Mercoledì 27 novembre, il Parlamento Europeo ha approvato la nuova Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen con 370 voti favorevoli su 688. Sebbene l’approvazione fosse attesa, il margine è stato il più ridotto dal 1993, evidenziando spaccature interne nei principali gruppi politici europei e nuove dinamiche di alleanze.
Il contesto del voto e la formazione della nuova Commissione
La nuova Commissione Europea, composta dalla presidente Ursula von der Leyen e da 26 commissari in rappresentanza dei paesi membri, entrerà in carica il 1° dicembre. Von der Leyen, già presidente nella legislatura 2019-2024, ha ottenuto il suo secondo mandato con il sostegno della coalizione centrista composta da Popolari (PPE), Socialisti (S&D) e Renew Europe. Rispetto al 2019, quando ottenne 401 voti, l’attuale Commissione è stata approvata con un margine più stretto, riflettendo tensioni e compromessi complessi.
Divisioni tra i principali gruppi parlamentari
I Popolari e il sostegno incerto
Il Partito Popolare Europeo, guidato da Manfred Weber, ha espresso formalmente il proprio sostegno alla nuova Commissione Europea, definendo il programma “equilibrato e capace di unire l’Europa”. Tuttavia, alcune delegazioni nazionali, tra cui i Popolari spagnoli e sloveni, hanno votato contro, principalmente in protesta contro alcune nomine specifiche, come quella di Teresa Ribera, accusata di inefficienza nella gestione delle alluvioni in Spagna. Questi dissensi hanno sottratto circa 30 voti al gruppo.
Socialisti divisi sulla vicepresidenza Fitto
Anche i Socialisti e Democratici hanno mostrato fratture interne, con i parlamentari francesi e tedeschi particolarmente critici verso la nomina di Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo proposto da Fratelli d’Italia, partito di estrema destra. La capogruppo Iratxe García Pérez ha cercato di mantenere coesione, ma il risultato finale ha mostrato una significativa perdita di consensi, con circa 30 voti mancanti.
Renew: stabilità con riserve
Renew Europe, il gruppo liberale e centrista, è stato il più coeso tra i principali gruppi favorevoli alla nuova Commissione Europea, registrando solo alcune astensioni. Il gruppo ha apprezzato il trasferimento di competenze dal commissario ungherese Olivér Várhelyi a Hadja Lahbib, volto a limitare l’influenza di Fidesz, il partito di Viktor Orbán.
Le opposizioni compatte e le nuove alleanze
L’estrema sinistra e destra unite nel “no”
I gruppi di opposizione, tra cui la Sinistra (The Left) e i Patrioti per l’Europa (PfE), hanno votato compattamente contro la nuova Commissione Europea, criticandone la deriva verso destra. Manon Aubry, co-capogruppo della Sinistra, ha definito questa Commissione “la più a destra della storia europea”.
Il sostegno decisivo dei Conservatori
Fratelli d’Italia, con i suoi 24 parlamentari, ha giocato un ruolo cruciale nel garantire l’approvazione della Commissione. Il gruppo dei Conservatori e Riformisti, guidato da Giorgia Meloni, ha però mostrato divisioni: mentre gli italiani e i fiamminghi hanno votato a favore, la delegazione polacca del PiS si è opposta. Questa spaccatura riflette le tensioni interne al gruppo, dove coesistono formazioni con visioni divergenti sull’integrazione europea.
Le critiche alle nomine: tra politica e strategia
La nomina di Raffaele Fitto è stata uno dei principali punti di attrito. Per molti parlamentari, affidare una vicepresidenza a un esponente di estrema destra rappresenta una deviazione dagli accordi tradizionali tra Popolari, Socialisti e Renew. Tuttavia, per Ursula von der Leyen, la scelta di Fitto è stata anche una strategia per ampliare la base di consenso della Commissione, coinvolgendo nuovi attori politici come Fratelli d’Italia e aumentando il peso dell’Italia, una delle economie più grandi dell’UE.
Un futuro incerto per le maggioranze europee
La nuova Commissione Europea, anche seconda, di von der Leyen si presenta con una maggioranza più fragile e dipendente da dinamiche variabili. A differenza dei parlamenti nazionali, il Parlamento Europeo non ha coalizioni permanenti, e le maggioranze si formano caso per caso, in base ai provvedimenti in discussione. Questo scenario potrebbe rendere difficile per la Commissione attuare il proprio programma, specialmente su temi divisivi come il clima e la politica estera.
L’approvazione della nuova Commissione Europea riflette un panorama politico europeo sempre più frammentato e polarizzato. Sebbene Ursula von der Leyen sia riuscita a consolidare il proprio ruolo con alleanze strategiche, le divisioni interne ai gruppi parlamentari evidenziano le sfide future. La necessità di costruire maggioranze variabili potrebbe influenzare significativamente la capacità della Commissione di attuare il proprio programma nei prossimi anni.