Tic tac, è ora di andare a nanna. C’è poco da fare, delle volte è il nostro stesso corpo a richiamarci sul fare alcune cose. Quest’anno al Nobel per la medicina sono stati premiati i tre genetisti Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young, che hanno scoperto quali sono i meccanismi molecolari che controllano il ritmo circadiano. Il ritmo circadiano non è nient’altro che il periodo di 24 ore corrispondente alla giornata, al quale la nostra fisiologia si adatta perfettamente.
Il sospetto dell’esistenza di un ‘orologio’ interno, lo ebbe già un astronomo francese, Jean Jacques d’Ortous de Mairan, che notò come le foglie delle piante di mimosa, che di norma si aprono con la luce del giorno e si richiudono al crepuscolo, in realtà seguivano questo corso indipendentemente dalle fluttuazioni luminose naturali: anche se lasciate perennemente al buio, seguivano autonomamente un proprio orologio.
Successivamente, venne preso come organismo modello un moscerino, e dagli anni ’70 si scoprirono, conseguentemente a varie tappe, i geni che sono in grado di regolare il nostro ritmo biologico quotidiano. Inizialmente si isolò un gene coniato col nome ‘Period’ che codifica la proteina PER, la quale si scoprì viene accumulata durante la notte e degradata durante il giorno: dunque i livelli della proteina PER oscillavano su un ciclo di 24 ore! Tuttavia il nostro gene Period ha altri collaboratori: a regolare la sua attività è la comunione tra PER e TIM, la proteina codificata dal gene Timeless. Infine (quanto siamo complicati) un altro gene, chiamato Doubletime controlla la frequenza delle oscillazioni, che avvengono appunto, su un ciclo di 24 ore.
Spesso si tende a sottovalutare la serietà dell’orologio biologico, credendolo una semplice convenzione; in realtà è di fondamentale importanza, in quanto regola le funzioni più critiche riguardanti la nostra salute, come il sonno, i livelli ormonali, il metabolismo, la temperatura corporea, fino a condizionare notevolmente il nostro comportamento.
La nostra salute è fortemente compromessa dalle incongruenze temporali tra l’ambiente esterno e l’orario biologico interno, e come viene spesso consigliato, bisognerebbe dunque ascoltare seriamente il nostro ‘ticchettio’ interiore.