Un gruppo di circa 500 persone composto da ebrei, rabbini, discendenti dei sopravvissuti dell’Olocausto, membri del congresso e altri alleati si sono presentati a Capitol Hill, il Congresso americano, per protestare contro la guerra tra Israele e Hamas e chiedere un cessate il fuoco a Gaza. Si contano almeno 300 arresti da parte della polizia del Campidoglio. La manifestazione, organizzata dai gruppi ebraici Jewish Voice for Peace e IfNotNow, ha attirato una folla di almeno 10mila persone provenienti da tutto il Paese.
“Not in my name”, la manifestazione al Campidoglio americano
Mercoledì 18 ottobre centinaia di manifestanti ebrei pro-Palestina sono scesi davanti l’edificio del Congresso di Washington per chiedere un cessate il fuoco nella guerra tra Israele e Hamas, causando circa 300 arresti e limitando l’accesso a Capitol Hill.
La manifestazione è stata organizzata da due gruppi ebrei antisionisti, Jewish Voice For Peace e IfNotNow, e in 500 si sono riuniti all’interno della rotonda del Cannon House Office Building, guidati da circa 25 rabbini che hanno letto testimonianze di palestinesi di Gaza e recitato preghiere. Fuori l’edificio, circa 10mila persone manifestavano per il cessate il fuoco e intonavano “Let Gaza Live”.
Molti di noi sono in lutto per i nostri amici e cari israeliani e palestinesi. Nel dolore, stiamo cercando di elaborare una settimana di violenza orribile che ha lasciato così tanti che sappiamo feriti, traumatizzati, rapiti o uccisi. Ma ci rifiutiamo di permettere che il nostro dolore venga usato come arma per giustificare l’omicidio di altri palestinesi. Come ebrei americani, ora chiediamo un cessate il fuoco. Nessun genocidio in nostro nome”, si legge nel comunicato di Jewish Voice for Peace che chiama alla mobilitazione.
I manifestanti si sono presentati al Campidoglio per chiedere al presidente Biden e al Congresso di usare la propria influenza per attuare un cessate il fuoco a Gaza e usare qualsiasi strumento possibile per costringere Israele a fermare la sua guerra contro i palestinesi e quindi di smettere di finanziare il “genocidio” israeliano in Palestina.
“Proprio come chiediamo la fine del genocidio a Gaza, dobbiamo fare lo stesso sforzo per smantellare i sistemi di sionismo, apartheid e colonialismo che ci hanno portato a questo momento”, così in un post su X Jewish Voice for Peace durante la manifestazione.
La polizia del Campidoglio è subito intervenuta, in quanto non sono ammesse manifestazioni negli edifici del Congresso. In una dichiarazione su X, scrivono di aver avvertito i manifestanti di fermarsi e che, quando non l’hanno fatto, hanno dovuto arrestarli.
La manifestazione al Campidoglio arriva lo stesso giorno in cui il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha visitato Israele in segno di sostegno e in cui ha negoziato aiuti umanitari per i civili di Gaza, dopo aver scagionato il governo di Netanyahu di aver bombardato l’Al-Ahli Arabi Baptist Hospital di Gaza.
“Abbiamo chiuso il Congresso per attirare l’attenzione di massa sulla complicità degli Stati Uniti nella continua oppressione dei palestinesi da parte di Israele”, ha scritto JVP sempre su X.
Manifestazioni contro la guerra
Le manifestazioni contro la guerra tra Israele e Hamas hanno continuato a svolgersi in tutto il Paese e in molte altre capitali del mondo.
Decine di migliaia di manifestanti si sono radunati in tutto il Medio Oriente e in alcune parti dell’Asia, dell’Europa e degli Stati Uniti a sostegno dei palestinesi e per condannare il governo israeliano per aver intensificato i suoi attacchi su Gaza dopo l’attentato di Hamas del 7 ottobre.
Negli Stati Uniti, proteste filo-palestinesi si sono verificate a Los Angeles, New York e Dearborn, nel Michigan. Lunedì 16 ottobre, una manifestazione vicino alla Casa Bianca avrebbe attirato circa 5mila persone, secondo le stime di JVP. Nel Regno Unito, manifestazioni hanno avuto luogo a Manchester, nel nord dell’Inghilterra, e a Edimburgo e Glasgow in Scozia, ma anche a Londra, nonostante gli avvertimenti della polizia sul rischio di arresti per chi mostrasse sostegno ad Hamas.
In Europa, manifestazioni a sostegno della Palestina si sono svolte a Ginevra, in Svizzera, a Torino, Roma e nella capitale irlandese Dublino. Proteste si sono verificate anche a Parigi, in Francia, dove la polizia è intervenuta con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere circa 3mila partecipanti dopo che il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha vietato manifestazioni a sostegno della Palestina per paura di disordini.
Ma è soprattutto nel mondo arabo che si sono verificate le proteste più numerose. Da Baghdad (Iraq) a Sanaa (Yemen) a Islamabad in Pakistan fino a Kuala Lumpur in Malesia, in migliaia sono scesi in piazza sventolando la bandiera Palestinese.