La terribile storia di Noa Pothoven: scegliere di morire a 17 anni, perché la vita è diventata insopportabile.
È successo in Olanda: l’adolescente Noa Pothoven, residente nella città di Arnhem, ha chiuso i suoi bellissimi occhi azzurri per sempre. È morta domenica nella sua casa, probabilmente lasciandosi morire di fame e sete, circondata dalle persone più importanti della sua non-vita. Sì, perché dopo essere stata vittima di tre violenze sessuali, quando era più piccola, non era riuscita a superare il disgusto per quanto le era accaduto.
“È finita. Non sono stata davvero viva per così tanto tempo, sopravvivo, e nemmeno quello. Respiro ancora, ma non sono più viva”, ha scritto Noa Pothoven in un lunghissimo post d’addio su Instagram.
Il percorso di Noa Pothoven verso la morte per inedia
La prima violenza era stata durante il compleanno di una sua compagna di scuola. Aveva solo 11 anni. Poi è stata abusata altre volte: a 12 anni sempre ad una festa tra adolescenti e a 14 anni da due uomini nella sua città. Non era riuscita a denunciare: come spesso capita anche alle donne adulte, si sentiva sporca e non ce la faceva a rimuovere dalla sua testa il ricordo di quelle mani non gradite sul suo corpo.
Ha sviluppato dei disturbi psichici post-traumatici, soffriva di anoressia e depressione. Per anni è uscita ed entrata dalle cliniche psichiatriche, dopo svariati tentativi di suicidio. E poi è giunta l’idea: si è rivolta nel 2016 alla clinica “Life end” dell’Aia, senza che i suoi genitori lo sapessero. Durante la sua battaglia medico-legale ha ricevuto diversi “no”.
“Per anni sono passata da un ospedale all’altro a causa di gravi problemi psichici. Depressione, tentativi di suicidio, anoressia, autolesionismo. Trenta ricoveri in centri specializzati dove indossavo solo un abito di una stoffa che non si poteva strappare – ha raccontato Noa Pothoven in una vecchia intervista al quotidiano Ad-. Disperata, mi sono rivolta alla Clinica per la fine della vita chiedendo l’eutanasia. Mi hanno risposto di no, perché sono troppo giovane: devo superare il trauma a causa di una violenza subita, con un tragitto di cura, sino a quando il mio cervello sarà completamente sviluppato, non prima dei 21 anni”.
Quindi non è stata eutanasia?
La disperazione della ragazza, con il tempo, ha avuto il sopravvento, fino a convincere la famiglia che quella fosse la scelta migliore per lei. Nelle scorse ore, si era diffusa la notizia che l’adolescente per morire avesse fatto ricorso all’eutanasia. Anche noi, su Ultima Voce, avevamo riportato questa informazione, ma è stata smentita in queste ore. Nel post più giù riportato, la ragazza ha scritto: “Sono ben curata, ottengo sollievo dal dolore“. Potrebbe trattarsi di una forte “sedazione”, non avvallata legalmente e comunque non definibile con “eutanasia” o “dolce morte”. Ma questi dettagli sono ancora da chiarire.
“Non esiste alcuna fonte che ci dica che lo Stato olandese abbia concesso l’eutanasia alla giovane Noa – ha detto Marco Cappato, leader dell’Associazione Coscioni e promotore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca e della campagna Eutanasia legale -. Esistono invece due fatti accertati: fonti giornalistiche che riportano la decisione dell’Aja, che aveva rifiutato l’eutanasia chiesta dalla giovane, indicando 5 anni di trattamento prima di decidere. E il fatto che la ragazza avesse smesso di bere e di mangiare. Una decisione legale anche in Italia”.
La legislazione dei Paesi Bassi
In Olanda l’eutanasia è legale e possono farne richiesta anche i minorenni a partire dai 12 anni. Fino ai 16, però, è necessario il consenso dei genitori. Basta che lo stato di salute del paziente sia certificato da un medico e che sia considerato irreversibile.
In Olanda più volte sono stati sottoposti ad eutanasia i pazienti con problemi psichici e persone giovani hanno richiesto la “dolce morte”. Solo l’anno scorso in Olanda è morta in questo modo Aurelia Brouwers, una donna di 29 anni con diagnosi di malattia psichiatrica. Questa ragazza, pur vivendo attimi di totale lucidità, è sempre stata determinata a morire, esattamente come Noa.
L’Olanda è in parte responsabile della morte di Noa Pothoven?
La 17enne ha lottato con tutta se stessa per vincere il trauma. Ha scritto anche un libro, “Winnen of leren” ( cioè Vincere o imparare), per aiutare i ragazzi, che hanno vissuto le stesse terribili esperienze, ad andare avanti. Ma lei non ha vinto i suoi mostri e non ha imparato a sopportare il dolore. Secondo il giornale Ad, uno dei primi ad aver dato la notizia della sua morte, nei Paesi Bassi mancherebbero delle strutture specializzate nel dare l’assistenza di cui Noa Pothoven e altri adolescenti avrebbero bisogno. Davanti al rifiuto della clinica dell’Aia, specializzata in eutanasia, Noa avrebbe preferito “suicidarsi”, rifiutando le cure per l’anoressia.
Il post su Instagram di Noa Pothoven
È difficile per chiunque accettare che ci possa essere tanta sofferenza in un corpicino così piccolo, fino al punto di lasciarsi morire. La 17enne ha scritto un messaggio in cui cerca di spiegare ai suoi follower perché è arrivata a questa conclusione e come ha vissuto le sue ultime ore di vita. Ha voluto dire la sua fino all’ultimo e ha spiegato per lei cos’è l’amore. Per quanto faccia male la notizia, leggete, ma senza giudicare.
“Un triste ultimo post. Ho esitato a lungo, ma ho deciso di pubblicarlo. Il mio piano era pronto da molto tempo quindi non è impulsivo. Vado dritta al punto: entro un massimo di 10 giorni morirò. Dopo anni di battaglie, il combattimento è finito. Ora ho smesso di mangiare e bere e dopo molte discussioni e conversazioni è stato deciso che sarò lasciata andare, perché la mia sofferenza è insopportabile. È finita. Non sono stata davvero viva per così tanto tempo, sopravvivo, e nemmeno quello. Respiro ancora, ma non sono più viva. Sono ben curata, ottengo sollievo dal dolore e sono con la mia famiglia tutto il giorno (sono in un letto d’ospedale nel soggiorno). Sto salutando le persone più importanti della mia vita. Va tutto bene. Non cercate di convincermi che questo non è buono, questa è la mia decisione ed è definitiva. L’amore è lasciare andare, in questo caso… Amore da Noa”.
Marina Lanzone