No Way. Il modello australiano è l’obiettivo di Matteo Salvini

No Way

No Way. Questo è il nome del modello australiano in politiche di immigrazione auspicato da Matteo Salvini. Niente redistribuzione dei migranti in Europa.

L’obiettivo finale del ministro dell’Interno è il respingimento di qualsiasi imbarcazione e la creazione di sportelli europei nei Paesi di partenza, affinché si decida chi abbia il diritto di partire e chi non lo ha – “chi ha diritto venga in aereo“, afferma Salvini.

Cos’è il “No Way”

Sulle coste australiane non è arrivato più nessun barcone con immigrati illegali da almeno 4 anni. Infatti, il governo del conservatore Tony Abbott nel 2013, e a seguire quello di Malcom Turnbullda poco sfiduciato – hanno avviato la cosiddetta Operazione Confini Sovrani (Operations Sovereign Borders). In breve, l’esercito australiano ha il compito di costringere i barconi con immigrati irregolari a bordi ad invertire la rotta. Azione che in Europa viene chiamata semplicemente “respingimento“. Tale operazione ha un costo annuale di circa 300 milioni di euro. Una cifra non indifferente se si considera che Themis, l’attuale operazione di Frontex di controllo delle frontiere italiane, ha un budget di 39 milioni di euro.

La politica di immigrazione australiana prima e dopo il “No Way”

Nonostante raggiungere l’Australia in barca non sia semplice come raggiungere un Paese del sud Europa, nel 2013 sbarcarono illegalmente sulle coste australiane ben 40 natantiin 5 anni erano arrivati 50mila immigrati. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il governo decise che non sarebbe più stato permesso a nessuno di giungere in Australia senza previa autorizzazione. Di conseguenza, tutti i barconi che erano già arrivati furono rimandati indietro dalla Marina militare nel loro porto di provenienza.

Anche per coloro che avevano le imbarcazioni danneggiate, e quindi non potevano indietro autonomamente, il governo australiano non fece sconti: i migranti furono prima soccorsi e, successivamente, furono messi a disposizione nuove imbarcazioni o aerei charter per il viaggio di ritorno.

I migranti illegali vengono accompagnati fino a Papua Nuova Guinea o nell’isola di Nauru, e qui viene valutata la loro richiesta di asilo. Tuttavia, anche in caso di esito positivo, il loro soggiorno potrà attuarsi solo in queste due località.

Il risultato ottenuto è stato la completa assenza di sbarchi illegali. Ma, parallelamente, sono continuate le operazioni per smantellare le rete di scafisti (people smugglers) e sono stati arrestati oltre 500 trafficanti di esseri umani.



Il video ufficiale del governo

Esiste anche un video ufficiale del governo di Camberra, con protagonista il generale Angus Campbell (comandante dell’operazione) intento a spiegare in cosa consista il provvedimento.

https://www.youtube.com/watch?v=rT12WH4a92w

Non ci si può stabilire in Australia arrivando illegalmente via mare.

Questo essenzialmente vuole comunicare il video, nel quale viene sottolineato che il provvedimento viene applicato a famiglie, minori, minori non accompagnati, nessuno escluso.

Le dichiarazioni di Matteo Salvini

Lo slogan “No way” (che in italiano significa “In nessun modo”) è stato citato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, durante una diretta Facebook, a sostegno della sua decisione di non far sbarcare su suolo italiano le persone adulte a bordo della nave Diciotti – ieri, la notizia dello sbarco dei 27 minori non accompagnati.

Il mio obiettivo è il “No Way” australiano. Sulla Diciotti sono tutti immigrati illegali. L’Italia non è più il campo profughi d’Europa. Con la mia autorizzazione, dalla Diciotti, non scende nessuno.

Queste le dichiarazioni del ministro dell’Interno.

Il No Way e l’Europa

Il No Way sarebbe un sogno che diventa realtà per chi sostiene la politica anti-immigrazione e un incubo per chi la contrasta con tutte le sue forze. Ma l’Australia non è l’Europa. E non è detto che un provvedimento del genere possa essere attuabile nel Vecchio Continente. Nè, tantomeno, che possa funzionare.

Inoltre, qualunque politica si voglia adottare, è opportuno valutare sia i costi che i benefici. Al di là delle violazioni dei diritti dei richiedenti asilo in cui si potrebbe incorrere, siamo sicuri che il respingimento totale, in termini puramente economici, sia la soluzione più conveniente?

Infatti, l’Europa, da sempre favorevole all’accoglienza, non stanzierebbe un centesimo per una politica di respingimenti che, quindi, ricadrebbe tutta sulle tasche degli italiani.

Domenico Di Maura

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