L’attenzione ai dettagli, la sua sensibilità e la sua delicatezza celavano un altro modo di guardare al mondo: Eugenio Montale, non solo fu un immenso poeta, ma fu anche un grande pittore.
Non tutti conoscono questo lato di lui, in quanto è principalmente conosciuto per la sua poetica, ma coltivò la passione per la pittura per molti anni. Montale era solito definirsi un “pittore domenicale e incompetente critico” in quanto non ebbe una vera e propria formazione pittorica, ma il suo senso estetico lo portò ad avere riconoscimenti anche in questo campo.
Una passione consolidata nel 1945
La passione per la pittura per Montale è nata negli anni Trenta, in particolare durante il suo soggiorno a Firenze dove entrò in contatto con l’ambiente culturale della città. In città era presente il Caffè Giubbe Rosse, uno dei luoghi di incontro più fervidi per letterati e artisti, dove lo stesso poeta si recava frequentemente.
Spronato dal pittore e docente Raffaele De Grada, Montale cominciò a dipingere con costanza a partire dal 1945. Questa passione è testimoniata anche da alcune opere come inquadrare Quaderno di quattro anni e diario del 1971 e del 1972 dove mise su carta la necessità di esprimersi tramite la sua arte
Maria Luisa Spaziani disse a proposito:
A un certo punto il discorso cadde sulla pittura.
«Dipingo anch’io», disse, e la notizia colse tutti di sorpresa.
«Che tipo di pittura è la sua?» domandò Paulucci.
«Una sintesi di De Pisis e Morandi».
Scoppiammo a ridere, lo confesso, tanto una sintesi del genere ci pareva impossibile, ed eravamo in parte perdonabili, certi che per lui si trattasse di un passatempo, di un capriccio passeggero. E ora di Montale si fanno mostre.
Nessuno più ride né lo considera un pittore della domenica. Ha un suo stile, un suo marchio riconoscibile, una sua poesia anche sulla tela o sul cartone.
Le sue opere furono poi affidate ad amici che possedevano collezioni private. Tra questi Piero Bigongiari, appassionato collezionista di quadri del Seicento fiorentino e dei contemporanei, Enrico Emanuelli, ma anche Zampa, Branca e la stessa Spaziani.
Stile pittorico
La sua pittura condivide molto con la sua poetica: l’attenzione alle piccole cose, la delicatezza del tratto e la sua sensibilità caratterizzano i dipinti. Montale predilesse animali, paesaggi, nature morte. L’occhio di Montale, descritto da Maria Luisa Spaziani, si basa su colori tenui, sbavature di caffè, dune, canne, frutta, figurine di passaggio, ombrelli e ombrelloni, strisce di tramonto, accenni di nuvole.
«Ho bisogno di materiale volgare. Il candore della tela mi spaventa» affermò il poeta. Egli per dipingere scelse materiali come i fondi di caffè, dentifricio, vino e cenere. Talvolta utilizzò anche pastelli e colori a olio. Invece delle tele, prediligeva taccuini, cartone ondulato e carte da pacchi che Giorgio Zampa chiamò cartoni “color foglia secca”. Materiali che gli permisero di sperimentare tecniche quali l’incisione, il monotipo, l’acquaforte.
Più che ritrarre il mondo, la pittura di Montale si configurava come un vero e proprio altro modo di guardare la realtà. E disse: «Io veramente tengo molto ai miei quadri, anzi sospetto che i miei quadri saranno, un giorno, la sola mia posizione avanzata».
Valentina Volpi