Dopo mesi di siccità e conseguente razionamento dell’acqua a Roma è arrivata la pioggia, tutta insieme, nel corso delle mattinata di oggi, domenica 10 settembre 2017, ci si sveglia che sembra ancora notte e inizia il nubifragio su Roma. pioggia battente che continua incessante fino a mezzogiorno, la città come tante volte in precedenza è in ginocchio. Le cronache parlano di allagamenti che vanno dalle zone più centrali (come Colosseo e piazzale Flaminio) alle periferie alla sempre fragilissima Ostia e metro allagata e interrotta.
Personalmente sono stato testimone (e questo voglio raccontare) della disperata lotta degli esercenti di viale Eritrea, nel Quartiere Trieste, per evitare quello che troppo spesso è successo in precedenza, avere i negozi e gli altri esercizi commerciali allagati e devastati.
Attorno alle 10:30 di questa mattina mi trovavo in auto sul tratto della tangenziale tra Tor di Quinto e Prati Fiscali durante uno dei momenti di pioggia più intensa, visibilità quasi azzerata riesco con fatica ad uscire a viale Libia, via Collalto Sabino più che attraversarla l’ho dovuta guadare, giunto in piazza s. Emerenziana invece di attraversarla mi fermo preoccupato perchè la piazza è letteralmente sott’acqua, in certi punti arrivava certamente ad almeno 30 cm, ho accostato la mia auto e dopo di me ho visto numerosi altri automobilisti altrettanto perplessi se tentare il guado o no.
Alla fine mi sono deciso, ma a quel punto dopo aver imboccato viale Libia in direzione via delle Valli mi sono ricordato di quante volte i negozi di viale Eritrea siano finiti sott’acqua, ho quindi parcheggiato perché volevo vedere cosa stesse succedendo.
Si salvi chi può salvarsi da solo
Quello che ho visto non è degno di un paese civile e tanto meno della capitale d’Italia, la prima cosa che ho notato è stata la gelateria pasticceria Don Nino su viale Eritrea subito dopo la chiesa di Santa Emerenziana, le fogne non ricevevano e davanti aveva un lago, alcuni tavolini e sedie erano in mezzo all’acqua e alla carreggiata, non ho capito subito come mai, non era possibile l’acqua li avesse trascinati fino a lì, poi ho capito …
“si salvi chi può” e “aiutati da solo che Dio ti aiuta”, chi dovrebbe farlo per dovere istituzionale certo non ce la fa, l’acqua è talmente alta che le auto (e peggio ancora i numerosi autobus che passano sulla via) se passassero a velocità non particolarmente moderata alzerebbero uno tsunami che invaderebbe il locale, di certo l’avranno imparato in precedenti esperienze, che siano state di questa mattina o in precedenti nubifragi, così avevano creato una barriera che costringesse le auto a passare al centro della strada, irregolare? certo! qualcuno avrebbe la faccia tosta di rimproverarglielo?.
Continuando a camminare in direzione piazza Annibaliano, sempre sotto la pioggia battente, lungo tutto il marciapiede dal lato della strada in direzione centro l’acqua che invadeva metà carreggiata arrivava rasa al marciapiede, sul lato opposto due camerieri del conosciutissimo bar Romoli con l’aiuto di un extra-comunitario di colore stavano lavorando per sgomberare i tombini da aghi di pino e sporcizie varie e l’intervento sembrava funzionare. Già a questo punto mi sono detto: ma possibile debbano farlo da soli sotto emergenza perché non è stato fatto prima da chi di dovere? Ma niente mi aveva preparato per ciò che avrei visto tornando sul lato della strada più esposto al rischio allagamento …
Non più di 20 o 30 metri dopo Don Nino, i tombini in corrispondenza delle caditoie erano stati aperti e c’erano delle persone che stavano lavorando sotto la pioggia battente per evitare che l’acqua rigurgitasse dalle fogne ostruite dalla sporcizia, i pozzetti erano colmi e l’acqua era già quasi al livello stradale. In breve mi sono reso conto che non era personale AMA o di chi di dovere, si trattava di negozianti di viale Eritrea che memori delle esperienze precedenti e sapendo che non potevano aspettarsi l’aiuto di nessuno stavano facendo da soli. Riempendo interi carrelli (di quelli piccoli di plastica) del supermercato Tigre che è sulla strada con la sporcizia tolta dai pozzetti che avevano aperto, incredulo davanti alla scena mi sono chiesto se raccontando questa storia magari avrei anche fatto passare loro guai perché si sono permessi di fare da soli.
L’intervento ha funzionato, le caditoie hanno ricominciato a ricevere, il livello dell’acqua si è abbassato, i negozi sembravano salvi, non era tanto difficile in fondo evitare un piccolo (non per chi ne è colpito) disastro.
Ho scambiato due parole con un negoziante, non uno di quelli che lavorava sotto l’acqua a cui per rispetto non mi sono avvicinato, col titolare del negozio di abbigliamento che ha messo una paratia per cercare di salvare il suo esercizio in caso di allagamento, non è nemmeno arrabbiato, non urla, non inveisce, il tono è quello scoraggiato di chi vive queste situazioni da 30 anni. Mi dice che non aveva previsto di aprire questa mattina e che ha una figlia disabile di cui doveva occuparsi oggi, ma che viste le condizioni climatiche è invece venuto a vedere cosa sarebbe successo al suo negozio.
Il Comune ha fatto sapere che in vista dell’annunciata emergenza nubifragio nei giorni scorsi si sono eseguiti numerosi interventi in zone a rischio per ripulire le caditoie, non lo metto in dubbio, probabilmente erano troppe le aree a rischio per intervenire in tutte in tempo, ecco perché la manutenzione non dovrebbe essere un intervento straordinario. Viale Eritrea con la sua storia di negozi allagati che si ripete era certamente una delle zone a rischio, eppure è rimasta fuori e si sono dovuti arrangiare, come minimo il comune dovrebbe fare le proprie scuse e magari uno sconto sulle tasse, ma come ho detto temo che sarà già tanto se i negozianti non si sentiranno rimproverare di aver osato sostituirsi a chi avrebbe dovuto svolgere il lavoro che loro hanno svolto, sotto la pioggia, con equipaggiamento di fortuna.
Roberto Todini