Nomine dell’Unione Europea: nessun accordo per i vertici

nomine dell'Unione Europea: nessun accordo

L’incontro tra i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea per decidere le cariche di vertice della legislatura 2024-2029 si è concluso senza un accordo, segnando un rinvio della decisione a fine mese sulle nomine dell’Unione Europea. La candidatura di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea rimane favorita, ma le profonde divergenze tra i membri dell’UE e le critiche sull’organizzazione dell’incontro evidenziano le difficoltà nell’ottenere un consenso unanime. Questo scenario riflette le complesse dinamiche politiche interne all’Unione e anticipa un periodo di intense trattative e negoziazioni, con l’obiettivo di definire il futuro assetto istituzionale dell’UE. Il problema delle nomine dell’Unione Europea è proprio quello di trovarle: pochi nomi per molti e importanti ruoli da ricoprire.

Mancato accordo e prossimi passi verso le nomine dell’Unione Europea

Si è concluso senza un’intesa l’incontro tra i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea riguardante le nomine dell’Unione Europea per le cariche di vertice della legislatura 2024-2029. Il premier croato Andrej Plenkovic ha riferito che nessuno ha obiettato alla candidatura di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione Europea, confermandola come favorita. Tuttavia, la decisione finale è stata posticipata a fine mese, evidenziando la complessità e le divergenze tra i membri dell’UE.

Il 27 e il 28 giugno ci sarà infatti un altro vertice a Bruxelles in cui probabilmente si affronterà la questione delle nomine dell’Unione Europea. A comunicarlo alla stampa è stato Donald Tusk, il primo ministro polacco nonché uno dei rappresentanti del Partito Popolare Europeo (PPE). Dalle sue affermazioni, gli accordi per le nomine dell’Unione Europea sono molto vicine e “é molto probabile che Ursula Von Der Leyen, Antonio Costa e Kaja Kallas possano assumere posizioni di vertice”.

Per von Der Leyen sarebbe una riconferma, già presidente uscente della Commissione Europea e candidata principale del PPE; Antonio Costa, ex primo ministro portoghese, fa invece riferimento al Partito dei Socialisti e ad ora in corsa per la presidenza del Consiglio europeo. Kaja Kallas, dal partito liberale, è invece la scelta per ricoprire l’incarico dell’Alta rappresentante dell’Unione Europea, in sostituzione a Josep Borrell. Infine, anche la popolare Roberta Metsola sarà riconfermata nella carica di presidente del Parlamento Europeo. Per quanto riguarda le nomine di Costa e Kallas, non sono mancate dubbi e ulteriori domande: se il primo è al centro di preoccupazioni per potenziali problemi giudiziari, la seconda è stata criticata per la sua posizione fortemente schierata contro la Russia. 



All’interno di questo quadro però non è rientrato il ruolo del conservatori di Ecr, di cui fa parte anche Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. La premier italiana, nonostante la vittoria delle elezioni passate, non è stata compresa nel quadro delle alleanze tra liberali, socialisti e popolari. La Premier è stata definita “fredda e silenziosa” dalla stampa: in effetti, Meloni non ha condiviso la decisione sulle nomine dell’Unione Europea così come il vicepremier Antonio Tajani, che ha dichiarato che i Premier europei, oltre ad isolare le destre, stanno manipolando “l’esito elettorale e la volontà dei cittadini”. 

Critiche e divergenze tra i membri dell’UE

I Ventisette hanno deciso di rimandare la nomina dei principali dirigenti dell’Unione Europea alla settimana prossima, in seguito a diverse critiche sull’organizzazione della riunione informale del 17 giugno. Alcuni paesi membri hanno sottolineato la necessità di una valutazione più approfondita dei candidati, rivelando profonde divisioni interne. La cena, tenutasi a Bruxelles, ha messo in luce l’importanza delle affiliazioni politiche e le divergenze tra i partiti centristi, specialmente in relazione alle elezioni europee recenti.

Prima dell’inizio della cena, i rappresentanti delle tre principali famiglie politiche – popolari, socialisti e liberali – si sono riuniti per discutere le strategie future sulle nomine dell’Unione Europea, lasciando gli altri leader, tra cui il premier ungherese Viktor Orbán e la premier italiana Giorgia Meloni, in attesa. La scelta di fare incontri separati è stata vista come un tentativo di ricreare la coalizione precedente, con l’intento di dimostrare la marginalizzazione della Meloni rispetto ai leader centristi.

Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha dichiarato che la riunione è stata utile per uno scambio di opinioni dopo il voto del 6-9 giugno, che ha visto il Partito Popolare Europeo ottenere la maggioranza relativa. Non è stato possibile raggiungere un accordo sulla nomina delle cariche per il prossimo quinquennio. Viktor Orbán ha criticato apertamente l’accordo tra popolari, socialisti e liberali, definendolo un tradimento della volontà dei cittadini europei.

La prossima fase: il Parlamento Europeo

La vera battaglia politica per le nomine dell’Unione Europea si giocherà nell’emiciclo del Parlamento Europeo, dove i 720 eurodeputati dovranno votare per supportare la nuova presidenza della Commissione UE. Se la decisione dei Ventisette verrà presa la prossima settimana, il voto potrebbe avvenire già nella sessione inaugurale di luglio. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, potrebbe cercare di influenzare il voto, considerando la possibilità di ottenere un portafoglio importante nel prossimo esecutivo dell’Unione.

Intanto, il rinvio della decisione sulle nomine dell’Unione Europea riflette le complesse dinamiche politiche interne all’Unione Europea. Mentre Ursula von der Leyen rimane la favorita per la presidenza della Commissione, le discussioni in corso e le manovre strategiche indicano che le prossime settimane saranno cruciali per definire il futuro politico dell’UE. La capacità di navigare tra le divergenze e trovare un accordo sarà fondamentale per garantire l’unità e la stabilità dell’Unione nei prossimi anni.

Lucrezia Agliani

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