Norchia è uno dei siti archeologici più suggestivi dell’Italia centrale, un immenso sito, noto a pochi, di cui non vi è una mappatura e che si svela poco per volta dietro ad una fitta vegetazione. L’antica città di Norchia è ubicata a pochi passi da Vetralla, ma sul territorio del Comune di Viterbo, lungo la via Clodia. Si estende tra le solcature prodotte dal Fosso Biedano, Fosso di Pile e Acqualta. Nel punto più alto di un’altura tufacea.
E’ un luogo in cui vi sono non solo testimonianze preistoriche, ma etrusche, romane e medievali; il suo massimo splendore risale al periodo del medioevo quando divenne importante centro rurale posizionato sull’antica via Clodia. Durante il quale divenne il sito etrusco più avvincente di tutta l’Italia centrale. Funzionalmente, peraltro, era sotto l’influenza della limitrofa e potente Tarquinia.
Quella di Norchia è una storia così lunga e disuguale ci ha privato di alcune informazioni, come nel caso del toponimo d’epoca etrusca e romana. Ad ogni modo alcuni studiosi sono certi che si tratti dell’antica cittadina di Orclae, nome riportato da fonti altomedioevali, riconducibili al 775 d.C. La struttura con la “N” appare con una carta geografica del 1673 di J. Oddi.
Tombe rupestri
Dimostrazione di questa radicale presenza, che ha reso Norchia uno dei più importanti centri dell’Etruria, sono le migliaia di tombe rupestri. Cosparse non solo sull’altura ma anche lungo i lati dei fossati che la demarcano. Nel corso della dominazione romana la prosperità della città era dovuta al fatto di essere attraversata da Via Clodia. Importante via di comunicazione che collegava Roma alle province etrusche passando per importanti centri.
Norchia è un sito popolato per almeno quattro secoli; nella necropoli dell’Acqualta vi sono due delle tre tombe a tempio dorico e la terza tomba a tempio è la splendida Ttomba Ildebranda a Sovana. Non di meno importanza è la necropoli del Pile con le splendide tombe a portico: la Tomba Smurinas o le tombe dei Ciarlanti, del Camino, dei Veie o dei Prostila.
Vi è ancora la Necropoli del Biedano divisa in sud e nord, in quella nord si trova la Tomba Lattanzi con la misteriosa sfinge etrusca.
La vegetazione che la opprime
Un luogo affascinante e maestoso al centro della riforma agraria dell’Ente Maremma che una decina di anni fa compromise anche il territorio del Cinelli. Località che si incrocia andando verso Norchia, dovesu ordine della magistratura, nel 2005, i carabinieri requisirono una discarica di rifiuti. Processo finito in prescrizione. Cosa resta della molteplicità di tombe che svelano due periodi della storia dell’arte etrusca, presumibilmente tra le più importanti del centro Italia? A vista d’occhio solo un sbiadito ricordo.
Ciò che è rilevante sono alberi, rovi, sterpaglie, tunnel di foglie e rami. Dei turisti nemmeno l’ombra. Lungo il fosso che l’attraversa, il Biedano, è presente anche uno scarico non identificabile. Inabissati dalla vegetazione anche il castello della famiglia Di Vico e la chiesa di San Pietro risalente al IX secolo d.C.. Edificata su un preesistente tempio etrusco-romano.