No Tav a San Didero, che succede
Nell’ultima settimana le proteste del movimento No Tav a San Didero hanno fatto scalpore. Dagli scontri con la polizia, all’attivista rimasta ferita – sembrerebbe, a causa di colpo da corpo contundente – fino alle barricate sull’autostrada A32 lo scorso weekend. “A San Didero si sta aprendo un nuovo fronte di resistenza”, racconta Emilio M. attivista No Tav. Infatti, appena il movimento ha scoperto il progetto di un nuovo autoporto nell’area industriale di San Didero ha deciso di prendere possesso della zona abbandonata nei pressi di quello che dovrebbe essere il cantiere dell’autoporto trasformandola in un presidio permanente. Uno spazio libero e aperto dove chiunque può confrontarsi e condividere conoscenze sulla terra e la sua cura. Uno spazio di rispetto per la terra e gli esseri viventi, dove coltivare insieme i saperi e l’amore per la Val di Susa.
L’autoporto si farà- perché ?
Quest’autoporto, riportano fonti autorevoli, sarebbe progettato in un’ottica “green” per rispettare le esigenze e la volontà degli abitanti della Val di Susa. In realtà però di “green” c’è poco e niente: per costruirlo servirebbe un emissione pari a 10 tonnellate di CO2, l’equivalente di 10 anni di trasporti con camion merci al confine. Il problema è che “un autoporto già c’è”, spiega Emilio che però è inutilizzato dagli anni settanta e negli ultimi quarant’anni è stato riempito di rifiuti tossici. L’autoporto sarà adibito ad ospitare la nuova stazione internazionale sulla linea Torino-Lione.
Il motivo della protesta No Tav
Il movimento No Tav è contrario all’autoporto proprio perché ce n’è già uno, il quale avrebbe dovuto essere ripulito dai rifiuti tossici, smaltiti dalla TELT (azienda che si occupa della costruzione della linea Torino-Lione e annessi). Non serve costruirne uno nuovo che peraltro non farebbe che inquinare ulteriormente e irreversibilmente le acque e le terre della valle.
È questo che chiedono i No Tav a San Didero: non altre costruzioni ma il recupero di quelle già pronte. Per questo progetto sono stati stanziati 47 milioni di euro e quasi 5 milioni di questi sono stati investiti per la recinzione e la sicurezza dell’autoporto, tutti soldi che avrebbero potuto essere investiti nel recupero del “vecchio” autoporto.
La lotta di No Tav a San Didero e non solo non si ferma qui
I No Tav a San Didero ora chiedono che i reali responsabili della devastazione ambientale in Val di Susa si prendano le loro effettive responsabilità e rimedino ai loro errori. “Le proteste senza dubbio non finiranno qui”, prosegue Emilio, “ma perché si tratta di una lotta che può finire solo con la vittoria dei No Tav!”.
La pandemia è stata una conferma
Intanto il movimento No Tav continua a lottare per il rispetto della terra che noi deturpiamo e inquiniamo, non curanti del disastro che sappiamo bene di star facendo. Nonostante la pandemia, non si sono mai fermati, rispettando tutte le norme del caso e organizzando manifestazioni statiche autorizzate. Il movimento No Tav resta compatto e orientato verso una società improntata alla giustizia sociale e climatica. Questa pandemia, infatti, non ha fatto altro che confermare le preoccupazioni del movimento No Tav.
L’autoporto, si farà ?
Un nuovo autoporto forse si farà e lo si farà perché, dopotutto, che importa che ce ne sia un altro ? Cosa importa dei rifiuti tossici stanziati nel vecchio autoporto e mai smaltiti ? Cosa importa della terra e di rispettarla ? Continuiamo imperterriti a sottoscrivere un’autocertificazione per distruggerla.
Virginia Maggi