Bambini che fanno a turno per dormire sul pavimento o che si fanno la doccia una volta a settimana. Questa è solo la punta dell’iceberg che riguarda il centro CBP (Custom and Border Protection) di Donna, in Texas. Bambini e adolescenti sono rinchiusi lì in quanto migranti non accompagnati, in attesa di sapere cosa succederà. Agli avvocati che si occupano del caso è stato vietato di poter visitare l’edificio e solo uno di questi ha avuto modo di parlare direttamente con i bambini, secondo la testimonianza dell’avvocatessa Neha Desai alla CBS. Le condizioni sono terribili, specialmente dato il periodo di pandemia, in cui igiene e distanziamento dovrebbero essere alla base di tutto.
Donna, Texas: qual è la situazione dei bambini migranti
Il centro di Donna al momento ospita più di 1800 persone, ovvero il 729% in più di quanto dovrebbe in base alle norme anticovid. Il centro è relativamente nuovo, aperto da un mese, ma le condizioni in cui versano i minori sono preoccupanti. La cosa che ha colpito in particolar modo Desai, che ha avuto modo di parlare con i bambini, è che molti di questi non avessero la possibilità di uscire dalla struttura, un enorme tendone, per le attività all’aperto:“non vedevano mai il sole”.
Lo stato emotivo dei minori è parso sin da subito compromesso, in particolar modo per la lontananza dalle famiglie e per le condizioni precarie. I letti scarseggiano e addirittura pare che alcuni bambini si alzino dai giacigli solo per andare al bagno o per buttare la spazzatura.
Sempre alla CBS, il commissario della CBP Miller ha parlato di come gli agenti del Border Control cerchino di provvedere ai bisogni dei minori, dai farmaci al cibo fino al latte in polvere. Il problema, quindi, sembrerebbe essere nel sovraffollamento: la struttura non era stata pensata per una quantità del genere di persone. Basti pensare che nel solo mese di Febbraio, ai confini americani sono arrivati 9500 minori. Un numero spropositato e difficilissimo da gestire anche per l’efficiente macchina amministrativa americana.
Adesso la situazione passa in mano all’U.S. Refugee Agency, la quale ha ricevuto dal Congresso l’incarico di trasferire il prima possibile i minori dai CBP.
Un problema troppo difficile da risolvere?
La situazione dei bambini migranti in Texas ci ricorda le crisi che abbiamo già visto con Trump e che dimostrano quanto sia difficile andare a distruggere, per poi rifare meglio, quegli ingranaggi burocratici che non tenevano conto della vita umana. Il lavoro è tanto, la strada è lunga: ma bisogna fare presto, perché si stanno chiedendo dei diritti basici per dei bambini, che si porteranno dietro un trauma del genere a vita.
Una proposta è arrivata dal presidente messicano Obrador: legalizzare i flussi migratori dei lavoratori che dal Centro America si recano negli Stati Uniti. Ciò snellirebbe il sistema e garantirebbe una maggiore stabilità. Intanto, però, bisogna dare un rifugio sicuro a questi bambini, perché è inaccettabile, nel 2021, non riuscire a dare ai bambini la sicurezza cui hanno diritto.
Giulia Terralavoro