Noia, benedetta noia

Tutti i guai dell’uomo derivano dal non saper stare fermi in una stanza”. Blaise Pascal

La noia è uno stato d’animo che inevitabilmente rimanda ad una condizione psichica negativa: chi vive la noia è demotivato/a, non compie movimenti, non svolge attività e manca di iniziativa. Altrimenti non si annoierebbe. Per questo la noia deve essere evitata, schivata, corrotta: bisogna far qualcosa, sempre. Come se fossimo parti di una catena di montaggio, come se tutto dipendesse da noi e dalla nostra capacità di produrre, dal nostro instancabile agire, dal nostro frenetico andare e tornare. Tutto, purché non ci si annoi.

Maledetta noia”, cantava Califano, pensando ad una coppia incapace di stare insieme senza distrarsi con tv, cene e amici per casa: guai a starsene da soli, in silenzio, ad ascoltare il respiro della persona amata, ad ascoltare il suo non dire, ad ascoltare se stessi, se stesse.

Più che disgusto, la noia forse fa paura




Lo dimostra l’insolita conclusione a cui è giunto un team costituito da psicologi e psicologhe il quale ha rilevato che una significativa parte degli uomini e delle donne coinvolti e coinvolte in una ricerca, allo stare seduti e sedute senza fare niente per 15 minuti, avrebbero preferito delle scosse elettriche.

Perché il muro è sempre troppo bianco per esserne attratti e attratte, il cielo sempre troppo lontano per trarne ispirazione e i pensieri sempre troppi e sempre troppo pesanti per tirarli fuori; perché il fare qualcosa scarta altre possibilità; perché pensare, soprattutto quando l’oggetto o il soggetto del pensiero provoca dolore o inquietudine, non ha mai procurato benessere ma solo ansie; e perché i momenti di fermo, di silenzio sono quei tempi “vuoti”, corrispondono al “tempo perso” che, si sa, non torna mica indietro.  E per tutti questi motivi, la noia viene demonizzata come uno degli stati più pericolosi e dannosi che una persona possa vivere.




Mentre, invece, proprio da quegli istanti che riserviamo alla tranquillità, quelli in cui guardiamo le nostre mani ferme e vuote, quelli in cui volgiamo lo sguardo attorno a noi, quelli in cui lo zaino è chiuso, la musica è spenta, le pagine del libro riposano e il computer è staccato, proprio da quegli istanti nascono le intuizioni, le idee, i progetti e proprio in quei momenti si rafforza l’energia per creare, per realizzare e per desiderare ancora di più, ancora più forte.

Proprio come hanno dimostrato diversi studi dai quali è emerso che, svolgendo un esame, coloro che avevano più tempo a disposizione, dopo aver risposto alle domande in modo semplice, hanno poi arricchito in modo particolare il loro compito così come, in un altro caso, l’aver svolto un’attività noiosa prima di una prova, ha favorito il conseguimento di risultati migliori rispetto a quelli raggiunti da chi non aveva vissuto nessuna esperienza precedente all’esame. Insomma, la noia ovvero quel tempo che non porterà il nome di appuntamenti, impegni, faccende e scadenze, è un bene per chi ne sa fare buon uso.




Stare fermi, ferme, in silenzio, senza affanni, senza corse, senza tensioni e senza ansie da prestazione, non può che aiutare a pensare un po’ a sé, per sé… e solo chi si dedica del tempo, è capace di dedicarlo ad altri e ad altre.

Benedetta noia, quindi… anche se, comunque, è sempre bene non esagerare!

 

Deborah Biasco

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