La Johnson and Johnson si è accordata per un risarcimento di 700 milioni di dollari per tutti i querelanti che sostengono di essere stati ingannati sul reale contenuto dei prodotti a base di talco della multinazionale farmaceutica. Infatti si sospetta che tali prodotti siano dannosi per la salute dell’uomo in quanto contenenti sostanze cancerogene come l’amianto. Proprio per questo motivo alcune donne hanno collegato l’uso prolungato delle polveri della multinazionale con l’insorgenza di cancro alle ovaie.
Johnson and Johnson e il talco: chi causa il cancro alle ovaie?
Tutto partì da una denuncia nel 2016 In America. Da quella prima sentenza conclusasi a favore del querelante, se ne aggiunsero altre. Inizialmente la multinazionale farmaceutica Johnson and Johnson propose un risarcimento da 6 miliardi di dollari, ma per ora ne sono stati resi disponibili solo 700 milioni, dunque non saranno risarciti in tempi brevi tutti i querelanti. Nel mentre, nonostante la Johnson and Johnson abbia sempre smentito ogni supposizione circa gli effetti cancerogeni dei suoi prodotti a base di talco, dal 2016 la multinazionale ha smesso di vendere tali articoli nel mercato nordamericano e dal 2023 li ha definitivamente ritirati dal commercio globale.
Le trattative per i vari risarcimenti sono ancora in corso, ma ora che si è ad un punto di svolta sulla questione, potrebbero sorgere alcuni dubbi: perché ritirare le polveri mietitrici di vittime se la multinazionale produttrice continua a mostrarsi sicura e sincera verso i suoi clienti?
L’uomo e l’ambiente: è solo colpa di J&J?
Da decenni il talco è un minerale oggetto di molti studi perché si sospetta che, se usato in zone genitali, penetrando all’interno dell’organismo possa provocare delle infiammazioni a lungo termine che favorirebbero, nel caso delle donne, l’insorgenza di cancro alle ovaie.
Ma ancora prima di puntare il dito su un solo portatore di sciagure, ci si dovrebbe guardare intorno per capire che purtroppo i danni alla salute non possono essere causati da una sola fonte pestifera: basti pensare all’aria che respiriamo o al cibo che mangiamo. Il corpo umano è in grado di vivere in mezzo ad un tale bombardamento da inquinamento, ma nel tempo pagherà le conseguenze di tutte quelle alterazioni nocive per sé stesso e per l’ambiente che lui ha generato con le sue mani.
Nemmeno il contadino solitario è al sicuro: anche se lui coltiva ortaggi nel rispetto dell’ambiente e senza l’uso di sostanze chimiche dannose, basta soltanto che il suo vicino usi una piccola quantità di pesticidi, che questa finisca poi nel terreno e nell’acqua, ed ecco che anche i campi limitrofi saranno contaminati. Sono esempi generali e la lista potrebbe andare avanti, ma due sono sufficienti per dimostrare che il corpo umano è una macchina complessa che ha bisogno di un certo equilibrio interno per funzionare bene ma purtroppo oggi nessun essere umano vive distaccato da qualunque agente inquinante.
Un sacrificio non eticamente corretto ma ancora inevitabile
Le ricerche accumulatesi negli anni sugli effetti a lungo termine dei prodotti a base di talco sono poco esaustive perché si cerca di ottenere dei risultati scavando nelle abitudini e negli eventi delle vite dei partecipanti alla ricerca. Ovviamente ci sono dei casi in cui, dal confronto dei dati, emergono alcuni avvenimenti ed usanze in comune tra i partecipanti che potrebbero determinare l’inizio dei problemi alla salute. Tuttavia si fa affidamento sulla memoria delle donne coinvolte, dunque bisogna sempre considerare una percentuale di imprecisione nel racconto di fatti ed abitudini.
Sembrano più utili gli studi che cominciano ancora prima che il cancro alle ovaie si presenti e che analizzano quali differenze sorgono tra le donne che contraggono il cancro e quelle che invece non si ammalano anche se entrambe utilizzano prodotti a base di talco.
Solitamente i test precedenti al lancio di un prodotto cosmetico sono eseguiti su animali come ratti o conigli. Ma come ben si sa, i test di tali prodotti spesso non considerano gli eventuali effetti causati da un utilizzo prolungato finché questi articoli non vengono commercializzati. La stessa cosa vale per i medicinali, si vedano le recenti decisioni sui vaccini contro il Covid. Ma soprattutto, se fanno male all’uomo, si immaginino le sofferenze delle cavie animali e quante di queste siano morte prima di noi per quegli stessi prodotti.
Purtroppo, gli animali rimangono gli unici esseri viventi in grado di simulare al meglio la complessità del corpo umano. Finora sono state proposte delle alternative come le ricostruzioni di alcuni organi umani in vitro oppure l’uso di simulazioni al computer, ma poche di queste procedure sono state approvate perché ritenute ancora poco attendibili.
Insomma, è giusto denunciare le malefatte dei colossi come Johnson and Johnson che in un modo o nell’altro sembrano attratte dal controllo delle vite dei consumatori, ma bisogna sempre considerare che è vinta solo la battaglia di una guerra interminabile. Purtroppo non si può tornare all’eden di Adamo ed Eva o creare un pianeta in cui vivere lontano da ogni male: l’uomo sarà sempre più consumato da ciò che lo circonda e da prodotti sempre più indispensabili nella sua vita, e spesso non potrà fare nulla per migliorare la sua situazione.