Nudo artistico o a “luci rosse”? E’ un algoritmo a stabilirlo

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Comprendere la differenza tra nudo artistico e immagine a “luci rosse”? Dopo la censura del Canova da parte dei social networks, diventa impresa ardua.

Per Facebook e Instagram nessuna differenza tra nudo artistico e immagine a “luci rosse”

Ha fatto molto scalpore il recente avvenimento riguardante la censura applicata dai social alle immagini delle opere di Antonio Canova, a quanto pare considerate da Facebook e Instagram “oltraggiose”. Un Post della Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno lamenta cali di visibilità a causa dell’oscuramento di molte immagini sotto l’hashtag  #antoniocanova. Quel nudo artistico riconosciuto  dal social al pari di un’immagine a “luci rosse”.

Ci si chiede come sia possibile che nel ventunesimo secolo un nudo artistico possa essere considerato a “luci rosse”. Ma soprattutto ci si chiede secondo quale parametro si basa tale considerazione

A quanto pare qui subentra la matematica. Infatti a decidere tra immagini a “luci rosse” o nudo artistico è un algoritmo. Quindi nulla di umano. Di conseguenza nessuna sfumatura è concessa nel perfetto “Grande fratello” cibernetico: qui vige la sola legge delle formule matematiche preimpostate da chi, forse, poco si intende di arte. Cosicchè una statua come “Amore e Psiche” di Canova, diviene per l “algoritmo” l’immagine oltraggiosa a “luci rosse” da oscurare alla rete. L’algoritmo censura e da al nudo artistico un unico triviale significato:  un qualcosa di scabroso fatto con il solo scopo di stimolare eroticamente lo spettatore.

Ma nel dettaglio, cosa dice Facebook riguardo la censura di un corpo nudo? Quali regole imposta a tutela della morale? Insomma Facebook: cosa per te è “a luci rosse”?

Al quesito Facebook risponde così:
“… Limitiamo la diffusione di immagini di nudo perché alcune parti della nostra comunità globale sono particolarmente sensibili a questo tipo di contenuti, soprattutto per via della loro età e del loro background culturale…”
E Inoltre:
“…Rimuoviamo le fotografie di persone che mostrano genitali o che mostrano completamente le loro natiche. Rimuoviamo fotografie che mostrino un seno se includono il capezzolo, ma permettiamo la diffusione di fotografie che mostrano donne che allattano o mostrano le cicatrici seguite a una mastectomia…”
Quindi viene da pensare che quasi tutto ciò che riguarda un corpo svestito, fatta eccezione per allattamento o mastectomie, per Facebook è a “luci rosse”. Figuriamoci, a questo punto, se può tollerare un nudo artistico!

Considerare un nudo artistico “a luci rosse”, per poi tollerare nei social le più disparate volgarità vestite

L’empatia umana esplode nel momento in cui vediamo Amore alato stringere tra le braccia Psiche, nell’unione di razionalità e passione.  Solo in questo caso la semplice immagine a “luci rosse” (codificata dall’ottuso algoritmo) agli occhi dell’umano osservatore invece è : Opera D’arte. Così il nudo diviene artistico e non più immorale o oltraggioso. La sensibilità umana non potrà mai essere sostituita da una formula matematica. La capacità di scorgere sfumature talmente sottili da poter distinguere l’opera artistica dall’oscenità . Un nudo artistico non ha nulla che vedere con il degrado che invece congestiona la rete, fatto di volgari allusioni o immagini che ostentano mercanzia senza alcuna decenza… Pur restando vestite

La libertà di espressione e i limiti della decenza. Da un nudo artistico le “luci rosse” come spie d’emergenza, attivate da un algoritmo senza alcuna assennatezza e capacità di giudizio.

Un’educazione al bello potrebbe fare la differenza. L’opera d’arte in sé, che sia nudo artistico o altro, dovrebbe stimolare i nostri sensi verso la contemplazione della bellezza e non verso laidezza e perversione. Limitare la libertà di plasmare opere o scegliere ciò che sentiamo come “bello”, è un triste passo indietro, nonostante i social ci facciano credere di vivere tutti in un futuristico mondo. Le “luci rosse” continuano a lampeggiare mentre artisti di ogni genere stendono un velo pietoso sull’ignorante saccenteria di un algoritmo.

Intanto qualcuno le “luci rosse” sul nudo artistico le vuole spengere

Esponendo il proprio disappunto sull’accaduto, molti critici d’arte (tra cui anche Vittorio Sgarbi, proprio da questo gennaio Presidente della Fondazione Canova) fanno sentire indignati la propria voce, dichiarando di voler trascinare il caro Zuckerberg in tribunale per aver ostacolato la pubblicazione e diffusione delle opere del Canova in rete, creando danni economici alla Fondazione e al Museo. Ma nonostante tutto le “luci rosse” restano accese e il nudo artistico censurato. Nulla è servito, nemmeno l’urlo “Sgarbiano” di:  “Algoritmo capra!”.

Per Facebook le “luci rosse” restano accese, ma nella realtà il nudo artistico si può ancora contemplare

Il Customer Service di Facebook, infatti, risponde di ” capire la situazione, ma che non è possibile intervenire perché si tratta di un algoritmo, una macchina, sulla quale il cervello di un singolo nulla può “. Niente da fare quindi, sennonché godere di persona delle grandiose opere artistiche di Antonio Canova, come  nella recente esposizione a cura del  Museo di Roma in Palazzo Braschi. Uscire quindi dalla rete e passeggiare, guardare e vivere davvero l’arte e la sua “Eterna bellezza”.

Nudi artistici nell’armadio e “luci rosse” in frigorifero?

Quindi crediamo di essere liberi di scegliere? Questa è la più grande beffa della rete che ormai ci tiene prigionieri tutti dell’illusione di poter decidere secondo i nostri personali gusti. Perché forse lo scandalo del nudo artistico scaturisce proprio da un’indigestione provocata dalle continue volgarità spesso presenti sui Social Networks, dalla mancanza di educazione sociale, o anche da una sessualità repressa che poi sfocia in patologica depravazione. Queste “luci rosse” virtuali fanno da firmamento sullo schermo illuminato dei  dispositivi,  mentre i nostri giudizi sono abilmente pilotati da algoritmi invisibili. Di questo passo non sarà difficile arrivare al punto in cui il “ciberfrigorifero” mi censura la carbonara perché indecente, o l’armadio interattivo che, severamente, censura  i miei shorts perché terribilmente oltraggiosi.
L’algoritmo della morale non ha mai dubbi, solo inoppugnabili certezze.

Sabrina Casani

 

 

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