La nomina di Mike Huckabee è una dichiarazione contro i diritti dei palestinesi

nomina di Mike Huckabee

Andrea Umbrello

Direttore Editoriale di Ultima Voce


La recente nomina di Mike Huckabee ad ambasciatore degli Stati Uniti in Israele è una scelta che suscita preoccupazioni profonde, soprattutto per chi supporta i diritti del popolo palestinese. Conosciuto per le sue posizioni estremamente filo-israeliane e le sue dichiarazioni che negano l’esistenza di un’identità palestinese, Huckabee rappresenta una minaccia per ogni tentativo di raggiungere una soluzione giusta e duratura nel conflitto israelo-palestinese.


Mike Huckabee: un sostenitore della linea dura contro i palestinesi

Mike Huckabee non è un politico qualunque. Ex governatore dell’Arkansas e figura di spicco del movimento evangelico cristiano, è da sempre un sostenitore incondizionato di Israele e un critico feroce dei diritti palestinesi. Le sue affermazioni e politiche riflettono una visione estrema che ignora totalmente la realtà di milioni di palestinesi che vivono sotto occupazione.

Dichiarazioni provocatorie

Nel corso degli anni, Huckabee ha rilasciato numerose dichiarazioni che rivelano un approccio negazionista nei confronti del popolo palestinese. Tra le più controverse spiccano:

Una politica di colonizzazione e annessione

Non esiste una Cisgiordania, ma Giudea e Samaria.

Mike Huckabee è un fermo sostenitore delle politiche di espansione degli insediamenti israeliani, che sono considerate illegali dalla comunità internazionale. Ha dichiarato: “Non esistono insediamenti, ma comunità e città. Non esiste una Cisgiordania, ma Giudea e Samaria“. Parole durissime che riflettono una visione che cancella sistematicamente l’identità palestinese e promuove l’idea di un controllo totale di Israele su territori occupati.

Questa retorica ha implicazioni concrete: più insediamenti significano più terre sottratte ai palestinesi, più barriere alla loro libertà di movimento e più ostacoli a una possibile soluzione diplomatica. Huckabee, con il suo sostegno incondizionato a queste politiche, incarna una visione di esclusione e oppressione.

Evangelismo e geopolitica: un mix esplosivo

Con la nomina di Huckabee, il sionismo cristiano guadagna sempre più potere nella politica estera americana. Questo movimento religioso interpreta la creazione dello Stato di Israele come un evento profetico, legato al ritorno di Cristo. Huckabee, come leader di questo movimento, considera il sostegno a Israele non solo una questione politica, ma una missione spirituale.

Gli interessi religiosi di Huckabee si sono tradotti anche in iniziative economiche e politiche. Attraverso tour organizzati in Israele, promuove una narrativa che legittima le politiche israeliane e fomenta il consenso tra i cristiani evangelici negli Stati Uniti. Questi tour, spesso indirizzati agli anziani, uniscono pellegrinaggi religiosi e propaganda politica, ignorando completamente le sofferenze dei palestinesi.

Le conseguenze per i diritti umani

Con Huckabee come ambasciatore, è probabile che gli Stati Uniti adotteranno una linea ancora più dura nei confronti dei palestinesi, rafforzando il supporto a politiche israeliane che violano il diritto internazionale. Queste includono:

La nomina di Mike Huckabee manda un messaggio chiaro: i diritti dei palestinesi non saranno una priorità per la politica estera americana durante il mandato di Huckabee. La comunità internazionale e i sostenitori della Palestina devono affrontare questa scelta con attenzione e determinazione. Huckabee rappresenta un pericolo concreto per ogni tentativo di negoziato e per il rispetto dei diritti umani in Medio Oriente. La sua visione esclude completamente i palestinesi dalla narrazione, promuovendo un’agenda di colonizzazione e oppressione.

Sostenere la causa palestinese significa contrastare queste politiche, promuovere il rispetto del diritto internazionale e chiedere che ogni individuo, indipendentemente dalla sua origine, possa vivere con dignità e libertà. La nomina di Huckabee potrebbe rendere questa battaglia più ardua, ma non meno necessaria.

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