Sabato pomeriggio, Israele ha lanciato un raid a Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza, violando ancora il cessate il fuoco e causando nove morti, tra cui due giornalisti. Il Ministero della Salute ha confermato le vittime e i feriti, dichiarando che i superstiti sono stati trasferiti d’urgenza all’ospedale indonesiano nella Striscia di Gaza. Oltre ai due giornalisti, il resto delle vittime erano principalmente operatori umanitari e di soccorso. Il radi a Beit Lahia non sembra infatti affatto casuale: i bombardamenti avrebbero preso di mira delle auto che si trovavano nella città della Striscia per offrire assistenza e cibo agli sfollati. Da quando è iniziato ufficialmente il cessate il fuoco, il 19 gennaio 2025, secondo i dati rilasciati dall’Euro-Med Human Rights Monitor, l’esercito di occupazione israeliano avrebbe ucciso più di 150 persone e ferito più di 600.
Il raid più letale dall’inizio del cessate il fuoco
Un attacco aereo israeliano ha colpito la città di Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza, causando la morte di almeno nove operatori di organizzazioni benefiche e il ferimento di numerose altre persone. Secondo l’ufficio stampa di Hamas, il raid a Beit Lahia sarebbe il più letale dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, a gennaio.
Il Ministero della Salute di Gaza ha riferito che tra le vittime ci sono anche giornalisti che stavano documentando la distribuzione di aiuti umanitari alle famiglie colpite dal conflitto. Secondo testimoni, il drone responsabile dell’attacco ha colpito una squadra di soccorso che stava allestendo tende per gli sfollati.
L’esercito israeliano: colpiti membri di Hamas
L’IDF ha dichiarato di aver preso di mira una “cellula terroristica” che utilizzava un drone per attaccare le proprie truppe nella Striscia di Gaza. Tra i sei militanti uccisi, Israele ha identificato Mostafa Mohammed Shaaban Hamad, ritenuto coinvolto nei tragici eventi del 7 ottobre, e Mahmoud Imad Hassan Aslim, accusato di operare sotto copertura giornalistica.
L’IDF ha inoltre indicato come eliminati altri quattro membri di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese, tra cui Bilal Mahmood Fuad Abu Matar, sospettato di fingersi fotoreporter per compiere attività ostili. Il governo israeliano sostiene che il raid a Beit Lahia sia stato un’operazione mirata per neutralizzare una minaccia diretta ai propri soldati.
Le operazioni di annientamento di Israele su larga scala
In un altro raid aereo, questa volta nel sud del Libano, due miliziani di Hezbollah sono stati uccisi mentre svolgevano attività di sorveglianza lungo il confine. Secondo il Times of Israel, i due avrebbero partecipato alla pianificazione di attacchi contro Israele. L’operazione rientra nella crescente tensione tra Israele e Hezbollah, con attacchi mirati e rappresaglie reciproche.
Nel frattempo, le forze di sicurezza israeliane hanno dichiarato di aver sventato un attentato terroristico nella Città Vecchia di Gerusalemme. Un cittadino arabo israeliano, Uday Mobarsham, è stato arrestato con l’accusa di voler compiere un attacco armato nei pressi della Porta di Damasco. Secondo le autorità, l’uomo aveva acquistato un’arma artigianale e aveva iniziato un addestramento per usarla contro poliziotti o civili israeliani.
Sul fronte interno, Nour al-Din Abdelqader, un uomo di 27 anni, è stato assassinato mentre si recava al lavoro a Yafa an-Naseriyye, vicino a Nazareth. La comunità arabo-israeliana denuncia un aumento della violenza e l’inefficacia delle forze dell’ordine nel risolvere i casi di omicidio. Dall’inizio del 2025, almeno 54 cittadini arabo-israeliani sono stati uccisi in episodi di violenza non ancora chiariti.
Le tensioni su un cessate il fuoco inesistente
Il raid a Beit Lahia si inserisce in un contesto di crescente tensione tra Israele e Hamas. Sebbene il cessate il fuoco sia stato mediato da Egitto, Qatar e Stati Uniti, Israele ha interrotto i negoziati per la seconda fase dell’accordo, che prevedeva ulteriori scambi di prigionieri e un ritiro progressivo dalla Striscia di Gaza.
Hamas ha dichiarato di voler rispettare gli accordi e ha sollecitato i mediatori internazionali a far pressioni su Israele affinché riprenda i colloqui.
Dall’inizio del genocidio nell’ottobre 2023, oltre 48.500 palestinesi sono stati uccisi nei bombardamenti israeliani. La maggior parte delle vittime sono donne e bambini. La devastazione nella Striscia di Gaza continua ad aggravarsi, mentre gli aiuti umanitari restano bloccati ai valichi di frontiera, peggiorando ulteriormente la crisi umanitaria.
Lucrezia Agliani