Nozze gay negli USA: Lorie Smith si rifiuta di creare siti celebrativi, la Corte Suprema le dà ragione

Nozze gay negli USA

Durante la settimana scorsa, si è concluso un caso giudiziario che ha visto il coinvolgimento di un’attività chiamata “303 Creative LLC” con sede legale in Colorado. Il processo è partito perché la titolare, Lorie Smith, si voleva rifiutare di celebrare le nozze gay negli USA per i propri principi religiosi, e la Corte Suprema le ha dato ragione.

Il caso giudiziario

È ormai da diversi anni che si sta svolgendo un particolare caso giudiziario negli USA, e soltanto di recente si è giunti a una conclusione. Il caso riguarda un’impresa di web design chiamata “303 Creative LLC”, con sede legale in Colorado, che crea siti web per eventi e occasioni specifiche, tra cui anche siti celebrativi per matrimoni. La titolare, Lorie Smith, aveva espresso la volontà di segnalare sul sito web della propria attività il rifiuto di creare siti web celebrativi per nozze gay negli USA, in quanto andavano contro i propri principi religiosi. Accortasi però che la legge anti-discriminazione del Colorado del 2008 le impediva di effettuare una tale azione, decise di portare in tribunale lo Stato del Colorado nel 2018, facendo quindi una contestazione preventiva (ovvero la contestazione di una legge prima che essa venga messa in atto e crei un potenziale danno all’interessato).

Sia in primo sia in secondo grado i tribunali coinvolti hanno accolto la contestazione, ritenendo legittime le preoccupazioni dell’interessata (che si appellava al Primo Emendamento della Costituzione). In entrambi i casi però, i giudici si sono espressi contro Smith, facendo prevalere la validità della legge anti-discriminazione del 2008. Con l’ultimo ricorso alla Corte Suprema degli USA, il verdetto finale è stato ribaltato, e i giudici hanno dato ragione a Smith e al suo rifiuto di creare siti celebrativi per nozze gay.

Nozze gay negli USA: la decisione dei giudici

La decisione, votata con i sei giudici conservatori favorevoli e i tre giudici liberali contrari, è stata scritta dal giudice Neil Gorsuch, affiancato dal presidente della Corte John Roberts e dai giudici Samuel Alito, Amy Coney Barrett, Brett Kavanaugh e Clarence Thomas. La giudice Sonia Sotomayor ha espresso pubblicamente il suo dissenso insieme ai colleghi liberali Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson. La Corte Suprema ha quindi dato precedenza al Primo Emendamento della Costituzione, il quale sancisce la libertà di culto e la libertà di parola e di stampa in relazione alle credenze religiose, rispetto alla legge anti-discriminazione sopracitata.

Il Primo Emendamento immagina gli Stati Uniti come un luogo ricco e complesso dove tutte le persone sono libere di pensare e parlare come desiderano, non come il governo richiede” ha spiegato Gorsuch, cha ha anche aggiunto che il Colorado ha cercato di “negare questa promessa“.

Il curioso caso di Stewart

Dopo la decisione della Corte Suprema degli USA di dar ragione a Smith nel rifiutarsi di celebrare nozze gay, è però emerso, grazie a un indagine del giornale statunitense The New Republic, un caso peculiare. Nei documenti ufficiali depositati in tribunali dall’accusa infatti, risultava, tra le varie storie raccontate, il caso della coppia composta da Stewart e Mike.

Secondo i documenti, Stewart avrebbe contattato la Smith nel settembre 2016 per il suo matrimonio con Mike che si sarebbe svolto l’anno successivo: la coppia, secondo quanto riportato, era interessata a diversi design per le nozze, tra cui anche un sito web dedicato. Sui documenti erano presenti il numero di telefono di Stewart, l’indirizzo e-mail e l’URL del suo sito web: anche lui era un designer, come risultava dal sito.

Dopo essere stato contattato dai giornalisti, Stewart ha però negato di aver mai effettuato nessuna di queste richieste: nel 2016 infatti Stewart era già sposato con una donna.

Se qualcuno ha preso i miei dati come informazioni di supporto o documentazione, qualcuno li ha falsificati

Intervistato telefonicamente, Stewart ha inoltre dichiarato con tono perplesso quanto segue:

Non vorrei che qualcuno mi creasse un sito web per il matrimonio. Sono sposato, ho un figlio. Non so bene da dove sia venuto fuori. Qualcuno sta usando informazioni false in un documento della Corte Suprema.

Oltre quindi a spiegare il controsenso che un designer come lui contatti qualcun altro per creare un sito web, Stewart ha infine espresso la sua preoccupazione sul fatto che nessuno nella Corte Suprema abbia mai sentito la necessità di verificare i fatti riportati nei documenti ufficiali.

Conclusioni

La decisione della Corte rappresenta un colpo basso per le tutele LGBTQ, nonostante negli ultimi anni siano state rafforzate da importanti decisioni sempre della Corte Suprema, tra cui quella scritta tre anni fa da Gorsuch, in cui la maggioranza ha ampliato le tutele per i lavoratori LGBTQ, e il caso del 2015 che ha legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso a livello nazionale.

Il timore è quindi che questi importanti passi avanti si perdano per colpa di decisioni come questa. Come ha commentato la giudice Sotomayor nella sua lettera pubblica:

Oggi la Corte, per la prima volta nella sua storia, riconosce a un esercizio commerciale aperto al pubblico il diritto costituzionale di rifiutarsi di servire membri di una classe protetta. In particolare, la Corte afferma che il Primo Emendamento esenta una società di progettazione di siti web da una legge statale che proibisce alla società di negare siti web di matrimonio a coppie dello stesso sesso se la società sceglie di vendere tali siti web al pubblico.

E ha poi concluso definendo tutto ciò come “un triste giorno per il diritto costituzionale americano e per la vita delle persone LGBTQ”.

Insieme a questo, il fatto che ci sia la testimonianza di una falsa narrazione da parte dell’accusa suggerisce in maniera ben poco rassicurante la disonestà intellettuale della Smith e dal gruppo di avvocati conservatori e cristiani dell’ “Alliance Defending Freedom” che l’ha aiutata fin dal principio.

Mattia Tamberi

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