Di Andrea Umbrello
No green pass travestiti da prigionieri dei campi di concentramento a Novara, la loro vigliaccheria supera la loro ignoranza.
È successo da poche ore a Novara, dove l’ultima iniziativa dei no green pass, supportata da poche decine di attivisti, ha visto i manifestanti compararsi ai deportati di Auschwitz.
La notizia la conoscete un po’ tutti, le immagini hanno fatto il giro dei social network in tempi record e, con ragione, le reazioni generali sono state di disappunto, incredulità e rabbia.
Ad ogni modo, va precisato che da tempo i movimenti schierati a sfavore della vaccinazione e del green pass continuano a utilizzare in modo falsato e disonorevole la Memoria della Shoah, ma sappiamo il funzionamento delle piazze virtuali.
Siamo consapevoli del fatto che affinché un vergognoso evento, come quello in esame, possa diventare oggetto di critica e riflessione, sia necessario coinvolgere svariati fattori sociali, tecnici e tempistici. È per questo motivo che, durante le settimane precedenti, i chiari riferimenti alle persecuzioni nazifasciste e l’esibizione delle stelle gialle usate durante la shoah come metodo di identificazione degli ebrei non hanno scalfito minimamente i movimenti promotori.
Non potevo rimanere indifferente davanti ad una vergogna simile. Non potevo esimermi dal riportare ulteriori motivazioni, rispetto a quelle ottimamente descritte da altre testate giornalistiche e colleghi come Saverio Tommasi, in grado di sottolineare la distanza siderale esistente tra persone private di tutto e costrette a percorrere un cammino che prevedeva il totale annichilimento dell’essere umano come traguardo finale, col malumore di una decina di misconoscenti accecati da un’ignoranza che genera vergogna in ogni persona dotata di un briciolo di acume.
È su questo che volevo soffermarmi nell’intento di proporre la mia riflessione, poi però, ho letto le dichiarazioni di Giusy Pace.
Giusy è un’infermiera vaccinata e “No green pass” convinta. Giusy è colei che senza alcun pudore ha rivendicato l’idea di sfilare con pettorina, numeri identificativi e filo spinato.
Lo ha fatto cercando di scalare con uno zaino carico di stupidità e vigliaccheria la montagna di sterco che insieme a suoi simili ha prodotto.
“Non volevamo accostarci agli ebrei, ma in generale ai deportati”
Inoltre, secondo questo genio del simbolismo, il collegamento tra il campo di concentramento e l’iniziativa da lei proposta sta nella concentrazione.
“Concentramento nel senso di concentrazione: noi ci siamo concentrati in uno spazio, per manifestare il nostro dissenso”
E il filo spinato? Una protezione secondo Giusy. Lasciatemi aggiungere poco efficace se poi si lasciano spalancati i cancelli dell’ignoranza e dell’imbecillità.
La reazione è stata questa. La totale incapacità di assumersi le proprie responsabilità privilegiando un goffo, quanto triste, tentativo di smorzare il tiro. Evitato il silenzio, non è che la replica che mi sarei aspettato, quella degli vigliacchi. Esseri che documentano con le loro stesse fattezze, la pochezza del loro animo fradicio.
Ora, il rischio è di creare una tendenza all’abitudine verso queste nefandezze proposte da soggetti impossibilitati ad affrontare argomenti così profondi e sensibili.
Occorre fare attenzione, perché, come scriveva qualcuno molto più famoso di me, “a tutto si abitua quel vigliacco che è l’uomo”. Spero si possa avere ancora quel granello di coraggio fondamentale per continuare a ricordare certi eventi nel rispetto e nel dolore.