Nella serata di Lunedì 21 Novembre si è riunito il Consiglio dei Ministri. Era un’occasione attesa da tempo, un po’ per scongiurare il pericolo di esercizio provvisorio (un timore evocato periodicamente e anche con una certa dose di ingiustificata ansia), un po’ perché si aspettavano le decisioni del nuovo esecutivo in materia di economia, in un periodo complicato come quello odierno, con aumento generale delle spese, difficoltà legate alla guerra in Ucraina e con il dubbio di cosa sarebbe stato del Reddito di Cittadinanza.
I partiti dell’attuale maggioranza hanno spesso espresso dubbi in merito alla misura voluta dal Movimento 5 Stelle, annunciata nel 2018 e introdotta l’anno successivo nel corso del primo governo Conte, per questo ci si aspettavano delle misure che ne modificassero le modalità di fruizione in maniera più o meno significativa. Le nuove regole prevedono che dal 2023 esso verrà assegnato “alle persone tra 18 e 59 anni (abili al lavoro ma che non abbiano nel nucleo persone con disabilità, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età) è riconosciuto il reddito nel limite massimo di 7/8 mensilità invece delle attuali 18 rinnovabili”. Per questa categoria, aggiunge la premier Giorgia Meloni, “il Reddito verrà abolito alla fine del 2023”. C’è poca chiarezza su cosa ci sarà a partire dal 2024, se e con quali misure il RdC sarà sostituito, in linea con altre misure europee analoghe; è relativamente presto anche stimare quante persone lo perderebbero, quel che è certo è che l’esecutivo di Destra ha tenuto fede al suo programma elettorale, che deve il suo consenso anche a un atteggiamento di demonizzazione nei confronti di ciò che Meloni ha definito “metadone di stato”. Un comportamento che, però, non è originale di Fratelli d’Italia, ma è comune a tanti soggetti che nel corso di questi 4 anni ha guardato con diffidenza alla misura. Il suo annuncio fu contestato da previsioni di collassi economici, mal accolto da diverse istanze politiche, da Destra a Sinistra, in quello che era più un accanimento generale e generico sul Movimento 5 Stelle in sé, che un’analisi ragionata sul ruolo che avrebbe avuto in futuro, che non sarebbe mai comunque arrivata a prevedere una situazione tanto anomala come quella di una pandemia, nel cui contesto, il Reddito di Cittadinanza avrebbe evitato che centinaia di migliaia di famiglie andassero sotto la soglia minima di povertà.
Non è un mistero che la stampa, le televisioni e i media generali, comprese le molteplici fruizioni di esperienze online, hanno trattato gli argomenti “Movimento 5 Stelle” e “Reddito di Cittadinanza” con una sorta di diffidenza, o di sarcasmo malcelato, senza l’assoluta sicurezza di dire che fosse un efficace misura di welfare, ma sempre frenati dalla proposizione “non ha funzionato per la ricerca del lavoro”. Un dato fattuale, che non è comunque cancellato con la nuova Legge di Bilancio, anzi, rimane un grosso punto interrogativo, soprattutto dopo le parole delle ultime ore riferite dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, convinto che bisogna togliere il RdC a chi ha “illegalmente” interrotto gli studi, oscurando così le complessità che possono portare un individuo a lasciare la scuola. Perché è in questo che si sintetizza la mancata comprensione del Reddito, nel fatto che è spesso visto come un qualcosa legato a un gruppo di persone dalle condizioni economiche precarie e non, come lo è stato e attualmente lo è, una misura che aiuta le persone con un salario basso a raggiungere un livello di vita dignitoso, a cui tutti hanno diritto, che accompagna le piccole imprese in fasi difficili, che supporta i giovani nello studio, che alleggerisce intere famiglie da spese di servizi che non accennano né ora né nel prossimo futuro ad abbassarsi; è la misura che favorisce “chi sta sul divano”, “chi non accetta di partire dal basso”, quando il basso è così buio che le istituzioni lo ignorano e la società civile non lo capiscono.
È sempre mancata una visione d’insieme, che avrebbe aiutato a comprendere come esso fosse una misura civile ancor prima che politica, un’istanza che sarebbe paradossalmente dovuta appartenere alle Sinistre che se lo denigravano agli inizi, nell’ultima fallimentare campagna elettorale lo hanno aggiunto nei loro programmi, spesso senza neanche la fatica di precisare che fosse da rivedere. Lì dove si identificano promesse politiche e ideologie è un terreno che tutti conosciamo e di cui è futile parlare. Purtroppo a questo giro ne andranno di mezzo molte persone, forse troppe, ma va bene finché saranno “gli altri”.