in tutta Italia. Proprio per questo non ci si deve stupire se negli ultimi mesi il segretario ha tenuto grandi comizi a “Roma Ladrona” ed ha rischiato di “prendere il colera” visitando Napoli.
La strategia di Salvini
I comizi a Roma e la visita a Napoli vanno però interpretati come mosse puramente politiche; il vero capolavoro che sta facendo Matteo Salvini è la radicalizzazione del nuovo pensiero leghista in quelle aree dove si è perso il senso di appartenenza e l’ideologia.
L’esempio lampante è rappresentato dall’Emilia Romagna, regione storicamente legata alla sinistra, che adesso vede la lega attestarsi stabilmente sopra il 13%, oppure dalle regioni del centro sud, nelle quali ha convinto il 10% dei cittadini a sostenere il suo partito.
Ma il dato che più di tutti preoccupa è il consenso che Salvini ha come leader politico. In regioni come Calabria e Basilicata, il 40% delle persone ritiene Matteo Salvini, quello che fino a 3 anni fa considerava Africa tutto ciò a sud del Po, il leader ideale per il nostro Paese. Tutto ciò si deve a due fattori fondamentali: le fallimentari politiche del centrodestra e del centrosinistra e il grande uso delle fonti di comunicazione da parte del leader leghista.
Per quanto riguarda il primo punto, non c’è molto da dire visto che tutti i governi degli ultimi 20 anni hanno promesso e sistematicamente deluso.
Sul secondo, invece, si può solamente applaudire Matteo Salvini. Il segretario leghista è stato il primo politico italiano a capire che questa costante presenza in Tv e sui social network crea consenso nella popolazione.
Salvini, inoltre, grazie al suo linguaggio semplice ma deciso, riesce a far passare in modo super efficace i messaggi leghisti, convincendo gli italiani a sostenere le sue teorie su temi ad oggi rilevanti, come immigrazione e disoccupazione.
Dove può arrivare
Rispondere a questa domanda non è assolutamente semplice. Sicuramente Salvini si pone come l’elemento di maggior rilievo del centrodestra, anche in virtù della grande importanza che ha avuto la Lega nelle vittorie storiche di Genova e Sesto San Giovanni alle ultime elezioni amministrative.
Un altro metro di valutazione della nuova strada intrapresa sarà sicuramente dato dalle elezioni regionali in Sicilia, che vedranno “Noi con Salvini” schierati a supporto di Nello Musumeci. Un ottimo risultato in Sicilia potrebbe legittimare Salvini e la Lega come nuovo traino del centrodestra, scalzando dopo 25 anni la figura di Silvio Berlusconi e aprendo una nuova stagione politica all’interno della destra italiana, una stagione basata sul populismo e l’antieuropeismo.