Nord Corea, un universo misterioso e impenetrabile. Del Paese si conosce solo la sua potenza nucleare, che l’ha esclusa dalle relazioni internazionali, e la devozione dei cittadini verso il proprio leader Kim Jong-Un. Il Brillante Compagno, lo chiamano con devozione, ponendolo alla stregua di un dio. L’impenetrabilità del Paese è anche legata all’impronta comunista su cui questo è stato plasmato.
Le disconosciute usanze occidentali sono un taboo, e vengono fanaticamente demonizzate. L’esasperata chiusura del Paese ha per molto tempo retto il mito della sua insuperabilità e perfezione. Un operaio nord coreano guadagna circa 1,5 euro al mese, eppure fino ad ora ha creduto di vivere nel miglior Paese del mondo. D’altronde il mantenimento dell’esercito e dell’arsenale nucleare è avvenuto a spese di ogni altro ambito produttivo e sociale del Paese. Il collasso dei totalitarismi non ha ancora abbattuto la giovane Corea del Nord, ma la globalizzazione la sta mettendo a dura prova.
Nord Corea VS. globalizzazione
L’era post industriale in cui l’occidente ha conosciuto la rivoluzione informatica ha inevitabilmente collegato ogni parte del mondo. Internet ha abbattuto le frontiere tradizionali, ed anche la Corea del Nord si è dovuta adattare, ma a modo proprio. Il Paese continua a non smentire il proprio isolamento, dotandosi di una rete internet singolare e disconnessa dal resto del mondo: il Kwangmyong. Solo 28 siti sono presenti sulla rete, difficilmente accessibili all’Occidente. Le informazioni sono centralizzate e rigidamente controllate dallo Stato, reggendosi sui miti della propaganda comunista. Nessuna notizia dell’universo occidentale filtra nel sistema e ogni informazione scambiata o divulgata è rigidamente controllata dalle forze armate del Paese. In Corea la manipolazione delle masse va oltre i libri di storia. Come in ogni regime totalitario, si avvale di un lessico ancestrale, che identifica il capo come un “Caro padre“ o un “supremo leader” quasi di origine divina. Ma la globalizzazione e l’interconnessione responsabili del crollo della Cortina di Ferro rendono sempre più difficile la persistenza di grandi muraglie cinesi.
I sussurri che incrinano il castello di menzogne
Non è ancora vanificato dalle tecnologie sofisticate l’antico metodo del passaparola, che nella Corea settentrionale è il principale mezzo di comunicazione “occulta” o alternativa a quella propagandistica. Si stima che sia il 71% della popolazione ad avvalersi del passaparola come fonte informativa, contro un 8% costituito dalle notizie della TV nazionale, inclusi i canali cinesi sintonizzabili. Le circolari di partito hanno una fruizione pari all’1%. La volontà di eludere il sistema è un segnale che parla chiaro: inizia ad incrinarsi il castello di cristallo su cui si regge la dittatura. Di fatto secondo Amnesty International è proprio la Corea del Nord il Paese che riscontra il più alto numero di violazioni dei diritti umani.
Elena Marullo