La capacità di osservare, di scoprire, di apprezzare e di rispettare chi e cosa si incontra, dipende dalla sensibilità di cui si è capaci, e non da precise componenti genetiche. Il calore di un abbraccio, la tenerezza di uno sguardo, la correttezza delle parole, la discrezione delle domande e la sincerità delle risposte, provengono dal modo in cui la persona sceglie di essere e di vivere, indipendentemente da sue caratteristiche.
Ognuno, quindi, può. Se lo vuole, può farlo. Ero certa di questo ma da quando ho letto di Noelia Garella, questa mia idea si è maggiormente rafforzata: lei è la prima, fantastica ragazza con sindrome di down che in Argentina è riuscita a realizzare il sogno di diventare una maestra di scuola dell’infanzia. La caparbietà, il coraggio di non darsi per vinta, la consapevolezza di essere capace, l’hanno sostenuta nonostante le difficoltà che sin da piccola ha dovuto affrontare: come quella di essere espulsa dalla scuola dell’infanzia che frequentava e come quella che pregiudizi, chiusura mentale e durezza di cuore le hanno posto dinanzi in diversi momenti.
Perché è vero: siamo fatti di volontà e di determinazione più che di cromosomi; siamo ciò che noi sappiamo di essere e non quello che gli altri pensano di noi; e siamo occhi e mani e sorriso e pensieri e sogni e capacità e intuito più che conferme di teorie e deduzioni, scientifiche e sociali che siano. Siamo per essere chi desideriamo essere. E la grande maestra Noelia lo dimostra ogni giorno, mentre i bambini e le bambine della sua classe le corrono incontro e che, come sostengono genitori e colleghi, la adorano. La battaglia di Noelia non è ancora terminata: sono diversi gli episodi in cui si trova a fronteggiare mamme e papà scettici e diffidenti nei suoi confronti ma lei, con la forza che possiede e che la rende formidabile, non si arrende.
E credo che l’unica legge, l’unica tesi valida sempre, in ogni caso, è proprio questa: andare avanti, procedere, oltre e nonostante tutto. Perché esistere, essere, vivere è qualcosa che va al di là di ciò che la genetica (senza sminuirla, ovviamente) definisce. È la persona stessa a dirlo e a confermarlo ogni giorno, con le sue scelte e con il suo cammino.
Vai, Noelia: che i bambini e le bambine di altro non hanno bisogno se non di qualcuno che insegni loro a credere nei loro sogni e a far di tutto per realizzarli, nonostante tutto, nonostante tutti.
Deborah Biasco