Non fatele leggere ai sovranisti.
Le cifre fornite dalla fondazione Di Vittorio. Chiare eppure inutili, per leghisti e meloniani. Riguardano il ruolo degli immigrati nella nostra economia.
Senza di loro il nostro pil sarebbe in caduta libera. Tra il 2011 e il 2016 sarebbe precipitato del 6,1%. Con loro? Ci barcameniamo. E riusciamo a pagare le pensioni. L’INPS incassa da loro 13,9 miliardi e, per ora, dà loro poco. Sono giovani e lavorano. Hanno figli, questo sì. Anche contando le spese per sanità e istruzione (ma siamo noi ad aver deciso che i loro figli restino stranieri), però, lo Stato chiude in attivo. Mentre senza di loro tante nostre aziende chiuderebbero.
Due milioni e mezzo di loro sono occupati. Sono pagati il 20% meno dei colleghi italiani, ma dobbiamo loro il 9% della nostra produzione. E i privilegi di cui godono? Le case popolari date prima a loro e il resto? Cavolate col turbo. Rappresentano meno del 5% della spesa dei comuni. Considerato che sono anche il 9% dei residenti, ricevono la metà di quello che va agli italiani. E non ci stanno invadendo.
Nel triennio 2015-2018, gli stranieri sono stati 240.000 in più. La metà degli italiani che, nello stesso periodo, si sono trasferiti all’estero. E già: se proprio, abbiamo un problema di emigrazione. Perché gli immigrati rubano il lavoro ai giovani? No. Perché i giovani non trovano lavori e stipendi decenti. Facciamo sempre le stesse cose. Offriamo le stesse eterne mansioni e i giovani vogliono altro. In fonderia o in conceria non ci vanno. Punto.
Un’esperienza personale. Lui ha passato i sessanta, dirige un’azienda tessile e ha qualche simpatia leghista . A cena da amici, mi segnala di volermi parlare in privato. “’Scolta. Non trovo nessuno per il magazzino. Tu che lo conosci, non potresti dire a quel prete di mandarmi un paio di negher?” Dove “quel prete”, che conosco solo di vista, è un parroco della zona noto (e diffamato) per le sue iniziative a favore dei migranti. A ogni modo, faccio quel che mi è stato chiesto. Rivedo lo stesso dirigente pochi mesi fa. “Allora”, gli chiedo, “hai assunto quegli immigrati?” Lui mi regala un raro sorriso: “Sì, sì. Grazie, eh. Proprio bravi. Sai una cosa? Sono come quelli che venivano su da giù: hanno voglia”.
Un aneddoto che pure potevo risparmiarmi. Perché chi “ragiona con le viscere” non crede che alla propria realtà. Quella che ha letto in tanti titoli sull’immigrato delinquente. Quella che spaccia l’Uomo al Citofono. Magari rompendo le scatole a chi lavora, paga le tasse e, pare una barzelletta, contribuisce a mantenerlo.
Daniel Di Schuler